Aggiornamenti dal processo (articoli di giornale)

Ieri mattina si è svolta l’udienza del processo per diffamazione che vede coinvolto il nostro Collettivo. La nostra avvocatessa Rosaria Manconi ha depositato alcuni documenti integrativi e richiesto il rito abbreviato. La formalizzazione della nostra richiesta avverrà il 18 Novembre, in quanto l’accusa ha richiesto di poter prendere visione dei materiali prima di accettare il rito abbreviato o viceversa “uscire” dal processo penale.

Di seguito gli articoli odierni de La Nuova Sardegna e de L’Unione Sarda

LIBERU PRESENTA LA PROPORZIONALE SARDA, ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PROPOSTA

Liberu ha presentato, nei giorni scorsi, una proposta di legge elettorale sarda che a partire da ottobre sarà oggetto di una raccolta firme (qui la proposta). Le firme (ne servono 10 mila) serviranno a trasformare la proposta, chiamata dagli autori Proporzionale Sarda, in una legge di iniziativa popolare da sottoporre all’attenzione dell’attuale Consiglio Regionale. Sgombriamo il campo da equivoci, si tratta di una buona notizia perché riapre il dibattito sulla legge elettorale, generalmente relegato ai mesi immediatamente precedenti le elezioni. La attuale legge elettorale sarda è una porcheria clamorosa, fortemente antidemocratica e finalizzata al mantenimento artificioso del bipolarismo, laddove la politica sarda oscilla tra il tripolarismo e il quadripolarismo, a seconda della capacità dei movimenti indipendentisti di raccogliere consensi e di unirsi (gli altri tre poli sono quelli italiani del centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle). Tuttavia, proprio nell’ottica dell’apertura di un dibattito sul tema, vorrei sottolineare alcuni aspetti della proposta di Liberu che ritengo fortemente problematici. Si tratta di un’esposizione molto schematica, credo infatti che un dibattito in materia strutturato ed analitico possa svolgersi solo in seguito all’apertura di un tavolo di confronto. Non mi concentrerò sugli aspetti che ritengo positivi o che, quantomeno, non considero ostativi, per quel che mi riguarda, per sostenere questa proposta.

Continua la lettura di LIBERU PRESENTA LA PROPORZIONALE SARDA, ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PROPOSTA

Le lotte in Sardegna: dalla marginalità politica alla centralità

Viviamo in un’epoca cupa, in cui non si capisce bene se sia peggiore la realtà in cui viviamo o il modo in cui la descriviamo. Un pessimismo profondo, non dell’intelligenza ma della volontà, circonda la nostra attività politica da tempo e poche luci sembrano indirizzare il nostro cammino.

C’è una sola certezza, nessuno di noi è sufficiente a se stesso: né come singoli né come organizzazioni. Questa frase non vuole tracciare il profilo dell’obiettivo dell’unione a tutti i costi, dell’integrazione forzata tra esperienze politiche di diversa matrice, della realizzazione di cartelli elettorali. Può essere un obiettivo meritorio, ma sono altre le sedi in cui va perseguito e altri i soggetti che devono proporlo. La nostra auto-insufficienza – chi più, chi meno, ne soffrono tutti i soggetti che compongono la galassia di chi lotta per cambiare in Sardegna lo status quo – è in primo luogo teorica: è nel dibattito e nel ragionamento che dobbiamo aiutarci l’un con l’altro, senza la pretesa di dover arrivare a un punto condiviso nel ragionamento.

Cinque anni fa il Collettivo Furia Rossa organizzò un’assemblea, presso il teatro San Martino di Oristano, intitolata Dalle lotte territoriali alla lotta collettiva per una Sardegna migliore. Fu un incontro partecipato e produttivo, quantomeno dal punto di vista della costruzione di relazioni fra i partecipanti. Fra i punti affrontati in quella sede, alcuni possono essere ritenuti particolarmente fecondi e meritevoli di un ulteriore approfondimento.

