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Braccianti, non schiavi!

Sei un bracciante agricolo e quest’estate lavorerai nelle campagne oristanesi? Sai che gli aspetti più importanti del rapporto di lavoro agricolo, tra cui la retribuzione e l’orario di lavoro, sono determinati dal Contratto Provinciale di Lavoro?
Infatti ogni provincia ha un suo contratto specifico, adattato in base alla situazione economica del settore agricolo e firmato dalle associazioni dei proprietari terrieri (Coldiretti, Confagricoltura, Cia) e dai sindacati dei lavoratori agricolo (Flai, Fai, Uila).
Se sei un bracciante agricolo, secondo il Contratto Provinciale fai parte dell’Area 3 “Operaio comune”, e la tua retribuzione lorda giornaliera è quella riportata in tabella.
L’orario giornaliero normale dovrebbe essere di 6 ore e mezza per un totale di 39 ore di lavoro settimanale; eventualmente il contratto individuale di lavoro potrebbe prevedere la settimana corta di 5 giorni e le 39 ore andrebbero spalmate in quei 5 giorni.
E’ovviamente possibile svolgere lavoro straordinario che non può essere superiore a 3 ore giornaliere e a 18 ore settimanali; ogni ora di lavoro straordinario in agricoltura va pagata il 30% in più.

Sappiamo benissimo che la maggior parte dei braccianti agricoli in provincia di Oristano lavorano in nero; però queste regole su orario di lavoro e retribuzione rappresentano misure base, standard minimi di dignità che ogni lavoratore agricolo dovrebbe conoscere e sbattere in faccia ai proprietari terrieri che lucrano sul nostro sudore!

Mettiamo le basi per contrastare il lavoro nero nelle nostre campagne e riprenderci dignità!

 

Se i Centri per l’Impiego promuovo tirocini abusivi…

I Centri per l’Impiego della provincia di Oristano, in buona compagnia con tutti quelli della Sardegna, continuano a promuovere e attivare tirocini abusivi nel settore della ristorazione e del turismo (e non solo).

Occorrono nozioni base di diritto del lavoro, che gli operatori dei CPI dovrebbero avere, per sapere che i tirocinanti non possono svolgere attività meramente pratiche e manuali e non possono partecipare alla capacità produttiva di una impresa. Il tirocinio non costituisce un rapporto di lavoro ma unicamente una esperienza formativa per il tirocinante che, grazie all’affiancamento a un tutor, può conoscere dall’interno un determinato contesto lavorativo, vedere e conoscere in modo diretto come si svolge una professione o un mestiere, incrementare le proprie conoscenze e così poter orientare le proprie scelte nel mondo del lavoro. Lo svolgimento del tirocinio durante la stagione estiva per fare camerieri, lavapiatti, addetti al ricevimento, baristi, banconieri e altre figure affini, è quindi per sua natura incompatibile con i principi che regolano tale strumento.

In questo periodo, dove le attività ricettive e turistiche iniziano a formare i propri organici per la stagione estiva, si nota un incremento delle offerte di tirocinio in questo settore, visibili nei vari siti di incontro tra domanda e offerta di lavoro e anche nei social network; particolarmente grave è che alcune di queste offerte, e quindi questa pratica abusiva e illegale, sia veicolata attraverso i canali istituzionali della Regione Sardegna e promossa dagli uffici territoriali dell’ASPAL, cioè di un organismo tecnico della RAS.

Siamo stanchi di rapporti di lavoro subordinato mascherati da tirocini, siamo stanchi di queste pratiche di sfruttamento e della loro normalizzazione che è sempre più ricatto nei confronti della forza lavoro giovanile; il lavoro va pagato e regolarizzato secondo la contrattazione collettiva senza possibilità di mediazione.

Chiediamo che le offerte di tirocinio incongruenti attualmente promosse dai CPI siano cancellate dai canali ufficiali; chiediamo maggiori controlli da parte della sede territoriale dell’INL e un controllo specifico e mirato verso quei tirocini già attivati per i lavori a bassa specializzazione dove, in caso di non rispetto delle regole e come prevede la normativa, si dovrà procedere con la trasformazione del tirocinio in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Collettivo Furia Rossa – Oristano

Assemblea contro lo sfruttamento. Cambiamo i tirocini!

Siamo giovani sardi, tirocinanti, ex tirocinanti e potenziali tirocinanti.

Siamo quella fascia di popolazione sulla quale continuano a pesare fortemente gli strascichi della crisi e le scelte politiche degli ultimi venti anni e oltre; la disoccupazione giovanile in Sardegna continua a rimanere su tassi allarmanti (56,3%) e sempre più spesso siamo costretti all’emigrazione, al lavoro nero, alla dequalificazione rispetto alle competenze che abbiamo acquisito con anni di studio o imparando un mestiere.

