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NON DIRE NO!

Quando si parla dei mali che affliggono la Sardegna, moltissime persone dicono che la causa principale va cercata nella mentalità dei sardi. A seconda della posizione sostenuta da chi parla, questa mentalità assume caratteristiche diverse: una volta siamo troppo chiusi, un’altra troppo servili; una volta siamo invidiosi, una volta troppo solidali. Il nostro parere è che la mentalità collettiva di un popolo sia un concetto molto debole e che i sentimenti sono ciò che accomuna l’uomo al di là di confini e bandiere. Non è che i sardi sono invidiosi, o testardi, o servili o incapaci di fare gruppo (o meglio, non è che lo sono più o meno dei corsi, dei thailandesi, dei norvegesi o dei samoani): è che abitano in una terra soggetta a sfruttamento di tipo coloniale da parte di vari paesi europei e di varie aziende che operano soprattutto nell’ambito dell’energia o della tecnologia militare.

La nuova frontiera Sardegna,_Italydello sfruttamento coloniale è la speculazione energetica, che si porta dietro tante belle cose come il land grabbing e l’inquinamento. Cosa sia qust’ultimo non c’è bisogno di spiegarlo, forse invece a qualcuno può servire una rapida definizione del primo termine: letteralmente “accaparramento della terra”, si tratta di una pratica portata avanti da aziende multinazionali perlopiù nei Paesi del su del mondo, che vede l’affitto di terreni agricoli e la loro sottrazione alle popolazioni locali allo scopo di insediarvi monocolture finalizzata alla produzione alimentare (ovviamente destinata all’occidente) o di biocombustibili. Anche la Sardegna subisce queste pratiche, e ne sono un esempio la volontà di impiantare la monocultura del cardo in Cab’e Susu e della canna comune (Arundo donax) in Cab’e Josso per la produzione di biocombustibili. Si tratta di pratiche che ci accomunano ai Paesi del Sud del mondo, per chi avesse ancora dubbi sulla nostra condizione di colonia.

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SIMAXIS DICE NO AL COGENERATORE!

Il Comitato Civico per la tutela della Salute di Simaxis vi invita tutti a partecipare alla manifestazione per ribadire il dissenso contro il Cogeneratore che minaccia gravemente il nostro territorio.

Venerdi 20 Febbraio a partire dalle ore 15:00 tutti uniti sfileremo pacificamente per le vie principali del paese per difendere il nostro diritto alla Salute.

Il Cogeneratore ad olio animale che sorge alle porte del centro abitato è attualmente sigillato per irregolarità dai NOE ma è ben lungi dall’essere chiuso per sempre, in quanto è stata tenuta una Conferenza dei Servizi per autorizzarlo a posteriori.

Noi diciamo NO all’ inquinamento da diossina e nano particolati che sono tra i principali fattori ambientali scatenanti di malattie cardio respiratorie e tumori.
Noi difendiamo la nostra terra e il nostro futuro.

Tutti insieme possiamo fermarlo!

PROGRAMMA MANIFESTAZIONE

 Ore 15:00- Raduno presso il Campo Sportivo Comunale, ( largo Carlo Felice)

Ore 15:30- Partenza e corteo per le vie del Paese

Ore 18:00- Rientro al Campo Sportivo, zippolata e concerto del gruppo Nasodoble.

I Nasodoble, capitanati da Alessandro Carta nascono a Sassari nel 2004.
Nell’estate 2014 rilasciano il brillante singolo “Cazz..Boh” nel quale con tragica ironia descrivono il disastro politico, sociale, mafioso, militare e industriale della Sardegna.

http://youtu.be/HykSZCdc3YQ

Non perdetevi la loro performance e tutti insieme
lottiamo per difendere la nostra salute e il territorio.

Il Comitato ringrazia tutti coloro che vorranno dare un contributo con cartelli e striscioni.

Per maggiori info:
fb: Simaxis Comitatocivicoperlasalute
e.mail: comitatocivicosimax@gmail.com

Imoi bastat!

bastatLa storia è sempre la stessa: in Sardegna hanno grandi estensioni di terre, sono pochi e non hanno lavoro.

Avantieri ci hanno riempito di poligoni di tiro, basi militari e nucleari e luoghi top secret: oggi siamo il 2% della popolazione italiana e abbiamo il 67% delle servitù militari italiane, migliaia e migliaia di ettari sottratti alla popolazione e un’alta quanto inquietante percentuale di tumori proprio in quelle aree.

Ieri hanno deciso di regalarci un Piano di Rinascita: hanno costruito decine e decine di fabbriche, cattedrali nel deserto che son durate il tanto di procurare qualche miliardo di profitti ai padroni e il necessario per barattare posti di lavoro e cariche istituzionali per qualche decennio: oggi abbiamo fabbriche chiuse e inquinanti, la socializzazione delle perdite e la regione più povera e con più disoccupazione dello stato italiano.