Lo scenario politico è però sicuramente cambiato, con l’eccezione del rapporto di sudditanza tra la Sardegna e l’Italia, immutato nelle sue caratteristiche generali da anni e, a nostro giudizio, primo obiettivo di qualsiasi battaglia politica che punti al cambiamento dello status quo in Sardegna. È ormai palese uno spostamento a destra del baricentro politico, laddove in precedenza avevamo assistito a uno slittamento verso destra camuffato da posizioni teoriche legate alla cosiddetta Terza via, con evidenti conseguenze estremamente preoccupanti sul piano dell’autoritarismo e della riduzione degli spazi di libertà. Si pongono poi sul tavolo due grosse questioni: quella del regionalismo differenziato e quella dell’abolizione, de facto, dell’obbligo della progressività dell’imposizione fiscale. Si prospetta, all’orizzonte, una riforma costituzionale che aumenterà – in piena continuità col precedente tentativo renziano – i poteri dell’esecutivo, in combinato disposto con strumenti legislativi di rango inferiore che rafforzano il potere degli organi periferici del governo centrale: questure e prefetture. Da non dimenticare il costante peggioramento della situazione internazionale, tra imperialismo e violazione costante del diritto dei popoli all’autodeterminazione. Si è inoltre imposto con forza a tutti il problema della questione ambientale. Tutto questo accade mentre si assiste, quasi impotenti, a uno sfilacciamento del tessuto sociale, con un aumento preoccupante di fenomeni legati all’intolleranza e manifestazioni di un comportamento squadrista che fanno temere già per il futuro prossimo. La cornice è quella di un incremento delle discriminazioni, sulla base del genere, dell’etnia di appartenenza, delle preferenze sessuali, della confessione religiosa, delle possibilità economiche e della provenienza sociale, con una costante compressione delle sfere di diritti che sembravano ormai definitivamente acquisiti.

Crediamo con forza che sia necessario confrontarsi e dialogare sul nostro ruolo, di movimenti radicali, in questo scenario. Per questo vi invitiamo, a cinque anni di distanza dall’incontro del 31 agosto e nel decimo anno di attività del nostro collettivo, ad un’assemblea aperta, che si terrà a Oristano domenica primo settembre dalle ore 10.30 al Teatro San Martino. Il titolo è il seguente: Politica in Sardegna, la sfida dei tempi: dalla marginalità alla centralità politica.

UN NOSTRO COMPAGNO INDAGATO PER I BLOCCHI DEI PASTORI

Un procedimento penale è stato avviato in questi giorni a carico di un nostro compagno per aver partecipato a una manifestazione dei pastori svoltasi l’11 Febbraio 2019 sulla 131 all’altezza di Uras.

I reati contestati sono quelli di manifestazione non preavvisata, partecipazione a pubblica manifestazione con il volto travisato e blocco stradale. Queste ultime due fattispecie in particolare sono state recentemente interessate dai decreti sicurezza di Salvini, che ha reso nuovamente penale il reato di blocco stradale e ha fortemente aumentato sia le sanzioni economiche che quelle detentive per i reati in questione, nell’ottica di contrastare e punire chi manifesta per i diritti sociali.

Le accuse sono assolutamente pretestuose, infatti il nostro compagno – che tra l’altro si è imbattuto casualmente nella manifestazione mentre percorreva la 131 – non può in alcun modo essere considerato tra i promotori nemmeno secondari della manifestazione, tantomeno può essere considerata vera l’accusa di aver avuto il volto travisato, cosa che peraltro non avrebbe avuto alcun senso, in una situazione di piazza in cui vi era spesso vicinanza fisica e dialogo tra pastori e fdo. Ci chiediamo infine se la mera presenza in una manifestazione in cui si blocca una strada costituisca di conseguenza reato di blocco stradale.

Respingiamo al mittente queste provocazioni e cogliamo l’occasione per rinnovare in maniera ancora più forte tutta la nostra vicinanza ai pastori e ai solidali colpiti dalla repressione, che a quanto pare è l’unica risposta insieme alla propaganda che questo governo riesce a dare ai bisogni sociali delle lavoratrici e dei lavoratori sardi.

Collettivo Furia Rossa

Frammenti di analisi sulle elezioni europee

1. Alle elezioni europee il primo “fronte” in Sardegna si conferma quello dell’astensione e del non riconoscimento delle forze politiche presenti ed è composto da 883.922‬ sarde e sardi cui vanno sommati i 2.601 che hanno consegnato la scheda in bianco e certamente una componente degli 8.514 che hanno annullato la scheda, per un totale di circa 890.000 persone.

Il secondo fronte è formato da una minoranza di 491.454 persone che hanno votato i partiti italiani presenti in Sardegna e che, volenti o nolenti, sono quelli che determinano i rapporti di forza (in questo caso comunque annullati dal sistema elettorale che permette ai sardi solo una partecipazione formale senza possibilità di eleggere eurodeputati).