La prima esperienza di approcio al mondo del lavoro per molti giovani sardi è sempre più spesso il tirocinio, uno strumento di politica attiva periodicamente incentivato anche dalla Regione Sardegna, che, se di per sé, può essere uno strumento utile, nella realtà dei fatti si dimostra uno strumento atto a legittimare situazioni di sfruttamento del lavoro e utile solo ad abbattere il costo del lavoro per le imprese. Il tirocinio oggi si palesa come un ricatto vero e proprio in cui siamo chiamati a scegliere tra disoccupazione e lavoro sottopagato: è una situazione che non siamo più disposti ad accettare e per la quale chiediamo degli interventi immediati.

Deve essere chiaro: il tirocinio non costituisce un rapporto di lavoro ma unicamente una esperienza formativa per il tirocinante che, grazie all’affiancamento a un tutor, può conoscere dall’interno un determinato contesto lavorativo, vedere e conoscere in modo diretto come si svolge una professione o un mestiere, incrementare le proprie conoscenze e così poter orientare le proprie scelte nel mondo del lavoro.

Il tirocinante non dovrebbe mai partecipare alla capacità produttiva di una impresa, il tirocinante non dovrebbe mai svolgere mansioni meramente pratiche e manuali; insomma il tirocinante non può svolgere attività di lavoro subordinato. Anche le linee guida “nazionali” del 25 Maggio 2017 sono abbastanza chiare: “al fine di qualificare l’istituto e di limitarne gli abusi […] il tirocinio non può essere utilizzato per tipologie di attività lavorative per le quali non sia necessario un periodo formativo“. Evidentemente la realtà dei fatti non è questa; infatti è ormai prassi che i tirocinanti svolgano attività lavorativa come un qualsiasi altro lavoratore, spesso con gli stessi ritmi e orari ma con una indennità lorda di 400€ o 450€ al mese e senza contributi previdenziali, e, quando il tirocinio è attivato con l’Avviso della Regione, all’impresa spetta un modico esborso di 150€.

Il 25 Maggio 2017 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le nuove linee guida italiane dove indica degli indirizzi da seguire sui vari aspetti che regolano il tirocinio; nonostante l’evidente abuso che si fa dei tirocini, al posto di porre un argine, queste linee guida sono nettamente peggiorative: esse liberalizzano di fatto l’istituto con il tirocinio extracurriculare unico, mentre prima la netta distinzione di tre tipi di tirocinio serviva a modulare ogni tipologia in base a chi fosse il destinatario; viene aumentata la durata massima del tirocinio a 12 mesi mentre prima il tirocinio formativo e di orientamento poteva durare massimo 6 mesi (non sono un po’ troppi dodici mesi per formarci?); viene fissata l’indennità minima a 300€, esattamente come in passato. Il quadro potenziale che si forma con queste modifiche, vede la possibilità per un’impresa di far lavorare un tirocinante fino a 8 ore al giorno, per 12 mesi, a 300€ lordi al mese! Che dire poi del rischio sempre più concreto di rimanere incastrati in un vortice continuo di tirocini, dove finito uno se ne inizia un altro per altri 12 mesi, con buona pace del desiderio di vedere un contratto di lavoro regolare?

Fortunatamente queste linee guida non sono legge ma solo linee di indirizzo, in quanto la regolazione ufficiale spetta alla Regione Sardegna che può disattendere completamente tali linee e formularne altre più favorevoli per i tirocinanti. Tanto per rafforzare quanto abbiamo già detto prima, i tirocini, rientrano nella materia “formazione” e non “lavoro” e su tale materia ha competenza esclusiva la Regione.

Sappiamo che in Regione si sta già lavorando sulle nuove linee guida regionali e noi intendiamo intervenire con delle richieste ben precise.

Vogliamo:

  • una distinzione netta tra le tre tipologie di tirocinio: I) tirocini formativi e di orientamento, II) tirocini di inserimento/reinserimento al lavoro e III) tirocini in favore di disabili, persone svantaggiate e richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, giacché ognuno di essi risponde ad esigenze diverse;
  • una durata massima del tirocinio di 6 mesi;
  • una indennità minima di partecipazione di 800€ (esattamente come nella Regione Lazio); dal momento che si continua a chiudere gli occhi rispetto al fatto che i tirocinanti svolgano effettiva attività lavorativa e anzi lo si accetta, allora vogliamo ricevere una somma più dignitosa;
  • controlli-filtro sulle offerte di tirocinio, almeno in quelle pubblicate nei canali ufficiali della Regione Sardegna; non è possibile continuare a vedere offerte per attività che non necessitano di formazione o che richiedono pregressa esperienza lavorativa, ciò contrasta con la normativa e sono il primo allarme rispetto a una futura situazione di abuso;
  • maggiori controlli da parte dei soggetti promotori e maggiori controlli sui soggetti promotori, rei troppo spesso di chiudere un occhio rispetto a situazioni di abuso;
  • maggiori e genuini controlli ispettivi sui luoghi di lavoro che, in caso di accertamento di un abuso, darebbero diritto al tirocinante a vedersi riconosciuta l’applicazione retroattiva di tutti i trattamenti economici e normativi spettanti ai lavoratori che svolgono le sue stesse mansioni.

