Proiezione “Sulla mia pelle” a Oristano

***AGGIORNAMENTO: NECESSARIA PRENOTAZIONE”
Davvero tanta gente si è mostrata interessata alla proiezione del film su Stefano Cucchi. La sala del Centro Servizi Culturali è grande, ma può contenere al massimo 99 persone. Per questo vi chiediamo di darci conferma della vostra effettiva partecipazione con un messaggio privato alla pagina del Collettivo Furia Rossa entro la mezzanotte di domenica 28 Ottobre. Così potremo organizzarci e capire in che modo soddisfare le esigenze di tutti. Grazie per l’attenzione

Il Collettivo Furia Rossa-Oristano, il Centro Servizi Culturali Oristano e l’ Associazione Stefano Cucchi – Onlus organizzano la proiezione del film “Sulla mia pelle. Gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi”. L’evento si svolgerà lunedì’ 5 novembre, a partire dalle 18:00, nei locali del Centro Servizi Culturali di Via Carpaccio a Oristano. Nei prossimi giorni pubblicheremo il programma completo della serata.

 

Libertà (su cauzione) di manifestare

Il Comune di Oristano ha adottato un regolamento che, fra le altre cose, prevede la possibilità da parte dell’amministrazione di chiedere una cauzione agli organizzatori di manifestazioni politiche. Sia che siano sindacati o partiti dotati di risorse economiche, sia che siano semplici gruppi di cittadini o studenti. Crediamo sia un fatto molto grave. Già solo la costituzione italiana stabilisce che il diritto a manifestare sia un diritto fondamentale, che non può essere mai limitato. Ci auguriamo che il consiglio comunale riveda l’articolo in questione (ossia il 41 del nuovo regolamento sul decoro urbano). Ad ogni modo si tratta di una misura inapplicabile, perché le leggi vigenti stabiliscono che l’unico presupposto necessario per il regolare svolgimento di un corteo politico sia il preavviso alla Questura – con la giurisprudenza che segnala che è sufficiente che la convocazione del corteo sia in forma pubblica perché la Questura sia preavvisata, senza dunque la necessità della comunicazione scritta – e la segnalazione alla polizia municipale, per semplici esigenze di controllo del traffico automobilistico. Nessuna cauzione può essere richiesta per lo svolgimento di una manifestazione politica.

Il diritto alla trivialità (processo al collettivo furia rossa)

di Gian Luigi Deiana

I notiziari di oggi 12 ottobre riportano una lapidaria dichiarazione resa dal presidente della repubblica sergio mattarella in un incontro con studenti ricevuti al quirinale: “il potere inebria”; condivido al duecento per cento questa fondamentale affermazione ed è sotto la sua autorità che esprimo il mio giudizio sulla surreale vicenda del processo a carico del collettivo oristanese “furia rossa”;

tre attivisti di questo gruppo sono stati denunciati per diffamazione dall’allora questore di oristano e da altri due graduati; il fatto oggetto del processo consiste in una attribuzione sgarbata e peraltro adusata infinite volte da chicchessia, espressa in un comunicato riguardante una controversa azione di polizia; l’ espressione triviale notoriamente più ricorrente nel costume, cioè nel linguaggio abituale in casi come questi, è la parolina “sbirri”; in sardegna si presenta invece una suddivisione più aspra: quella più misurata è “pagaos sunu” e quella più triviale è “canes de istrezu”;

la prima (“pagaos sunu”) è propria di un codice informale (quello magistralmente descritto a suo tempo da antonio pigliaru) che motivava in tal modo una sorta di terreno neutro, o di zona franca, riconosciuto alle forze dell’ordine nel conflitto latente tra le comunità e lo stato: tradotto, il nemico non è l’agente di polizia, che svolge un lavoro, ma è lo stato che dispone questo ordine sociale (la proprietà, le leggi proprietarie ecc.);

la seconda (“canes de istrezu”) è propria dello slang triviale (cioè del linguaggio da trivio) che ordinariamente si avvale di metafore approssimative, a tinte forti e di uso rapido; l’espressione in sé allude spregiativamente al tipo di servizio e di corresponsione, e alla lettera non vi è dubbio che sia un’espressione brutta; il suo significato sommerso allude alla condizione per cui il gendarme che opera sotto comando non può personalmente eccepire sul carattere giusto o ingiusto del comando stesso, e si riduce a semplice esecutore ed anzi (in grazia dei parametri premiali interni alla struttura) appare incentivato a immettere anche nelle operazioni palesemente inique uno zelo inappropriato;

