PROTESTA PASTORI: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Gli studenti di Cagliari manifestano solidarietà ai pastori

Facciamo un po’ di chiarezza su quelle che possono essere le soluzioni immediate alla crisi della pastorizia in Sardegna. Il tavolo regionale di ieri ha segnato la strada che probabilmente verrà seguita anche oggi a Roma, nel tavolo elettorale convocato da Matteo Salvini e Coldiretti.

L’idea che sta prendendo forma è questa: Regione e Stato si devono far carico dell’acquisto di una cifra che oscilla tra i 30 e i 50 mila quintali di pecorino romano con una spesa, abbastanza ingente, che, secondo quello che si legge nei commenti della stampa e dei siti specializzati oscilla tra i 30 e i 40 milioni di euro. Le forme così acquistate, dovrebbero essere ritirate dal mercato, o destinandole alla stagionatura o assegnandole (tramite bando, si immagina) a Onlus e servizi per gli indigenti. Non è detto che il mercato recepisca favorevolmente questa mossa, il prezzo del romano potrebbe salire ma non ai livelli necessari ad arrivare alla quota richiesta dai pastori per il pagamento del latte: 1 euro più IVA al litro.

Ieri Pigliaru, al termine del tavolo regionale, ha parlato di uno stanziamento di 10 milioni di euro da parte della RAS e ha auspicato che da Roma oggi arrivassero altri 20 milioni. Che il tavolo si chiuda con questo accordo non è impossibile, ma il punto è che i caseifici dovrebbero accettare su questi presupposti di pagare il latte a un euro e questo non è un meccanismo automatico.

Che si tratti di una soluzione emergenziale (e non necessariamente destinata al successo) è evidente e comunque non è detto che vada in porto. La sicumera di Salvini lascia pensare che abbia già la certezza di trovare un accordo che possa essere quantomeno spacciato per buono, ma c’è un altro problema: il tavolo di oggi potrebbe avere una rappresentatività molto limitata del mondo dei pastori, considerando che vi prenderà parte solo Coldiretti, le cui mosse filo-salviniane degli ultimi giorni hanno destato un po’ di irritazione fra i pastori in mobilitazione. Si allarga intanto la spaccatura all’interno del movimento dei pastori, con la Coldiretti che sta giocando tutte le sue carte sulla soluzione Salvini e il Movimento Pastori Sardi che ieri, contestato da una parte dei pastori in mobilitazione, ha deciso di non partecipare al tavolo regionale. Nei fatti però sembrerebbe che l’assenza dell’MPS abbia comportato una partecipazione molto debole degli allevatori al tavolo, tanto che all’uscita in tarda serata dal palazzo della Giunta regionale le recriminazioni dei manifestanti si sono rivolte proprio ai delegati che non erano riusciti a strappare un prezzo più alto di 65 centesimi al litro.

Se anche dovesse arrivare una soluzione accettabile di emergenza, sul piano strutturale non saranno i tavoli di questi giorni a fornire dei risultati concreti e ci sono alte probabilità che la situazione precipiti nuovamente nel giro di qualche mese.

Mentre stamattina gli studenti hanno continuato a mobilitarsi in varie parti dell’isola, con un nuovo corteo selvaggio per le strade di Cagliari, si apprende che numerosi gruppi di pastori si dirigeranno questo pomeriggio al presidio che sta bloccando da giorni il conferimento del latte al caseificio dei fratelli Pinna di Thiesi, uno degli attori più importanti del settore della trasformazione del pecorino romano, ben proiettato sul mercato statunitense, quello cioè nel quale si sono verificate le speculazioni che hanno provocato il crollo del prezzo del latte ai livelli attuali. Lì si attenderanno i risultati del tavolo romano, che probabilmente finirà in tarda serata anche nella speranza di far scemare i pastori mobilitati in caso di un accordo non particolarmente positivo. Salvini sta già mandando i primi segnali sul fatto che le questure sarde – che sembrano aver ricevuto, fino ad oggi, l’ordine di lasciar fare i pastori – dovranno cambiare atteggiamento nei prossimi giorni per quanto riguarda la gestione dei blocchi stradali. Insomma, sembra che da Roma oggi arriverà questo messaggio: “Questo è l’accordo, prendere o lasciare. Chi continua a protestare ne pagherà le conseguenze”.

