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Indipendentismo, occhio ai falsi profeti: l’armata Maninchedda alla conquista di Oristano

Il filologo, politico e assessore regionale Paolo Maninchedda

L’11 maggio scorso sul blog di Paolo Maninchedda, presidente del Partito dei Sardi, è apparsa una piccata nota di rimprovero nei confronti della stampa oristanese. La ramanzina riguarda la cecità dei giornalisti locali, che non si accorgono che “A Oristano sta succedendo che esiste un partito indipendentista, il Partito dei sardi, il nostro partito, e che questo partito ha costruito insieme ad altre forze politiche una proposta politica credibile per la città”. Già da subito viene da chiedersi in che preciso momento tutto ciò sia iniziato a succedere, perché a guardare indietro, fino a qualche mese fa non ci risulta che Oristano comparisse nella cartina geografica del Partito dei Sardi, né tantomeno che il Partito dei Sardi abbia mai mosso anche un solo dito per un’iniziativa politica nella nostra città. Provare per credere: andate sulla homepage di linkoristano.it, digitate nella barra per la ricerca interna al sito “Partito dei sardi” e …(rullo di tamburi)… non troverete nulla che non faccia riferimento agli incontri nelle segrete stanze che hanno preceduto la consegna delle liste. In realtà, per dovere di cronaca, bisogna sottolineare che appare una proposta pacchianissima di Franciscu Sedda in merito all’apposizione nelle piazze di ogni comune sardo di una copia di un gigante di Mont’e Prama. Franciscu Sedda è un semiologo, segretario del Partito dei Sardi e consulente dell’Assessorato regionale ai Lavori Pubblici – l’assessore è Maninchedda – per un compenso lordo annuo di 82.249,90 euro (qui la fonte). E non scherzate, perché qualcuno potrebbe sempre rispondervi che un semiologo può dare un grande contributo nella scelta dei cartelli stradali.
Ma tornando a noi e alla ramanzina dell’on. Maninchedda, egli rimprovera di non usare, per riferirsi al polo di cui fa parte il Partito dei Sardi, la parola indipendentista. Il polo è in questione, che candida a sindaco il medico Vincenzo Pecoraro, è composto appunto dal Partito dei Sardi, dall’Udc, dalla lista Idee Rinnovabili (che fa capo a Salvatore Ledda) e dalla lista civica Cittadini per Oristano. Ora, qualcuno è in grado di spiegarci con quale faccia si possa definire indipendentista una coalizione dove c’è l’UDC? Chiediamo pubblicamente a Giuliano Uras di confermare o smentire il suo essere indipendentista e lo chiediamo, già che ci siamo, anche a Pierferdinando Casini. Quella di Maninchedda è propaganda spicciola, ci rifiutiamo di dare l’attributo di indipendentista a un partito, come il Partito dei Sardi, e scriviamo queste righe per mettere in guardia tutti coloro che hanno a cuore quella parola. Il PdS governa in regione assieme al Partito Democratico, a Oristano ha provato fino all’ultimo a fare la coalizione col Pd e alla fine è andato con l’UDC che evidentemente offriva condizioni politiche migliori. In un partito che ha come costante l’alleanza con i partiti italiani a tutti i costi, noi di indipendentista ci vediamo ben poco; il filo conduttore dei pellegrinaggi PdS nelle settimane che hanno preceduto la consegna delle liste era quello di puntare all’alleanza con partiti forti (il PD ha un bel bacino di 1500 voti circa e l’UDC risulta il partito più votato alle comunali 2012 con più di 2000 voti), ossia che potessero puntare alla vittoria. Più che di indipendentismo, noi parleremmo di opportunismo.