Sa Caminera sighit!

Ci siamo lasciati il 23 luglio, in seguito ad una partecipatissima assemblea foriera di contenuti, con l’obbiettivo di continuare questo percorso. Quello di cui abbiamo bisogno ora è di concretizzare gli spunti di analisi e organizzare le nostre forze.

Per questo ci vediamo il 17 settembre a Bauladu, dove discuteremo delle prospettive politiche e di organizzazione.

 

Qui l’evento facebook >>> https://www.facebook.com/events/1057409381063080

Qui articolo su Pesa Sardigna >>> http://www.pesasardignablog.info/2017/09/12/a-bauladu-la-seconda-tappa-della-caminera-noa/

TIROCINI, E’ ORA DI CAMBIARE

Il 25 Maggio 2017 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le nuove “Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento” che vanno a sostituire le “Linee guida in materia di tirocini” approvate nel Gennaio 2013 in attuazione dell’art.1 c.34 della legge Fornero.
In questa materia le Regioni hanno competenza esclusiva, potendo, a discrezione, ricalcare o distaccarsi completamente da tali Linee Guida, che sono solamente un punto di riferimento, delle indicazioni di indirizzo fornite dalla stato centrale rispetto alle quali, in sede legislativa, le regioni hanno piena autonomia con unico limite quello di non poter fissare disposizioni peggiorative a tutela dei lavoratori.
Con tutta evidenza le nuove linee guida sono coerenti con l’impostazione del Jobs Act; si accontentano gli appettiti delle imprese, del mercato e di chi vuole vincere facile coi numeri periodici sul tasso di occupazione (dopo vedremo perché), con buona pace per i lavoratori e per quella che dovrebbe essere la reale natura del tirocinio.

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CAPO FRASCA, MA QUALI BONIFICHE ?

In questi giorni mentre ci prepariamo a vivere il secondo campeggio internazionale di A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna ci sono tornate in mente alcune parole di Antonsergio Belfiori, delegato COCER e prode difensore dell’occupazione militare della Sardegna.
In una lettera all’onorevole Scanu scriveva: “Inoltre Capo Frasca non è inquinata e lo sanno tutti; non si fa uso di armamento reale e il materiale inerte ferroso lasciato al suolo viene puntualmente raccolto da una ditta privata aggiudicatrice di gara d’appalto. […] Sarebbe ora di finirla di accusare i militari di inquinamento o di farlo intendere usando un linguaggio aleatorio che potrebbe essere fuorviante.” (SardiniaPost, 12 marzo 2016)
A Maggio di quest’ anno in occasione dell’apertura del poligono di Capo Frasca per Monumenti Aperti lo stesso signor Belfiori dichiarava fieramente: “Domenica visiterò personalmente il sito aperto al pubblico per sottolineare che militari e civili possono e devono coesistere insieme trovando, laddove necessario, nuove
forme di comunicazione e più celeri procedure che permettano un modo più snello e veloce per accedere a questi siti naturalistici di pregio RIMASTI INTATTI PROPRIO GRAZIE ALLA PRESENZA MILITARE e sottratti alla cementificazione selvaggia che ha negativamente caratterizzato il nostro paese” (la Nuova Sardegna, 25 Maggio 2017).
Abbiamo ottenuto alcune fotografie che testimoniano la reale situazione di una parte del poligono di Capo Frasca in questi giorni e ci vien da pensare che sia una parte per la quale i militari non si sono prodigati a far da guide turistiche ai visitatori durante l’apertura primaverile di Monumenti Aperti.
Sicuramente queste fotografie sono una chiara testimonianza del contrasto esistente tra quanto dichiarato da Belfiori e la realtà dei fatti.

Il consiglio che noi diamo ai militari, oltre a smettere di dire bugie, è sempre lo stesso: A FORAS!

23 Luglio: Pro una Caminera Noa

È urgente uscire fuori dal processo di “periferizzazione” a cui la Sardegna è stata condannata da decenni di politiche subalterne.

Esiste l’esigenza di una Sardegna autodeterminata e sovrana in un contesto di relazioni e scambi internazionali solidali e giusti all’interno del conteso Europeo e Mediterraneo.

Per arrivare a ciò occorre lavorare a scelte strategiche fondamentali e, conseguentemente, occorre lavorare all’elaborazione di un apposito progetto culturale, politico, economico, sociale.

Proponiamo di ripartire dalle esperienze di opposizione sociale e di conflitto presenti in Sardegna contro gli effetti nefasti di capitalismo, centralismo, clientelismo e colonialismo per fare finalmente fronte comune e per la costruzione di un modello sociale ed economico alternativo a quello liberista incentrato sulla logica del profitto, della spoliazione del territorio e delle sue risorse e sull’iper sfruttamento del lavoro.

Lavoriamo per una società sarda in cui viga il pieno riconoscimento ed esercizio del diritto all’autodeterminazione, all’autogoverno e all’autodecisione dei singoli individui, delle comunità del nostro popolo, vale a dire di una compiuta democrazia dove tutte le opzioni politiche che riguardano il futuro della nazione sarda siano possibili senza ostacoli o diktat esterni.

