QUEI CENTRI R.U.D. IN PROVINCIA DI ORISTANO

QUEI CENTRI R.U.D. IN PROVINCIA DI ORISTANOA tutti sarà capitato di vedere l’enorme caserma di viale Repubblica a Oristano e le due grandi strutture delimitate dai divieti militari nella strada provinciale 12 a ridosso di Siamaggiore.

Di queste tre strutture abbiamo pochissime notizie, l’unica cosa certa che sappiamo è che non ci è dato sapere cosa succede effettivamente lì dentro. Tutte e tre appartengono al R.U.D. acronimo di Raggruppamento Unità Difesa.

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IL MOVIMENTO SARDO CONTRO LE BASI E L’ORGANIZZAZIONE DEI MOVIMENTI DI MASSA

Esistono movimenti sociali spontanei? E laddove esistessero, hanno delle prospettive di raggiungimento dei loro obiettivi se non si organizzano in maniera strutturata? Questa domanda ha segnato profondamente il dibattito all’interno della Sinistra nel Novecento, creando spaccature talvolta incolmabili e che ancora oggi minano l’unità dei movimenti di emancipazione degli oppressi.

La risposta di sicuro non è alla portata della Furia Rossa, ma proviamo a dare un nostro contributo in una fase storica in cui in Sardegna sta sorgendo un movimento importante e di massa. Durante l’assemblea del 31 agosto, “Dalle lotte dei territori alla lotta collettiva per una Sardegna migliore”, Enrico Lobina e Edoardo Lai nei loro interventi hanno posto la questione dell‘organizzazione delle forze conflittuali sarde. Si tratta indubbiamente di uno dei punti fondamentali per determinare il successo o meno del movimento che vediamo nascere in questi mesi.

Se anche volessimo dividere le forze in campo fra spontaneisti e strutturalisti*, dovremmo fin da subito precisare che non esistono spontaneisti ortodossi o puri. Esistono, è vero, dei comportamenti collettivi spontanei ed in genere si possono ritrovare negli atteggiamenti di una folla: un linciaggio, una carica contro la polizia, il panico che porta alla fuga incontrollata, etc… tuttavia si tratta di momenti, di situazioni che rispondono alle precise dinamiche comportamentali che si sviluppano appunto in presenza di una folla, e che in genere hanno una durata breve e non comportano alcun tipo di decisione sul medio o lungo periodo. Insomma, si tratta di azioni in cui l’istinto prevale sul raziocinio e che possono avere un valore politico che però non è autosufficiente. Questo significa che nel caso questi fenomeni non siano supportati in un arco di tempo relativamente breve da un adeguato processo decisionale che le indirizzi verso un obiettivo, scoppiano come una bolla di sapone. E anche il più ortodosso degli spontaneisti è costretto a riconoscere che questo è vero.

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ALCUNE NOTE SULLA MANIFESTAZIONE DEL 13 SETTEMBRE A CAPO FRASCA

Il primo fatto da sottolineare sulla giornata del 13 Settembre è la presenza di oltre sette mila persone. Una manifestazione di popolo storica per la Sardegna, merito che bisogna riconoscere al grande lavoro delle forze indipendentiste che hanno dato vita a sa manifestada natzionale.
L’altro fatto da sottolineare, che insieme alla partecipazione mostra la determinazione dei sardi a intensificare la lotta contro le basi militari, è la rottura delle reti e l’invasione della base.
Quest’ultimo fatto, che la stampa mainstream tende a risolvere in qualche riga parlando di facinorosi e provocatori, è invece un passaggio di non poco conto nell’evoluzione del conflitto in Sardegna, un passo in avanti pubblicamente auspicato dall’assemblea del 31 Agosto a Oristano, per andare oltre i legittimi e necessari sit-in e comizi. Violare la base e buttare giù le reti è stato il principale affronto agli apparati repressivi dello Stato italiano e all’aviazione che si addestra alla guerra a casa nostra; uno smacco allo Stato in un luogo che assieme alle carceri e qualche altro punto di interesse strategico dovrebbe essere tra i più inaccessibili.

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UN FRONTE COMUNE CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DELLA SARDEGNA

E’ necessaria la creazione di un fronte comune contro l’occupazione militare della Sardegna. Il momento è chiaramente propizio: la situazione geopolitica internazionale è tesa e all’orizzonte si profila una nube dai confronti sempre più definiti che preconizza uno scontro fra opposte potenze imperialiste, scontro nel quale, come in ogni guerra, ci rimetteranno i deboli di tutto il mondo; l’attacco israeliano a Gaza, conclusosi da poco più di una settimana, ha destato scandalo nel mondo ed è proprio in Sardegna che dal 21 settembre inizieranno le operazioni di addestramento dello stato sionista; l’incendio di giovedì scorso nel poligono di Capo Frasca, che ha avuto origine da un’esercitazione aerea dell’aviazione tedesca, ha infiammato gli animi dei molti sardi contrari alle servitù militari.
Non è tempo per portare avanti lotte di rivendicazione della paternità della lotta antimilitarista in Sardegna, la vittoria si raggiungerà solo quando tutte le forze che possono mobilitarsi raggiungeranno il traguardo e dunque ha poco senso fare a gara per arrivare per primi, perché ciò che conta è il tempo collettivo e non del primo arrivato.
Un importante segnale del fatto che la situazione è sul punto di esplodere è che anche gli esponenti più moderati dei movimenti e dei partiti più moderati si ritrovano a protestare con il governo italiano. Certo, viene spontaneo chiedersi se Pigliaru sia dotato del senso del ridicolo nel momento in cui accenna delle timide proteste nei confronti del ministro della Difesa, chiedendo come elemosina che si sospendano le esercitazioni almeno nella stagione balneare. Posizioni come questa vanno accantonate, spingendo chi le sostiene a prendere atto della realtà e dunque a dichiarasi interamente contrari all’occupazione militare della Sardegna e nel caso questo non sia possibile escludendoli da questo fronte.

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DOCUMENTO FINALE ASSEMBLEA #31A – “DALLE LOTTE TERRITORIALI ALLA LOTTA COLLETTIVA PER UNA SARDEGNA MIGLIORE”

Il mondo sta attraversando una fase di crisi strutturale sul piano economico, politico e sociale, di cui viviamo gli effetti sia in maniera diretta sia nella specifica declinazione che deriva dalle caratteristiche proprie della Sardegna. Le questioni della politica internazionale ci riguardano direttamente, in quanto centro strategico della politica atlantica in Medioriente e oggetto di servitù militari numerose e vessanti; la politica europea di austerità influisce in maniera determinante sulle deboli possibilità di sviluppo di una area economicamente depressa come la Sardegna, così come le politiche di distruzione del welfare portate avanti dal governo Renzi.
L’Assemblea ha individuato alcuni temi su cui è importante fare analisi, inchiesta, intervento politico diretto e organizzare mobilitazione.

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