Oggi hanno deciso che siamo buoni per le energie alternative, e basta un viaggio dal nord al sud per capire la portata del fenomeno: decine di migliaia di ettari di suolo agricolo svenduti a imprenditori di tutto il mondo per costruire campi fotovoltaici e impianti di ogni tipo quasi fosse un nuovo sport. Si prendono i milioni di incentivi per le energie alternative, ci abbindolano dando al progetto o all’affare un nome in sardo, due parole sulla salubrità dell’impianto e qualche posto di lavoro per qualche mese e su sardu, omine balente, est frigau! In realtà non è che un nuovo tipo di colonialismo: il capitale si evolve e non diventa buono perché investe in energia pulita, la sua logica è solo una ed è quella del profitto. Ovviamente ce ne accorgeremo dopo venti anni quando ricorderemo ai nostri figli che anche quella volta abbiamo barattato il lavoro con la salute e la distruzione del nostro territorio; quando ricorderemo che  un ricco signore di Bolzano è venuto nella nostra terra e siccome aveva i soldi gli abbiamo permesso di cambiare l’ecosistema delle nostre campagne dove un tempo coltvavamo di tutto e lì, lui, si è fatto i milioni grazie ai nostri campi e oggi l’unica cosa che resta sono tonnellate di ferraglia che dobbiamo smaltire coi nostri soldi. Che non abbiamo.
IMOI EST S’ORA DE DD’ACABAI! SU POPULU DETZIDIT, SU SINDIGU FIRMA!

Documento finale dell’Assemblea Popolare sull’impianto solare-termodinamico di San Quirico.

asssanquirico2 La prima assemblea popolare sull’impianto solare-termodinamico di San Quirico, svoltasi il 10 febbraio, ha visto la partecipazione di un centinaio di oristanesi, volenterosi di informarsi in relazione a un progetto di cui fino a qualche mese fa la maggior parte dei cittadini non sapeva niente. Il progetto infatti era noto all’amministrazione fin dall’autunno 2013, eppure si è arrivati a un livello definitivo di progettazione senza che il comune si preoccupasse minimamente di svolgere una campagna informativa presso i cittadini. Il sindaco e la giunta hanno ritenuto fosse superfluo interpellare i cittadini, anche solo con l’intermediazione del Consiglio Comunale, in relazione alla convenzione stipulata tra il comune di Oristano e la San Quirico Solar Power srl. Quest’atteggiamento cozza con quanto scritto nel programma della coalizione di centrosinistra, in cui si parlava di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini. La scelta del sindaco è stata quella di fare le cose dentro le stanze del potere e anche persone che hanno sostenuto la sua candidatura nel 2012 hanno sottolineato e criticato questo aspetto durante l’assemblea; anche il TAR della Sardegna ha ribadito, in una sentenza relativa al progetto delle serre fotovoltaiche di Narbolia, che i comuni sono obbligati a svolgere un’informazione effettiva dei cittadini e non possono dunque limitarsi alla pubblicità degli atti prevista dalla legge.

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Insieme a te non ci sto più (II lettera a Guido Tendas)

In questi giorni la vita politica oristanese è animata dal dibattito sulla possibile nascita di un impianto Solare-Termodinamico a San Quirico fortemente appoggiata dalla amministrazione comunale.
Quando in campagna elettorale parlavamo di valorizzazione non intendevamo “termovalorizzazione”, ma ridare vita alla nostra città, alla nostra campagna, al nostro mare.

E’ grave soprattutto che l’amministrazione si ostini a prendere accordi su opere invasive e gravose per l’ambiente senza minimamente prendere in considerazione il parere dei cittadini. Ecco, noi ricordiamo bene che in campagna elettorale fu detto “Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia”. Noi non vogliamo che si faccia come ad Atene, ci basta che si faccia come ad Oristano, ci basta che le cose vengano discusse e portate a conoscenza dei cittadini prima che le decisioni siano irreversibili, perché a noi le cose ci piacciono alla luce del sole, anche se non siamo specchi di Archimede.
Per noi valorizzare significa creare, sperimentare, ma anche ridare vita all’esistente, valorizzare il capitale umano. Invece in tre anni, a parte qualche raro caso, ci siamo fossilizzati sul vecchio anziché mirare al nuovo. Perché è vero che cambiare costa, che rivoluzionare comporta anche sacrifici, ma d’altronde chi non osa vivrà sempre di rimpianti. Abbiamo avuto l’occasione, la stiamo sprecando. Volevamo essere avanguardia e siamo finiti per essere spettatori di un gioco che a noi non piace.

Noi non ci stiamo, e questa città la vogliamo difendere e la vogliamo vivere, in un ambiente sano e vivibile.
Ricordo queste parole nel programma: Perché sia realizzato un corridoio verde che dalla città dovrà raggiungere Monte Arci (…) in modo che tutto il territorio, considerata l’orografia pianeggiante di Oristano, sia percorribile con piste ciclabili e camminamenti verso le Frazioni, Torregrande, il mare, lungo il fiume, verso il monte e verso i paesi limitrofi.
Probabilmente qualcuno si è perso in qualche sentiero di montagna