A grandi linee tali forze si possono suddividere in 7 poli:

(1) Estrema destra (LN, FdI, CPI, FN). La Lega Nord – fatte le premesse di cui sopra – è il “primo” partito in Sardegna con 135.496 voti e va al 27,57%; se però facciamo un calcolo sul reale, rapportandolo al totale della popolazione sarda votante il suo peso è del 9.7%, dico ciò per disinnescare un po’ di allarmismi. Ciò però non ci deve far abbassare la guardia, anche perché c’è un aumento consistente di +41.725‬ voti rispetto alle politiche del 2018 (a mio parere un termine di paragone più idoneo rispetto alle europee del 2014 per la maniera eclatante con cui è cambiato il quadro politico e rispetto alle regionali 2019 influenzate in maniera maggiore dal voto al singolo candidato e dalla forte presenza dei partiti regionali).
Fratelli d’Italia prende 30.681 (6,24%) ma perde circa 4mila voti rispetto al 2018.
CasaPound prende 1.590 voti (-6.055) e Forza Nuova 366. La destra neofascista dichiarata soffre sempre più lo spostamento a destra della Lega Nord e di FdI.
Insieme fanno il 34,2% dei voti validi.

(2) Centro-Destra. Forza Italia, unica forza liberale nel panorama della destra italiana e unico possibile argine destro ai fascisti va in caduta libera con 38.389 voti (7,81%) e -90.114 rispetto al 2018. Tutti voti probabilmente spostati a destra.
Popolo della Famiglia prende 2.234 voti (0,45% e -3.703 voti) e Popolari per l’Italia 817 (0,17%).

(3) Movimento 5 Stelle. Si attestano come seconda forza in Sardegna con 126.301 voti e il 25,70%. Perdono 242.895 voti rispetto alle politiche del 2018 (e 45.915 rispetto alle europee 2014).

(4) Centrosinistra. Il PD prende 119.260 voti (24,27%). Nessun recupero se non quello percentuale dovuto al non voto, infatti perde 9.624 voti rispetto al 2018 (e 99.443 rispetto alle europee 2014).
I liberisti di +Europa prendono 10.269 voti (2.09%), circa 7mila voti in meno rispetto al 2018.

(5) Sinistra. La Sinistra prende 10.710 voti (2,18%), non è facilissimo fare un confronto ma con una forzatura e sommando i voti di PaP e Leu del 2018 abbiamo un -24.410 voti (-12.536 se confrontati all’Altra Europa del 2014).
Il Partito Comunista di Rizzo prende 4.299 Evoti (0,87%), perdendone solo 1000 rispetto al 2018.

(6) Ecologisti e animalisti. Europa Verde prende 7.863 voti (1,6%), +3.407 voti rispetto al 2018 dove correva insieme a socialisti e area civica, e +5.480 rispetto alle europee 2014.
Il Partito Animalista al suo esordio prende 2.019 voti (0,41%).
(7) Il Partito Pirata anch’esso al suo esordio prende 1.160 voti (0,24%).

Gli unici partiti cui all’aumento percentuale segue un reale aumento dei voti in Sardegna sono la Lega Nord e i Verdi (Europa Verde).
Indipendentisti sardi non pervenuti.

2. In provincia di Oristano ha votato il 35,1% degli aventi diritto (-0,92%), ma rende meglio l’idea il dato di chi non ha votato, cioè il 64,9% degli aventi diritto. In 48.320 sono andati a votare, 89.346 non sono andati.
La bidda con la più alta partecipazione è Baradili (46,15%) dove hanno votato 30 elettori su 65; quella con la maggiore astensione è Ula Tirso (ha votato il 24,46%) dove hanno votato in 114 su 466 aventi diritto.
Nel capoluogo la partecipazione è al 40,94% (+1,44%) con 11.082 votanti su 27.067.
Su 87 comuni l’affluenza si attesta sotto il 30% in 17 comuni(Bidonì, Busachi, Mogorella, Mogoro, Ruinas, Sagama, Samugheo, Santu Lussurgiu, Senis, Siamanna, Siris, Soddì, Suni, Tresnuraghes, Ula Tirso, Uras, Villaurbana); tra il 30% e il 35% (sotto la media provinciale) in 39 comuni; tra il 35% e il 40% in 22 comuni; sopra il 40% in 9 comuni (Allai, Baradili, Bauladu, Nughedu S.Vittoria, Oristano, Pompu, Simala, Sini, Tadasuni).
A occhio le variazioni maggiori rispetto al 2014 si denotano a Bosa (-36%), Soddì (-10,51%), Sennariolo (+14,7%) Modolo (+11,96%), Asuni (+10,83).