Questa è la situazione, difficile fare previsioni più dettagliate e anche queste potrebbero essere smentite dall’evolversi degli eventi.

 

I TAVOLI FALLISCONO, L’UNICA SOLUZIONE NELLE STRADE E NELLE PIAZZE

Il 14 febbraio 1929 andò in scena a Chicago il Massacro di San Valentino. Un commando di sgherri di Al Capone, travestiti da poliziotti, sorprese, disarmò e trucidò sette membri di una banda della mafia irlandese, garantendosi per anni il controllo sul mercato nero degli alcolici nella città statunitense. Ottant’anni dopo, a Roma, qualcuno ha deciso di rimettere in piedi quella messinscena.

Oggi infatti avrà luogo il tavolo convocato dal ministro Salvini per tentare di risolvere il problema del basso prezzo del latte ovino. Come per l’azione ideata da Al Capone, si tratta di una farsa e di una trappola. Lo dimostra il luogo dove si terrà il tavolo: Roma. Salvini non ha il coraggio di farlo in Sardegna e c’è una ragione ben precisa: sa bene che da quel tavolo l’unica cosa che potrà uscire saranno sussidi straordinari, ma – a meno che industriali e cooperative non abbiano bluffato nel tavolo fallito di ieri a Cagliari – non ci sono molte possibilità che si arrivi a stabilire il prezzo a un euro più IVA, come chiesto dai comitati spontanei dei pastori. La farsa è stata organizzata con la collaborazione di Coldiretti, autoproclamatasi rappresentante dei pastori, ma in realtà parte attiva in una manovra che punta a portare consenso elettorale alla Lega in vista delle elezioni di domenica 24 febbraio. Inusuale l’ambientazione e inusuale il convocatore del tavolo: pura campagna elettorale, con la complicità degli utili idioti del Movimento 5 Stelle.

L’impressione però è che la manovra orchestrata da Lega e Coldiretti non stia raccogliendo troppo consenso fra i pastori in mobilitazione, che continuano a dichiarare che la lotta non si fermerà fino a quando non arriverà il prezzo richiesto.

Ma se Roma piange, Cagliari non ride. Sono state veramente patetiche le immagini di Francesco Pigliaru, presidente uscente della Regione, che al termine del tavolo non ha avuto il coraggio di parlare con le centinaia di pastori in attesa fuori dal palazzo della Giunta in viale Trento. Pigliaru si è fermato con i giornalisti, a lungo, ma non ha avuto la faccia di andare a dire ai pastori che la montagna aveva partorito il topolino dell’offerta di 67 centesimi per litro. Questa è la classe politica del centrosinistra, lontana dal popolo, a ribadire che chi vuole il bene di quest’isola non ha alleati tra i partiti italiani.

Il dato positivo però c’è, ed è il fatto che stamattina scendono di nuovo in piazza gli studenti di Cagliari che ieri hanno mandato in tilt la città con un corteo selvaggio che è durato tutta la mattina. Gli studenti sembrano essere gli unici soggetti ad aver capito la necessità di sfruttare questo momento per porre sul tavolo tutti i problemi di questa terra, schiacciata dall’oppressione coloniale italiana e da un sistema economico ingiusto.

L’auspicio è che anche gli studenti del resto dell’isola continuino la loro mobilitazione e, chissà, magari che piano piano si aggiungano altri soggetti sociali. Ma il ferro va battuto ora, prima delle elezioni truffa del 24 febbraio: di ragioni ne abbiamo tantissime in questa terra depredata e violata, alla quale è vietato decidere il proprio futuro.

