Migranti. Un analisi tra il concetto di accoglienza e la politica della paura.

Si è tenuta venerdì scorso a Sant’Anna, frazione di Marrubiu, una riunione pubblica organizzata dall’Amministrazione Comunale per discutere con la popolazione della proposta, giunta dal parroco del paese, di realizzare un centro di accoglienza per migranti nella borgata1.

Non ci interessa ora fare una descrizione dettagliata di come la riunione sia andata, quanto provare a sviluppare alcune riflessioni su quello che è diventato il tema principale del dibattito pubblico generale.

In particolare proveremo ad analizzare il fenomeno da due punti di vista differenti: da un lato la costruzione del migrante come capro espiatorio di tutti i mali; dall’altro lato, invece, la funzione che il migrante sta assumendo nel sistema economico italiano, attraverso un processo di valorizzazione e sfruttamento di questi soggetti. Proveremo inoltre a comprendere perché questo fenomeno esiste e perché in questi anni ha avuto un’ impennata così forte (sebbene non così forte da parlare di “emergenza” e “numeri allarmanti”).

La narrazione dominante: la paura dell’uomo nero

Durante l’assemblea era palpabile tra i presenti un timore diffuso per l’arrivo di questi ragazzi, un timore che riguardava gli aspetti economici piuttosto che quelli sociali e psicologi («viene vissuta dalla popolazione come una vera minaccia, e non per un problema di razzismo o mancante volontà di accoglienza, ma proprio perché la comunità è già sofferente per un insieme di problemi non risolti e dalla sensazione di essere abbandonata dalle istituzioni» c’era scritto nella lettera che gli abitanti di Sant’Anna hanno inviato alle principali istituzioni della provincia di Oristano2 e che ha portato poi all’assemblea pubblica).

Una paura oramai condivisa da moltissime persone, conseguenza della costruzione, da parte dei media e dei partiti dell’arco istituzionale, della retorica della “emergenza immigrazione”.

Scorrendo le prime pagine dei giornali e vedendo le dirette dei telegiornali3, infatti, non c’è giorno in cui non si parli del “problema dei migranti” che a frotte giungono sulle nostre coste, in cui non si discuta del “degrado” e della mancanza di sicurezza presenti nelle nostre città.

In particolare sono due i temi che vengono trattati: il primo riguarda il problema riguardante l’uso delle risorse disponibili.

Si parte dal sunto che le disponibilità economiche non sono abbastanza per soddisfare le esigenze di tutti, onde per cui i migranti che arrivano rubano a noi autoctoni le poche risorse presenti. Funzionale a questa narrazione è la distinzione che viene prodotta tra rifugiati e migranti economici. I primi si possono accogliere perché vittime della guerra, mentre i secondi non hanno nessun diritto a giungere nella nostra terra e devono essere respinti perché anche noi siamo già in difficoltà e “non c’è posto per tutti”.

Il secondo tema che viene trattato dai media riguarda l’“emergenza terrorismo”.

Questo concetto è fondamentale per indirizzare l’opinione pubblica verso sentimenti come la paura e come la sensazione di vivere in uno “stato d’assedio”, in modo da costruire nuovi “nemici pubblici” e un immaginario securitario sempre più pervasivo, basato sulla paura di attentati, del «degrado», degli zingari, dei migranti, dell’«invasione», di questo o quel complotto, producendo in questo modo una società mai così sondata, interrogata, misurata, scansionata.

Di questa narrazione dominante non sono protagonisti soltanto partiti come la Lega Nord e il Movimento 5stelle, ma anche il Partito di riferimento del Governo, il Partito Democratico, in cui si segnala in particolare l’attivismo del suo ministro dell’interno Marco Minniti.

Sono ancora fresche le notizie delle retate di alcuni mesi fa prodotte dalle forze dell’ordine a Roma e Milano. Queste azioni se da un lato sono state completamente inutili4, provocando anzi la morte di un uomo, dall’altro, però, sono state assolutamente funzionali alla costruzione di un nesso tra “emergenza migranti” e problema della sicurezza. In questo modo, Il Partito Democratico agisce sulla “percezione di insicurezza” dei cittadini ergendosi a garante dell’ordine, della legalità e della sicurezza.

Sulla pelle dei migranti i partiti giocano la loro sfida elettorale. Tantissime volte vedremo i migranti usati come capro espiatorio da parte di schieramenti politici in cerca di consensi tra un elettorato sempre più disilluso.

