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I TAVOLI FALLISCONO, L’UNICA SOLUZIONE NELLE STRADE E NELLE PIAZZE

Il 14 febbraio 1929 andò in scena a Chicago il Massacro di San Valentino. Un commando di sgherri di Al Capone, travestiti da poliziotti, sorprese, disarmò e trucidò sette membri di una banda della mafia irlandese, garantendosi per anni il controllo sul mercato nero degli alcolici nella città statunitense. Ottant’anni dopo, a Roma, qualcuno ha deciso di rimettere in piedi quella messinscena.

Oggi infatti avrà luogo il tavolo convocato dal ministro Salvini per tentare di risolvere il problema del basso prezzo del latte ovino. Come per l’azione ideata da Al Capone, si tratta di una farsa e di una trappola. Lo dimostra il luogo dove si terrà il tavolo: Roma. Salvini non ha il coraggio di farlo in Sardegna e c’è una ragione ben precisa: sa bene che da quel tavolo l’unica cosa che potrà uscire saranno sussidi straordinari, ma – a meno che industriali e cooperative non abbiano bluffato nel tavolo fallito di ieri a Cagliari – non ci sono molte possibilità che si arrivi a stabilire il prezzo a un euro più IVA, come chiesto dai comitati spontanei dei pastori. La farsa è stata organizzata con la collaborazione di Coldiretti, autoproclamatasi rappresentante dei pastori, ma in realtà parte attiva in una manovra che punta a portare consenso elettorale alla Lega in vista delle elezioni di domenica 24 febbraio. Inusuale l’ambientazione e inusuale il convocatore del tavolo: pura campagna elettorale, con la complicità degli utili idioti del Movimento 5 Stelle.

L’impressione però è che la manovra orchestrata da Lega e Coldiretti non stia raccogliendo troppo consenso fra i pastori in mobilitazione, che continuano a dichiarare che la lotta non si fermerà fino a quando non arriverà il prezzo richiesto.

Ma se Roma piange, Cagliari non ride. Sono state veramente patetiche le immagini di Francesco Pigliaru, presidente uscente della Regione, che al termine del tavolo non ha avuto il coraggio di parlare con le centinaia di pastori in attesa fuori dal palazzo della Giunta in viale Trento. Pigliaru si è fermato con i giornalisti, a lungo, ma non ha avuto la faccia di andare a dire ai pastori che la montagna aveva partorito il topolino dell’offerta di 67 centesimi per litro. Questa è la classe politica del centrosinistra, lontana dal popolo, a ribadire che chi vuole il bene di quest’isola non ha alleati tra i partiti italiani.

Il dato positivo però c’è, ed è il fatto che stamattina scendono di nuovo in piazza gli studenti di Cagliari che ieri hanno mandato in tilt la città con un corteo selvaggio che è durato tutta la mattina. Gli studenti sembrano essere gli unici soggetti ad aver capito la necessità di sfruttare questo momento per porre sul tavolo tutti i problemi di questa terra, schiacciata dall’oppressione coloniale italiana e da un sistema economico ingiusto.

L’auspicio è che anche gli studenti del resto dell’isola continuino la loro mobilitazione e, chissà, magari che piano piano si aggiungano altri soggetti sociali. Ma il ferro va battuto ora, prima delle elezioni truffa del 24 febbraio: di ragioni ne abbiamo tantissime in questa terra depredata e violata, alla quale è vietato decidere il proprio futuro.

 

 

PROTESTE DEI PASTORI: IL TEATRINO DI LEGA E COLDIRETTI

Salvini si abbraccia con i vertici regionali di Coldiretti

Qualche giorno fa l’avevamo annunciato, ora il brutto presentimento è diventato realtà. La Lega ha messo le sue mani sulla lotta dei pastori ed è pronta ad approfittarne in vista delle Regionali del 24 febbraio. In questi giorni si sono verificati una serie di avvenimenti che, messi in fila, rendono un quadro ben preciso.

Il penultimo passaggio è stato l’esito negativo della visita grottesca, come l’ha perfettamente definita il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis, di Giuseppe Conte. Il premier doveva venire in Sardegna per altro, ma, visto il clima di fuoco che si respira nell’isola, ha pensato bene di provare a far riguadagnare qualche punto ai Cinque Stelle che, nonostante abbiano un pastore in Parlamento, sono incapaci di trovare una rapida soluzione al problema del prezzo del latte ovino. Solo promesse, fra le quali quella di un tavolo lunedì 21 febbraio, una follia se si pensa che il clima è già tesissimo e aspettare 10 giorni può voler dire non essere più in grado di fermare l’escalation.

Prima c’erano stati alcuni altri segnali: l’annuncio da parte di Coldiretti del boicottaggio del tavolo regionale previsto per domani, mercoledì 13 febbraio e le dichiarazioni di Salvini: “Se la Regione non riesce a fare il suo lavoro, interverrà lo Stato”.

Poi Coldiretti ha realizzato un vero e proprio assist per il segretario della Lega, la manifestazione di oggi, martedì 12 febbraio, davanti a Montecitorio. Guarda caso (chi se lo sarebbe mai aspettato?) al termine della manifestazione una delegazione Coldiretti ha incontrato il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, che ha annunciato: “Entro 48 ore la soluzione, faremo un tavolo giovedì 14”. Baci e abbracci al termine dell’incontro, nonostante Salvini sia l’autore dei provvedimenti che potrebbero costare anni di galera per alcuni pastori scesi in piazza in questi giorni. La manovra insomma ha funzionato perfettamente: viene scavalcato Conte (e con lui il Movimento 5 Stelle), che aveva promesso un incontro per il 21 febbraio e viene ridotto all’impotenza Pigliaru (e con lui Zedda e il centrosinistra), che mercoledì parteciperà a un tavolo il cui esito negativo è molto probabile, anche in virtù dell’assenza di Coldiretti.

Un bel pacco, insomma, quello recapitato da Salvini ai principali oppositori del centrodestra per le elezioni del 24. Centrosinistra e Movimento 5 Stelle se la sono cercata, affari loro. A rimetterci però saremo tutti quanti, a meno che non avvengano due cose. La prima speranza è che il movimento dei pastori non si lasci abbindolare dalle moine di Salvini, la seconda è che nei prossimi giorni la lotta dei pastori venga affiancata da altre mobilitazioni, perché i problemi dell’isola non si risolveranno mai, se non con l’affermazione del diritto dei sardi ad autodeterminarsi e con la costruzione di un nuovo modello economico e sociale, che metta al primo posto la dignità delle persone e non il profitto.