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Migranti. Un analisi tra il concetto di accoglienza e la politica della paura.

Si è tenuta venerdì scorso a Sant’Anna, frazione di Marrubiu, una riunione pubblica organizzata dall’Amministrazione Comunale per discutere con la popolazione della proposta, giunta dal parroco del paese, di realizzare un centro di accoglienza per migranti nella borgata1.

Non ci interessa ora fare una descrizione dettagliata di come la riunione sia andata, quanto provare a sviluppare alcune riflessioni su quello che è diventato il tema principale del dibattito pubblico generale.

In particolare proveremo ad analizzare il fenomeno da due punti di vista differenti: da un lato la costruzione del migrante come capro espiatorio di tutti i mali; dall’altro lato, invece, la funzione che il migrante sta assumendo nel sistema economico italiano, attraverso un processo di valorizzazione e sfruttamento di questi soggetti. Proveremo inoltre a comprendere perché questo fenomeno esiste e perché in questi anni ha avuto un’ impennata così forte (sebbene non così forte da parlare di “emergenza” e “numeri allarmanti”).

La narrazione dominante: la paura dell’uomo nero

Durante l’assemblea era palpabile tra i presenti un timore diffuso per l’arrivo di questi ragazzi, un timore che riguardava gli aspetti economici piuttosto che quelli sociali e psicologi («viene vissuta dalla popolazione come una vera minaccia, e non per un problema di razzismo o mancante volontà di accoglienza, ma proprio perché la comunità è già sofferente per un insieme di problemi non risolti e dalla sensazione di essere abbandonata dalle istituzioni» c’era scritto nella lettera che gli abitanti di Sant’Anna hanno inviato alle principali istituzioni della provincia di Oristano2 e che ha portato poi all’assemblea pubblica).

Una paura oramai condivisa da moltissime persone, conseguenza della costruzione, da parte dei media e dei partiti dell’arco istituzionale, della retorica della “emergenza immigrazione”.

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SOLIDARIETÀ AI DIPENDENTI COMUNALI IN LOTTA, SOLIDARIETÀ ALL’UNIONE SINDACALE DI BASE

da entilocali.usb.it

Immaginate di sedervi a un tavolo per decidere tutti assieme che utilizzo fare di determinate risorse appartenenti alla vostra collettività e come ripartirle; stabilito come utilizzarle, colui cui viene affidato il possesso delle vostre risorse, dopo avervi stretto la mano, ignora di dar seguito a quanto stabilito e utilizza a proprio piacimento quelle risorse.
Questo è quanto ha fatto il comune di Oristano con i dipendenti comunali negli ultimi anni.
Dopo aver firmato il Contratto Integrativo Decentrato con le RSU e le organizzazioni sindacali di categoria – stabilendo come utilizzare il fondo per le risorse decentrate e quindi le fattispecie di indennità spettanti ai lavoratori (il cosiddetto salario accessorio) e il loro valore e criterio di ripartizione – il Comune di Oristano, come sostiene l’Unione Sindacale di Base, non ha assegnato in maniera corretta le indennità e con una distribuzione unilaterale dei compensi ha privato la maggior parte dei dipendenti di quanto effettivamente gli spettasse.
L’USB, a tutela dei lavoratori, ha chiesto l’intervento della Procura della Repubblica di Oristano, della Corte dei Conti, del Servizio ispettivo e di quello anti corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze affinché si verifichi l’uso delle risorse e si accertino le responsabilità dei dirigenti preposti.
La situazione che si è venuta a creare, che si configura come uno dei rari casi di conflitto sindacale sulla distribuzione delle risorse decentrate, la dice lunga sul rapporto dell’amministrazione Tendas con il personale. Un’amministrazione totalmente assente nelle politiche del personale e tale si è dimostrata sino alla fine con un deciso rifiuto al dialogo con i lavoratori in agitazione e con il rifiuto di ogni mediazione nell’incontro tenutosi in prefettura.
Altro fatto di gravità inaudita e di condotta antisindacale che si inserisce nella vertenza in corso è stato il sequestro da parte della polizia locale, di bandiere e striscioni dell’USB che, posti fuori dal municipio, comunicavano alla popolazione lo stato di agitazione. Il sequestro è avvenuto senza nessuna formale comunicazione e senza un verbale, fatto anomalo che ha portato 11 senatori a presentare una interrogazione al ministro dell’Interno. Sia chiaro che il capo della polizia municipale Rinaldo Dettori che ha ordinato la rimozione dei vessilli sindacali non è propriamente superpartes nella vicenda; sia perché una delle specifiche irregolarità che si chiede di rivedere è l’indennità di turno che spetterebbe ad alcuni vigili urbani che stanno sotto il comando di Dettori, sia perché lo stesso fa parte della delegazione di parte pubblica che ha firmato l’ultimo contratto decentrato.

Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai lavoratori in lotta e all’USB, facciamo nostre le semplici richieste del sindacato e della RSU:
– siano pagate le indennità secondo il contratto decentrato proposto e votato in maggioranza dall’assemblea dei lavoratori
– sia restituito il maltolto a chi lavora
– siano avviate al più presto le contrattazioni per il nuovo contratto decentrato.

Collettivo Furia Rossa – Oristano

A FENOSU IL RAMO MILITARE DI AIRBUS?

Il lavoro di ricerca dei ragazzi e delle ragazze del Comitato studentesco contro l’occupazione militare della Sardegna ha permesso di trovare un documento del DASS dove si parla di Fenosu. Si tratta della brochure di presentazione del DASS (http://www.dassardegna.eu/wp-content/uploads/2017/05/Brochure_DASS_29-05-2017.pdf). A pagina 26 viene riportato un articolo del 7 luglio 2016 dell’edizione cagliaritana della Nuova Sardegna, in cui viene presentato con grande clamore un accordo riguardo lo sviluppo di un sistema di localizzazione definito Sistema Inerziale, fra il Distretto Aerospaziale e la società Airbus Defence and Space, ossia il ramo militare di Airbus. Il Sistema Inerziale fondamentalmente serve a individuare con grande precisione la posizione di un velivolo in qualsiasi momento, laddove il GPS ha invece necessità della copertura satellitare: è qualcosa che già si applica alle navi e ai veicoli terrestri, ma che nel campo areonautico ha bisogno di ulteriori studi. Sicuramente una volta sviluppato può essere applicato a tutti i tipi di velivoli, compresi quelli militari, nonché ai missili. E i dubbi sul rapporto tra questo progetto e l’industria militare diventano insostenibili quando appunto entra in gioco la Airbus Defence and Space che produce soprattutto aerei militari. Fenosu è citato non nelle dichiarazioni di Cao, ma in quelle di Pietro Andronico, amministratore delegato di Nurjana Technologies, (che insieme ad Aeronike e DASS costituisce il raggruppamento temporaneo di imprese che ha acquistato la SOGEAOR), con un passato in Vitrociset e con esperienza nel ramo dela tecnologia e ricerca militare come facilmente visibile dal suo profilo Linkedn. Andronico dichiara: “l’ipotesi è quella di appoggiarsi agli aeroporti di Fenosu e di Tortolì“. Questo Cao si è dimenticato di dirlo nelle dichiarazioni alla Nuova del 21 aprile scorso – non sappiamo perché – ma in ogni caso questo piccolo accenno è presente nella brochure del DASS aggiornata al 29 maggio scorso il che ci lascia pensare che il progetto sia ancora in piedi e che l’acquisto della SOGEAOR sia avvenuto in vista di questo obiettivo, vista anche la coincidenza temporale. Purtroppo cosa ci sia in questo accordo fra Airbus Defence and Space e DASS non possiamo saperlo, si tratta di una scrittura fra società di diritto privato, ma ci sia permesso di esprimere qualche dubbio. Se c’è di mezzo Airbus Defence and Space è evidente come la realizzazione di questo sistema inerziale verrà applicata anche agli aerei militari: perché altrimenti avrebbe dovuto investire il ramo militare di Airbus e non quello civile? E allora Cao, se vuole convincerci, deve mostrare l’accordo con Airbus e dimostrare che non ci sarà alcuna implicazione militare; inoltre continuiamo a chiederci quale sarà la ricaduta occupazione e in generale economica sul territorio oristanese con progetti di questo tipo e anche qua vorremmo vedere delle risposte da parte di Cao e degli enti pubblici coinvolti nella svendita della SOGEAOR.