Come ottenere profitto dai migranti? Dal concetto di “accoglienza” ai vari processi di valorizzazione

Ma vi è anche un secondo tipo di narrazione che sta assumendo sempre più importanza, collegato sicuramente al primo tipo e suo ottimo contraltare: lo straordinario business che ci può essere dietro la questione dei migranti.

Per ragionare su questo tema è importante innanzitutto analizzare come si svolgano oggi i processi di accoglienza dei migranti in Italia. Osservando i centri predisposti a questo, vediamo come questi di fatto non diano minimamente l’idea dell’accoglienza. Spesso i migranti vengono ospitati in grossi edifici, con problemi strutturali di diversa natura, nelle quali sono costretti a trascorrere il giorno a non fare nulla, mangiando ciò che la cooperativa offre senza possibilità di lamentarsi (altrimenti sei considerato un ingrato) e nel caso non si firma per 3 giorni di fila si perde il posto e si finisce per strada. Dei famosi “35 euro a migrante” che vengono dati per l’assistenza ai migranti, solo 2,5 euro finiscono a questi ultimi, il resto dovrebbe servire a coprire le spese per il vitto, l’alloggio, la pulizia dello stabile e la manutenzione. Ma in realtà, non sono poche le cooperative, ditte e associazioni che risparmiano su ogni tipo di servizio, mettendo in moto un business di parecchie migliaia di euro.

Sono ormai note a tutte e tutti le nefandezze portate avanti da Mafia capitale, un’organizzazione a delinquere (chiamata anche Mondo di Mezzo) presente a Roma, che gestiva appalti, imprese ed il business dell’accoglienza dei migranti. Ma in realtà, il modello è molto simile ovunque5.

Ma dietro il concetto di “accoglienza” si cela anche un processo “istituzionale” di messa a valore dei migranti. È questo il significato reale delle parole di Tito Boeri, secondo il quale con la chiusura delle frontiere agli immigrati fino al 2040 avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributive e 35 miliardi in meno di prestazioni sociali destinate agli immigrati “con un saldo netto negativo di 38 miliardi”.

Alcuni economisti, infatti, sostengono che l’Europa stia vivendo una situazione di scompenso demografico molto grave, causato dall’abbassamento della natalità, che avrà tra le sue conseguenze la diminuzione della popolazione lavorativa attiva, con ricadute disastrose sul sistema pensionistico e sull’intero welfare. Per risolvere questi problemi, il fenomeno migratorio sarebbe una vera e propria manna dal cielo. I migranti, grazie soprattutto alle loro caratteristiche anagrafiche, al loro alto livello di ricattabilità e alla loro disponibilità a ricoprire certe mansioni, attribuibili per lo più ai settori della manodopera non qualificata, risolverebbero i problemi del sistema economico europeo.

Tra tutti i migranti, sono in particolare i richiedenti asilo e i rifugiati coloro che, più di tutti, stanno iniziando a subire questi processi di valorizzazione. Perché proprio loro? Perché hanno delle caratteristiche peculiari e specifiche, su cui è più facile l’applicazione di alcuni modelli di sfruttamento. Essi, spesso ospitati nei centri di seconda accoglienza e nei vari SPRAR presenti nel territorio italiano, vivono in una condizione di perenne precarietà esistenziale, in attesa della risposta delle commissioni, subordinati totalmente alle attività dei gestori dei centri e dipendenti dalle carte del Ministero.

Esemplificativo in questo senso è il decreto Minniti-Orlando, convertito in legge il 13 aprile 2017. A questo scopo ci sembra utile sottolineare alcuni paragrafi: “I prefetti promuovono, d’intesa con i Comuni, anche nell’ambito dell’ attività dei Consigli territoriali per l’immigrazione, (…), ogni iniziativa utile all’implementazione dell’impiego di richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore delle collettività locali, nel quadro delle disposizioni normative vigenti”. Il decreto poi prosegue: “i Comuni possono predisporre, anche in collaborazione con le organizzazioni del terzo settore, appositi progetti da finanziare con risorse europee destinate al settore dell’immigrazione e dell’asilo6.

Ci teniamo a sottolineare comunque, che siamo ben lontani dalle teorie complottistiche che postulano una sostituzione in ambito lavorativo della popolazione migrante con quella italiana.

Semplicemente, i processi di sfruttamento lavorativo possono riguardare sia i migranti che gli italiani, e i primi risultano essere, per chi detiene il potere, un ottimo “strumento” per abbassare i livelli di reddito per tutti e tutte, producendo al contempo, paradossalmente, un facile capro espiatorio per chi ogni giorno fatica ad arrivare a fine mese a causa delle politiche che ogni giorni i governi ci impongono.