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QUELL’INDAGINE EPIDEMIOLOGICA A CAPO FRASCA PROMESSA MA MAI EFFETTUATA

Contano qualcosa gli amministratori locali quando si parla di interessi militari? La domanda è lecita, se si pensa a tutte le proteste, perlopiù inascoltate, dei sindaci in merito ai ritardi e ai mancati pagamenti degli indennizzi. Ma il problema è ancora più grave quando si tratta di dubbi sull’inquinamento ambientale e sui pericoli per la salute che le basi militari in Sardegna comportano. Già l’anno scorso avevamo denunciato come, dagli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’Uranio impoverito, da interrogazioni parlamentari e da alcune testimonianze raccolte dalla stampa sarda, risultasse che il poligono di Capo Frasca – al di là della propaganda militare, che lo dipinge come un luogo dove la salute delle persone non è a rischio – mostrasse parecchie criticità in termini di inquinamento e pericoli sanitari (qui). Si parlava di inquinamento del pozzo artesiano utilizzato dalla mensa del poligono, di numeri relativi all’incidenza tumorale esorbitanti con l’ex deputato di SEL, Michele Piras, che denunciava, in un’interpellanza del 2014, 23 casi di tumori fra i 70 dipendenti, civili e militari, che avevano prestato servizio a Capo Frasca tra il 1999 e il 2010.

Il comune di Arbus qualcosa aveva provato a farlo, ecco cosa.

Il 18 ottobre 2011, l’allora sindaco di Arbus Francesco Atzori, chiede all’allora assessore regionale alla salute Simona de Francisci di  accelerare al massimo l’avvio dei lavori della Commissione sulle indagini epidemiologiche relative ai cittadini residenti nell’area vasta gravata da servitù militare pertinente al Poligono di Capo Frasca, con estensione dell’indagine stessa anche sulla qualità delle acque e sulla salute animale.

Il 27 marzo 2012 Atzori reiterava la richiesta, stavolta al fine di accelerare
l’estensione delle indagini epidemiologiche e delle verifiche ambientali già attivate per il Poligono di Quirra anche al Poligono di Capo Frasca nel Comune di Arbus. La risposta della Regione arrivava il 23 aprile 2012, e si assicurava che il board scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità che stava svolgendo l’analisi epidemiologica di Quirra avrebbe esteso la ricerca anche al poligono di Capo Frasca.

Nei fatti però pare che questa rassicurazione sia rimasta disattesa. Infatti due anni dopo, audito dalla Commissione Difesa della Camera, Atzori denunciava: “A Capo Frasca non è mai stata svolta alcuna indagine per rassicurare la popolazione sull’assenza di pericoli per la salute umana e animale. Perché non si fa? Perché?!?”.  Quando poi, nel 2015, venne pubblicata la relazione dell’Istituto Superiore di Sanità (qui), su Capo Frasca e Arbus neanche una parola.

Questa storia fa il paio con la denuncia, che facemmo nella scorsa primavera, sulla mancata attuazione della richiesta della Provincia di Oristano nel 2011 alle ASL di Oristano e di Sanluri, di verificare il tasso di incidenza delle patologie tumorali. La ASL di Sanluri non si curò nemmeno di rispondere, quella di Oristano disse chiaramente: “Senza un registro dei tumori non possiamo farlo”. Il registro dei tumori, a 7 anni di distanza, non esiste ancora.

Il punto è questo: a Capo Frasca non si può sapere ufficialmente se ci sono pericoli per la salute. Non parliamo solo delle popolazioni civili, parliamo dei dipendenti civili e militari e della fauna presente all’interno del poligono. Perché non si può sapere? Perché non si può indagare sulle denunce esposte dal maresciallo Palombo sui casi di tumore fra i colleghi di Capo Frasca? Perché non si può indagare sulle denunce esposte alla stampa dall’ex aviere di Scano Montiferro, Angelo Piras, che raccontò la morte di tumore di due suoi colleghi che, come lui, raccoglievano i materiali inerti dopo le esercitazioni a mani nude?