 

 

PROTESTE DEI PASTORI: IL TEATRINO DI LEGA E COLDIRETTI

Salvini si abbraccia con i vertici regionali di Coldiretti

Qualche giorno fa l’avevamo annunciato, ora il brutto presentimento è diventato realtà. La Lega ha messo le sue mani sulla lotta dei pastori ed è pronta ad approfittarne in vista delle Regionali del 24 febbraio. In questi giorni si sono verificati una serie di avvenimenti che, messi in fila, rendono un quadro ben preciso.

Il penultimo passaggio è stato l’esito negativo della visita grottesca, come l’ha perfettamente definita il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis, di Giuseppe Conte. Il premier doveva venire in Sardegna per altro, ma, visto il clima di fuoco che si respira nell’isola, ha pensato bene di provare a far riguadagnare qualche punto ai Cinque Stelle che, nonostante abbiano un pastore in Parlamento, sono incapaci di trovare una rapida soluzione al problema del prezzo del latte ovino. Solo promesse, fra le quali quella di un tavolo lunedì 21 febbraio, una follia se si pensa che il clima è già tesissimo e aspettare 10 giorni può voler dire non essere più in grado di fermare l’escalation.

Prima c’erano stati alcuni altri segnali: l’annuncio da parte di Coldiretti del boicottaggio del tavolo regionale previsto per domani, mercoledì 13 febbraio e le dichiarazioni di Salvini: “Se la Regione non riesce a fare il suo lavoro, interverrà lo Stato”.

Poi Coldiretti ha realizzato un vero e proprio assist per il segretario della Lega, la manifestazione di oggi, martedì 12 febbraio, davanti a Montecitorio. Guarda caso (chi se lo sarebbe mai aspettato?) al termine della manifestazione una delegazione Coldiretti ha incontrato il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, che ha annunciato: “Entro 48 ore la soluzione, faremo un tavolo giovedì 14”. Baci e abbracci al termine dell’incontro, nonostante Salvini sia l’autore dei provvedimenti che potrebbero costare anni di galera per alcuni pastori scesi in piazza in questi giorni. La manovra insomma ha funzionato perfettamente: viene scavalcato Conte (e con lui il Movimento 5 Stelle), che aveva promesso un incontro per il 21 febbraio e viene ridotto all’impotenza Pigliaru (e con lui Zedda e il centrosinistra), che mercoledì parteciperà a un tavolo il cui esito negativo è molto probabile, anche in virtù dell’assenza di Coldiretti.

Un bel pacco, insomma, quello recapitato da Salvini ai principali oppositori del centrodestra per le elezioni del 24. Centrosinistra e Movimento 5 Stelle se la sono cercata, affari loro. A rimetterci però saremo tutti quanti, a meno che non avvengano due cose. La prima speranza è che il movimento dei pastori non si lasci abbindolare dalle moine di Salvini, la seconda è che nei prossimi giorni la lotta dei pastori venga affiancata da altre mobilitazioni, perché i problemi dell’isola non si risolveranno mai, se non con l’affermazione del diritto dei sardi ad autodeterminarsi e con la costruzione di un nuovo modello economico e sociale, che metta al primo posto la dignità delle persone e non il profitto.

LA LUNGA MANO DELLA LEGA SULLA LOTTA DEI PASTORI

I tumulti nel mondo della pastorizia sarda si intrecceranno inevitabilmente con le ultime settimane di campagna elettorale per la Regione e c’è un partito che ha una carta pesante da giocare: la Lega che controlla il ministero dell’Agricoltura. Ieri il ministro Centinaio lo ha annunciato: «A giorni sarò in Sardegna» e fin qui nulla di strano, il ministro dell’Agricoltura in carica non può far finta che non stia succedendo nulla. Probabilmente però Centinaio arriverà sbandierando la soluzione definitiva all’ormai decennale problema del prezzo del latte ovino, e qua sorge il problema.