L’Unione Europea continua a non fare breccia nel cuore di chi vive nella periferia della periferia, cui si deve aggiungere la coscienza dei sardi di subire la circoscrizione unica con la Sicilia che non permette di eleggere rappresentanti sardi. I primi dati vanno proprio in questa direzione, con tutti gli eurodeputati eletti in Sicilia e zero in Sardegna.

3. Dando uno sguardo ad alcune zone della provincia di Oristano, storicamente tendenzialmente di sinistra (penso) si denota l’avanzare della Lega. Nel #Barigadu la Lega Nord vince a Allai 37, Bidonì 24, Neoneli 53, Ula Tirso 30, Villanova Truschedu 40; il PD vince a Busachi 120, Ardauli 105, Fordongianus 90, Boroneddu 20; il M5S solo a Sorradile con 28; Fratelli d’Italia vince Nughedu con 44. Nella subregione vince comunque il PD con 516 voti, Lega 446, M5S 384. In quasi tutti i comuni il Partito Comunista batte La Sinistra con il probabile effetto simbolico della falce e martello.
Nel #Guilcer la Lega vince a Aidomaggiore 33, Abbasanta 287, Paulilatino 214, Soddì 8; i 5S a Norbello 111, Ghilarza 390, Sedilo 178, Tadasuni 21. In nessun comune vince il PD. La Lega prende in totale 1117 voti, i 5S 1029, il PD 920.
Nel #terralbese dominio leghista a Arborea 423, a Terralba 892 e Snarci 210; i 5S vincono a Marrubiu 409 e Uras 213. In tutta l’area Lega 2.099, M5S 1780, PD 1235.
Il #CampidanoDiOristano, zona storicamente roccaforte della destra conservatrice e reazionaria, si conferma come tale e dopo i domini di DC e Forza Italia è il turno del dominio dei padani. La Lega Nord sbanca praticamente in tutti i comuni: Bauladu, Cabras, Milis, Nurachi, Oristano, Santa Giusta, Riola Sardo, Palmas Arborea, Ollastra, Siamaggiore, Solarussa, Zerfaliu e Zeddiani. Come consuetudine i picchi maggiori si raggiungono a Zeddiani (44%) e Cabras (43%). Solo a Baratili, San Vero Milis, Tarmatza e Simaxis vince il Movimento 5 Stelle; neanche in un comune vince il PD. In tutta l’area la Lega totalizza 6.619 voti; il M5S 5.461; il PD 3.974.
Il #Montiferru si tinge di verde con la vittoria leghista in tutti i comuni (Bonarcado, Cuglieri, Narbolia, Santu Lussurgiu, Scano, Sennariolo) tranne a Seneghe dove per tre voti vince il PD. La Lega porta a casa 1.030 voti in tutto il Montiferru; il M5S 805; il PD 759.
Anche in #Marmilla, zona invece storicamente di sinistra vince la Lega con 1.305 voti, seguita dal M5S con 1.235 voti e il PD 1.011 voti. I leghisti vincono ad Assolo, Baressa, Masullas, Mogorella, Ruinas, Simala, Sini, Villa Verde, Villaurbana e in modo più netto a Senis con il 48% e a Nureci con il 50%. Il M5S vince ad Ales, il paese di Gramsci, dove la Lega prende solo 80 voti, ad Asuni, Gonnostramatza, Mogoro, Morgongiori, Pompu e a Gonnoscodina (dove si registrano 19 voti al Partito Comunista). Il Partito Democratico vince a Albagiara, Baradili, Curcuris, Siris, Villa Sant’Antonio e Usellus. Voto nostalgico a Pau dove vince Berlusconi.

4. A Riace, paesino della Calabria intorno al quale si è costruita la narrazione di città dell’accoglienza ha vinto la Lega Nord.
A Casal Bruciato, passato alle cronache per le forti proteste “dei cittadini” e di Casa Pound che volevano negare l’alloggio agli stranieri al grido di “prima gli italiani” e tricolori nei balconi, ha vinto il PD e Casa Pound è stata superata di diverse centinaia di voti dal Partito Comunista.
A Modena, dove secondo i commenti che si leggono ogni giorno da anni nei giornali online sembrava esistessero ormai solo leghisti e destri di ogni sorta, ha vinto il centro-sinistra e nettamente al primo turno.

Morale: i social network e le costruzioni mediatiche sono una cosa, la realtà è un’altra cosa. I primi sono un filtro della seconda, la seconda è il vero posto dove dobbiamo stare.

continua…