Comitato No Basi – Oristano

LE MANI SULL’AEROPORTO

La strada sembra ormai spianata per quanto riguarda l’acquisto della SOGEAOR da parte del raggruppamento temporaneo di imprese composto da Aeronike, Distretto AeroSpaziale della Sardegna e Nurjana. Già in passato avevamo esposto le nostre preoccupazioni in merito al futuro dell’aeroporto di Fenosu, annunciando che avremmo spiegato con calma e precisione le motivazioni di questo stato d’animo e questo momento è arrivato: domenica 4 giugno alle ore 18:00 presso Librid in piazza Eleonora, il Comitato No Basi Oristano presenterà il dossier sul DASS redatto dai ragazzi e delle ragazze del Comitato Studentesco contro l’Occupazione militare della Sardegna.
Il presidente del DASS, Giacomo Cao, ha pubblicamente smentito sia l’eventualità di un utilizzo dell’area di Fenosu per ricerche militari, sia che il DASS abbia alcun coinvolgimento con il sistema dell’occupazione militare della Sardegna. Per quanto riguarda la prima affermazione, non ci permette di stare sicuri: le frasi di Cao non costituiscono un impegno irrevocabile e noi, e non solo noi, non arretreremo di un centimetro e continueremo a vigilare e a mantenere alta l’attenzione pubblica sulle attività che si svolgeranno a Fenosu; il motivo principale per cui non possiamo stare tranquilli e fidarci semplicemente delle parole di Cao è legato alla seconda affermazione ed è principalmente di questo che parleremo domenica sera da Librid.
Il DASS è pienamente inserito nel sistema che regge l’occupazione militare della Sardegna. Lo è perché numerosi politici sardi vedono nell’aerospaziale il futuro del Poligono di Quirra; lo è perché numerosi soci privati del DASS fanno della tecnologia militare il centro dei loro affari. Un caso emblematico di questa triplice connessione tra DASS, Poligono di Quirra e tecnologie militari è quello della Vitrociset, azienda italiana, socia del DASS, con uno stabilimento proprio all’interno dell’area militare di Capo San Lorenzo nei pressi di Quirra e che si occupa di difesa e intelligence aerospaziali, collaborando per esempio con quella Turchia che bombarda i villaggi curdi e limita le libertà dei suoi stessi cittadini. E ci sono tanti altri esempi, ma saranno raccontati domenica 4 durante la presentazione del Dossier.
Dunque Cao smentisce che il DASS centri qualcosa con la ricerca militare: “I nostri soci e i nostri progetti per 230milioni di euro si svolgono esclusivamente a fini civili: nessuna tecnologia militare, nessuna tecnologia dual use. Le nostre sono attività esclusivamente di natura civile e lo saranno anche qualora verrà eventualmente concesso l’uso di spazi all’interno delle infrastrutture militari. Anche al loro interno non porteremo avanti attività di tipo militare” [La Nuova Sardegna, 21/04/2017]. Il dossier smentirà queste affermazioni con prove e alla fine sarà chiaro come molte delle tecnologie su cui dovrebbe fare ricerca il DASS saranno dual use (cioè a uso militare/civile) e come i soci privati del DASS abbiano quasi tutti interessi nel campo della difesa aerospaziale.