Le cause dei fenomeni di migrazione

Ma perché queste persone giungono in Italia? Perché ogni giorno si sentono notizie su sbarchi di migranti nelle nostre coste? È molto difficile, infatti sentire da media e telegiornali i motivi e le cause di queste migrazioni, spesso vengono citati lontani intrecci geopolitici o, addirittura, si scarica la colpa sul migrante e sulla sua volontà di abbandonare i luoghi d’origine.

In realtà, le cause di questo esodo sono ben altre. Sono da ricercare nel colonialismo europeo che nel corso dei secoli ha devastato e sfruttato le terre d’Africa e d’Asia, sottraendone risorse e costringendoli a lavori sottopagati e salari bassissimi. Ma nonostante questo, citando i Wu Ming, “non siamo più “noi” (bianchi, occidentali, capitalisti, colonialisti) ad avere invaso l’Africa, sterminato popolazioni, sfruttato il lavoro dei colonizzati, rubato terra e materie prime ecc. Macché, sono gli africani che stanno “invadendo” noi. Stop invasione!”.7

Fare i conti con i flussi migratori di oggi significa anche fare i conti con la coscienza sporca dell’Occidente. Avere presente la mappa dell’Europa colonialista8 è sempre utile.

Infine, riteniamo necessario dire che gli stessi concetti di “stato d’assedio” e “invasione” devono essere assolutamente ridimensionati. Infatti, secondo i dati proposti dall’ associazione “Diritti e Frontiere””i primi sei mesi del 2017 hanno registrato un incremento del 18% delle persone sbarcate, rispetto allo stesso periodo del 2016. Secondo i dati del Cruscotto statistico del Viminale, aggiornati al 28 giugno e dunque esattamente a metà anno, i migranti sbarcati in Italia nel 2017 sono stati 76.873; nello stesso periodo del 2016 erano stati 67.773. In tutto il 2016 sono arrivate 181.436 persone, nei primi sei mesi del 2017 ne sono arrivate 76.873: secondo una proiezione statistica, a fine 2017 saranno 153.746 persone (27.690 in meno che nel 2016)”9. “Certo, si tratta di cifre consistenti – prosegue l’associazione – ma parlare di fenomeno «insostenibile» significa mistificare la realtà: è noto che gli sbarchi seguono andamenti congiunturali, legati alle condizioni dei mari, all’accessibilità delle rotte in determinati periodi, alle scelte dei trafficanti. Un incremento di qualche migliaio di persone in più in una stagione calda, in condizioni meteo favorevoli, può non significare nulla10.

Conclusioni

Concludendo, siamo assolutamente consapevoli di aver soltanto abbozzato delle riflessioni senza alcuna pretesa di esaustività, ma siamo altrettanto convinti che sia necessario costruire una narrazione contraria a quella che ogni giorno ci propinano tv e telegiornali. Riteniamo sia fondamentale contrapporre al discorso razziale quello più vero e dignitoso della contrapposizione tra mondo di sotto e mondo di sopra che la ormai infinita campagna elettorale dei partiti ha interesse a nascondere.

g.s.

 

Note

1 A conclusione dell’assemblea ancora molto poco si sa del progetto. Il parroco ha infatti lasciato intendere che tutto si deve ancora organizzare e discutere e se mentre l’amministrazione pubblica non ha dato una risposta precisa a questa proposta, attendendo ulteriori sviluppi, l’unica cosa certa è stata la contrarietà delle persone presenti all’assemblea.

2 All’ interno della lettera, firmata da una ventina di persone di Sant’Anna, i firmatari denunciavano anche la mancata risoluzione di alcuni problemi irrisolti da tempo, come ad esempio la scarsa attenzione per il decoro urbano e l’aumento dei furti nelle abitazioni nel corso di quest’ultimo anno.

3 E’ utile a questo scopo anche la programmazione delle varie TV. In programmi come “Dalla vostra parte” su Rete4, ad esempio, quotidianamente si fomenta la guerra tra poveri mostrando le figure di cittadini in difficoltà economiche a cui verrebbero rubati reddito e diritti da migranti senza scrupoli. I quali, oltre a rubare le case destinate agli “italiani”, minaccerebbero anche la sicurezza dei quartieri e le vite dei suoi residenti.

4 Il risultato della retata, secondo l’Osservatorio Democratico sulle nuove Destre, è di zero fermati e zero arrestati a seguito di 52 trasferimenti in Questura. Addirittura a cinque migranti, invece, sono state avviate le pratiche per il riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari

7 #Ventimiglia in ogni città! La solidarietà senza confini è già opposizione alla guerra futura, Wu Ming, 26-08-2015