Facendo seguito alla proposta promossa da più parti di trovare una convergenza tra diversi soggetti (partiti, associazioni, movimenti e singoli individui) di lavorare ad un progetto di liberazione sociale e nazionale sardo, pensiamo sia necessario avviare un percorso di condivisione che stabilisca alcuni punti base utili a costruire un percorso unitario chiaro.

Proponiamo una Piattaforma plurale e non vincolante se non negli obiettivi e nelle battaglie che si deciderà di condividere. Essa sarà una organizzazione che si oppone a qualunque forma di servitù, abbia essa carattere militare, industriale, economico, ideologico o culturale del popolo sardo.

La Piattaforma promuoverà il processo democratico, adottando una posizione chiara e inequivocabile di azione per vie esclusivamente politiche e democratiche. Gli strumenti di azione politica riconosciuti dalla Piattaforma sono l’adesione popolare, la mobilitazione democratica e la partecipazione politico-istituzionale.

Siamo consapevoli che senza lavoro non c’è libertà, e senza autodeterminazione in Sardegna non c’è esercizio vero dei poteri sovrani. L’impostazione centralista e semicoloniale dello Stato italiano va combattuta con la costruzione di una alleanza sociale, culturale politica ed economica, che abbia forza, capacità e intelligenza di imporre l’apertura, nella società sarda di una nuova stagione politica per un radicale cambio di rotta.

Vogliamo da subito sgombrare il campo da ambiguità e rendere manifesti i nostri valori e obbiettivi fondanti individuandoli e sottoscrivendoli in maniera pubblica. Siamo tutti concordi nel partire dalla discussione su tre punti:

• Diritto ed esercizio del diritto all’Autodeterminazione nazionale

• Sostenibilità ambientale

• Diritti civili, politici e sociali per tutti, compresi i migranti

Facciamo appello a tutte le forze dell’opposizione sociale e di classe, ai comitati, ai singoli e a tutti i soggetti interessati a condividere questo percorso di incontrarci domenica 23 luglio a Santa Cristina per fare un bilancio della situazione e iniziare a stabilire un programma di azione comune finalizzato a riscattare i lavoratori e tutti i cittadini della terra di Sardegna.

Programma di lavoro dell’assemblea “Pro una caminera noa”

Ore 10:00 – elezione comitato di gestione

Dalle ore 10:30 alle ore 12:00 – discussione libera: valori, obietivi, finalità.

Dalle ore 12:00 alle ore 13:30 – discussione libera: temi strategici per una Sardegna giusta socialmente, sostenibile, autodeterminata

Dalle ore 13:30 alle 15:00 – Pausa pranzo

Dalle ore 15:00 alle ore 17:00 – proseguo del libero dibattito sui temi strategici.

Dalle ore 17:00 alle ore 19:30 – discussione libera su metodi decisionali e selezione democratica

Ore 20:00 visita archeologica al complesso nuragico di S. Cristina

Migranti. Un analisi tra il concetto di accoglienza e la politica della paura.

Si è tenuta venerdì scorso a Sant’Anna, frazione di Marrubiu, una riunione pubblica organizzata dall’Amministrazione Comunale per discutere con la popolazione della proposta, giunta dal parroco del paese, di realizzare un centro di accoglienza per migranti nella borgata1.

Non ci interessa ora fare una descrizione dettagliata di come la riunione sia andata, quanto provare a sviluppare alcune riflessioni su quello che è diventato il tema principale del dibattito pubblico generale.

In particolare proveremo ad analizzare il fenomeno da due punti di vista differenti: da un lato la costruzione del migrante come capro espiatorio di tutti i mali; dall’altro lato, invece, la funzione che il migrante sta assumendo nel sistema economico italiano, attraverso un processo di valorizzazione e sfruttamento di questi soggetti. Proveremo inoltre a comprendere perché questo fenomeno esiste e perché in questi anni ha avuto un’ impennata così forte (sebbene non così forte da parlare di “emergenza” e “numeri allarmanti”).

La narrazione dominante: la paura dell’uomo nero

Durante l’assemblea era palpabile tra i presenti un timore diffuso per l’arrivo di questi ragazzi, un timore che riguardava gli aspetti economici piuttosto che quelli sociali e psicologi («viene vissuta dalla popolazione come una vera minaccia, e non per un problema di razzismo o mancante volontà di accoglienza, ma proprio perché la comunità è già sofferente per un insieme di problemi non risolti e dalla sensazione di essere abbandonata dalle istituzioni» c’era scritto nella lettera che gli abitanti di Sant’Anna hanno inviato alle principali istituzioni della provincia di Oristano2 e che ha portato poi all’assemblea pubblica).

Una paura oramai condivisa da moltissime persone, conseguenza della costruzione, da parte dei media e dei partiti dell’arco istituzionale, della retorica della “emergenza immigrazione”.

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