Vi aspettiamo domenica 4 giugno alle ore 18:00 presso Librid in piazza Eleonora a Oristano.

NO BASI – Oristano

Indipendentismo, occhio ai falsi profeti: l’armata Maninchedda alla conquista di Oristano

Il filologo, politico e assessore regionale Paolo Maninchedda

L’11 maggio scorso sul blog di Paolo Maninchedda, presidente del Partito dei Sardi, è apparsa una piccata nota di rimprovero nei confronti della stampa oristanese. La ramanzina riguarda la cecità dei giornalisti locali, che non si accorgono che “A Oristano sta succedendo che esiste un partito indipendentista, il Partito dei sardi, il nostro partito, e che questo partito ha costruito insieme ad altre forze politiche una proposta politica credibile per la città”. Già da subito viene da chiedersi in che preciso momento tutto ciò sia iniziato a succedere, perché a guardare indietro, fino a qualche mese fa non ci risulta che Oristano comparisse nella cartina geografica del Partito dei Sardi, né tantomeno che il Partito dei Sardi abbia mai mosso anche un solo dito per un’iniziativa politica nella nostra città. Provare per credere: andate sulla homepage di linkoristano.it, digitate nella barra per la ricerca interna al sito “Partito dei sardi” e …(rullo di tamburi)… non troverete nulla che non faccia riferimento agli incontri nelle segrete stanze che hanno preceduto la consegna delle liste. In realtà, per dovere di cronaca, bisogna sottolineare che appare una proposta pacchianissima di Franciscu Sedda in merito all’apposizione nelle piazze di ogni comune sardo di una copia di un gigante di Mont’e Prama. Franciscu Sedda è un semiologo, segretario del Partito dei Sardi e consulente dell’Assessorato regionale ai Lavori Pubblici – l’assessore è Maninchedda – per un compenso lordo annuo di 82.249,90 euro (qui la fonte). E non scherzate, perché qualcuno potrebbe sempre rispondervi che un semiologo può dare un grande contributo nella scelta dei cartelli stradali.
Ma tornando a noi e alla ramanzina dell’on. Maninchedda, egli rimprovera di non usare, per riferirsi al polo di cui fa parte il Partito dei Sardi, la parola indipendentista. Il polo è in questione, che candida a sindaco il medico Vincenzo Pecoraro, è composto appunto dal Partito dei Sardi, dall’Udc, dalla lista Idee Rinnovabili (che fa capo a Salvatore Ledda) e dalla lista civica Cittadini per Oristano. Ora, qualcuno è in grado di spiegarci con quale faccia si possa definire indipendentista una coalizione dove c’è l’UDC? Chiediamo pubblicamente a Giuliano Uras di confermare o smentire il suo essere indipendentista e lo chiediamo, già che ci siamo, anche a Pierferdinando Casini. Quella di Maninchedda è propaganda spicciola, ci rifiutiamo di dare l’attributo di indipendentista a un partito, come il Partito dei Sardi, e scriviamo queste righe per mettere in guardia tutti coloro che hanno a cuore quella parola. Il PdS governa in regione assieme al Partito Democratico, a Oristano ha provato fino all’ultimo a fare la coalizione col Pd e alla fine è andato con l’UDC che evidentemente offriva condizioni politiche migliori. In un partito che ha come costante l’alleanza con i partiti italiani a tutti i costi, noi di indipendentista ci vediamo ben poco; il filo conduttore dei pellegrinaggi PdS nelle settimane che hanno preceduto la consegna delle liste era quello di puntare all’alleanza con partiti forti (il PD ha un bel bacino di 1500 voti circa e l’UDC risulta il partito più votato alle comunali 2012 con più di 2000 voti), ossia che potessero puntare alla vittoria. Più che di indipendentismo, noi parleremmo di opportunismo.