Non possiamo non segnalare inoltre i sempre più frequenti ritardi nel versamento di quella modesta indennità che ci spetta e chiedere di intervenire a garanzia di una maggiore regolarità e puntualità.

Su questi punti daremo battaglia e siamo pronti a farci sentire.

TIROCINI, E’ ORA DI CAMBIARE

Il 25 Maggio 2017 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le nuove “Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento” che vanno a sostituire le “Linee guida in materia di tirocini” approvate nel Gennaio 2013 in attuazione dell’art.1 c.34 della legge Fornero.
In questa materia le Regioni hanno competenza esclusiva, potendo, a discrezione, ricalcare o distaccarsi completamente da tali Linee Guida, che sono solamente un punto di riferimento, delle indicazioni di indirizzo fornite dalla stato centrale rispetto alle quali, in sede legislativa, le regioni hanno piena autonomia con unico limite quello di non poter fissare disposizioni peggiorative a tutela dei lavoratori.
Con tutta evidenza le nuove linee guida sono coerenti con l’impostazione del Jobs Act; si accontentano gli appettiti delle imprese, del mercato e di chi vuole vincere facile coi numeri periodici sul tasso di occupazione (dopo vedremo perché), con buona pace per i lavoratori e per quella che dovrebbe essere la reale natura del tirocinio.

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SOLIDARIETÀ AI DIPENDENTI COMUNALI IN LOTTA, SOLIDARIETÀ ALL’UNIONE SINDACALE DI BASE

da entilocali.usb.it

Immaginate di sedervi a un tavolo per decidere tutti assieme che utilizzo fare di determinate risorse appartenenti alla vostra collettività e come ripartirle; stabilito come utilizzarle, colui cui viene affidato il possesso delle vostre risorse, dopo avervi stretto la mano, ignora di dar seguito a quanto stabilito e utilizza a proprio piacimento quelle risorse.
Questo è quanto ha fatto il comune di Oristano con i dipendenti comunali negli ultimi anni.
Dopo aver firmato il Contratto Integrativo Decentrato con le RSU e le organizzazioni sindacali di categoria – stabilendo come utilizzare il fondo per le risorse decentrate e quindi le fattispecie di indennità spettanti ai lavoratori (il cosiddetto salario accessorio) e il loro valore e criterio di ripartizione – il Comune di Oristano, come sostiene l’Unione Sindacale di Base, non ha assegnato in maniera corretta le indennità e con una distribuzione unilaterale dei compensi ha privato la maggior parte dei dipendenti di quanto effettivamente gli spettasse.
L’USB, a tutela dei lavoratori, ha chiesto l’intervento della Procura della Repubblica di Oristano, della Corte dei Conti, del Servizio ispettivo e di quello anti corruzione del Ministero dell’Economia e delle Finanze affinché si verifichi l’uso delle risorse e si accertino le responsabilità dei dirigenti preposti.
La situazione che si è venuta a creare, che si configura come uno dei rari casi di conflitto sindacale sulla distribuzione delle risorse decentrate, la dice lunga sul rapporto dell’amministrazione Tendas con il personale. Un’amministrazione totalmente assente nelle politiche del personale e tale si è dimostrata sino alla fine con un deciso rifiuto al dialogo con i lavoratori in agitazione e con il rifiuto di ogni mediazione nell’incontro tenutosi in prefettura.
Altro fatto di gravità inaudita e di condotta antisindacale che si inserisce nella vertenza in corso è stato il sequestro da parte della polizia locale, di bandiere e striscioni dell’USB che, posti fuori dal municipio, comunicavano alla popolazione lo stato di agitazione. Il sequestro è avvenuto senza nessuna formale comunicazione e senza un verbale, fatto anomalo che ha portato 11 senatori a presentare una interrogazione al ministro dell’Interno. Sia chiaro che il capo della polizia municipale Rinaldo Dettori che ha ordinato la rimozione dei vessilli sindacali non è propriamente superpartes nella vicenda; sia perché una delle specifiche irregolarità che si chiede di rivedere è l’indennità di turno che spetterebbe ad alcuni vigili urbani che stanno sotto il comando di Dettori, sia perché lo stesso fa parte della delegazione di parte pubblica che ha firmato l’ultimo contratto decentrato.

Nell’esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai lavoratori in lotta e all’USB, facciamo nostre le semplici richieste del sindacato e della RSU:
– siano pagate le indennità secondo il contratto decentrato proposto e votato in maggioranza dall’assemblea dei lavoratori
– sia restituito il maltolto a chi lavora
– siano avviate al più presto le contrattazioni per il nuovo contratto decentrato.

Collettivo Furia Rossa – Oristano