Chiunque conosca la situazione del settore ovino dell’isola, sa che il problema del latte pagato pochi spiccioli è strutturale e non può essere risolto in qualche giorno. Ciò che bisogna fare adesso è risolvere l’emergenza. Come? Non lo sappiamo ma permetteteci di dire, associandoci a molti altri, che contributi e sussidi non ci disgustano, considerando che lo stato paga ogni giorno milioni di euro in contributi e sussidi a qualsiasi tipo di industria. Sul piano strutturale, beh, noi la nostra la abbiamo detta: solo una Sardegna libera e non capitalista è in grado di garantire un trattamento dignitoso ai lavoratori, pastori compresi.

Tornando al discorso Lega, però, è inevitabile che una forza politica che ha compiuto un tale investimento sulla politica sarda punti alla strumentalizzazione di quello che sta accadendo questi giorni. Che la Lega sia al ministero dell’Agricoltura non è certo un caso: il settore agricolo nel Nord Italia muove fatturati da milioni e milioni di euro e, contestualmente, muove milioni di voti. Nel 2018 è poi arrivata la svolta di Coldiretti, la principale associazione di categoria degli agricoltori italiani, che, dopo aver sostenuto per qualche anno il Pd di Renzi – promuovendo il Sì al referendum costituzionale – è passata, armi e bagagli, nel campo di Salvini, che dal canto suo ha sposato le principali rivendicazioni dell’associazione di categoria giallo-verde (ah, i casi della vita!).

L’impressione che si ha da fuori, rispetto a quello che sta succedendo nel mondo dei pastori, è che c’è un forte rimescolamento delle carte, con il Movimento Pastori Sardi che è stato colto di sorpresa dalle esplosioni di rabbia degli ultimi giorni. Insomma, se c’è un movimento spontaneo di rabbia popolare, come sembrerebbe che stia succedendo nel mondo dei pastori, qualcuno cercherà sicuramente di sovradeterminarlo e questo è quello che, probabilmente, i settori più vicini alla Lega cercheranno di fare nei prossimi giorni. L’MPS, che da settimane dice chiaro e forte che non appoggerà nessun partito, ha parato il colpo, con un bel comunicato in cui non prende le distanze da quanto successo nelle strade e chiama i pastori all’unità e alla lotta senza bandiere (e senza quartiere). La prossima settimana è molto probabile che si muoveranno altri pezzi nello scacchiere, e mosse pesanti potrebbero arrivare appunto dalla Lega – non da sola, ovviamente, ma supportata da alcune associazioni e settori all’interno del mondo pastorale -, con l’unico obiettivo di capitalizzare la protesta e raccogliere più voti possibili.

La Lega può proporre soluzioni strutturali? Impossibile. Non può perché lei deve fare determinati interessi, quelli che nascono nel Nord dove prende – ancora adesso, nonostante sia diventato un partito italiano – la maggior parte dei suoi voti e la maggior parte dei suoi soldi. È lo stesso discorso per cui è impossibile che la Lega faccia gli interessi dei sardi nell’ambito della Sanità: quanti soldi e quanti voti arrivano agli ex secessionisti padani dal mondo della sanità privata lombarda? Tantissimi. E figuratevi se, in una terra come la nostra, dove la sanità pubblica è stata devastata dalle politiche scellerate del centrosinistra, i big della sanità privata lombarda non sentono il profumo dei soldi!

Il rischio, insomma, è quello che le proteste di questi giorni vengano strumentalizzate e che il mondo dei pastori cada, per l’ennesima volta, nelle trappole elettorali dei partiti italiani e dei loro intermediari sardi. Solo il tempo potrà far capire se questo rischio si concretizzerà o se la lotta dei pastori avrà la maturità per restare libera da condizionamenti esterni e strumentalizzazioni. Cosa possiamo fare noi da fuori? Sostenere, solidarizzare, e, perché no?, provare ad aprire altri fronti.