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Amazon pigliatutto, ora vuole Deliveroo

La prima a dare la notizia è Sarah Butler sul Guardian, qua – per il momento – se ne parla solo in pochi siti specializzati e, ovviamente, fra i lavoratori del settore. Amazon mette a segno un investimento di centinaia di milioni di dollari in una delle sorelle del food delivering e l’impressione generale è che nei piani del colosso capitalista di Seattle ci sia l’ingresso, il cui impatto sarebbe devastante, nel settore delle consegne alimentari, uno dei più vivi dell’economia dello sfruttamento contemporanea, la cosiddetta Gig Economy.

A quanto ammonti precisamente l’investimento di Amazon, non è dato saperlo: sappiamo che si tratta della quota più consistente di un piano da 450 milioni di dollari, proposto nel 2019 e bloccato dall’autorità antitrust britannica per il rischio di forti limitazioni alla concorrenza del settore. L’inchiesta della Competition and Markets Authorities era in alto mare, ma nelle ultime settimane è arrivato dagli amministratori di Deliveroo un grido d’allarme che ha spinto i watchdogs britannici ad accelerare i tempi.

“Senza ulteriori investimenti, che al momento sono ipotizzabili solo da parte di Amazon, è chiaro che Deliveroo non sarebbe in grado di raggiungere i suoi obiettivi finanziari e dovrebbe uscire dal mercato”. Sulla base di queste considerazioni, la CMA ha deciso di dare il via libera provvisorio all’investimento di Amazon. La decisione definitiva si attende per giugno.

Il guaio di Deliveroo sembra essere legato al fatto che in Inghilterra anche le grandi catene come Burger King o KFC hanno interrotto negli ultimi due mesi la produzione di cibo per consegne. La liquidità scarseggia, insomma, e l’azienda ha un disperato bisogno del sostegno di Amazon. Sostegno che, però, può trasformarsi in un abbraccio mortale, considerando le tendenze monopolistiche del colosso guidato da Jeff Bezos.

Il grande capitale subirà una grossa fase di riorganizzazione interna nei prossimi tempi. Facile prevedere chi ne pagherà le conseguenze: noi.

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Dall’apriscatole alla casta

Sicuramente il dibattito scientifico l’avrà superata da parecchio, ma la legge ferrea dell’oligarchia formulata agli inizi del Novecento dal sociologo tedesco Robert Michels, continua ad avere una potenzialità predittiva interessante. In sostanza, non ce ne vogliano i sociologi per la semplificazione, l’idea di Michels era questa: qualsiasi organizzazione politica dopo un po’ di tempo trasforma i propri mezzi, nei propri fini. In altre parole, lui si riferiva alla SPD tedesca, gli obiettivi ideologici lasciano sempre più spazio agli obiettivi pragmatici della perpetuazione, a tutti i costi, della propria esistenza.

L’ultima vittima, in ordine di tempo, è il Movimento 5 Stelle, che dall’apriscatole è passato in pochi anni al riempipoltrone. Ve li ricordate i tempi della scatoletta di tonno? Finiti. E il balletto col Partito Democratico sulle nomine nelle principali società pubbliche è l’acme di un percorso che va avanti da tempo. Il Movimento viene dato dagli ultimi sondaggi sotto il 15%. Sanno che la fine si sta avvicinando, così – complice anche il rischio sempre più concreto di una crisi di governo – la sua fazione governativa ha dato un’accelerazione alle procedure per lo spoil system all’interno dei colossi dell’industria pubblica italiana, quando il buon senso avrebbe consigliato – in una situazione di provvisoria sospensione di molti istituti della democrazia partecipativa – di rimandare l’operazione. Il prezzo è l’acuirsi delle tensioni interne, con il ritorno in grande stile di Di Battista, che guarda a destra e propone una nuova collocazione internazionale per l’Italia, al fianco della Cina in rottura non solo con gli USA, ma anche con l’Unione Europea.
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La politica allo sbando chiede certezze alla scienza. E dimentica le sue responsabilità

Può sembrare assurdo prendere, come esempio per descrivere questi tempi, una figura di secondo piano come il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. Ma le sue dichiarazioni di ieri al Corriere della Sera, in cui ha affermato che la scienza dovrebbe fornire certezze inconfutabili, hanno effettivamente un valore simbolico molto alto.

Le riporto inegralmente: «Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema. Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c’è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino».
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IL DELITTO E LA SOLENNITÀ (“questo è il mio corpo”: la Rwm e l’eucarestia)

Lunedi sera, proprio in prima serata, la trasmissione “Presa Diretta” ha mandato un contributo di inchiesta da Domusnovas, realizzato il giorno di Santa Barbara patrona degli esplosivi; nei nostri paesi “Sant’arbara mia ‘e sos campos” era invocata durante le tempeste, quando i fulmini squarciano il cielo e i tuoni fanno ballare la terra; questo effetto di deflagrazione e di panico è il medesimo che si vive nelle esplosioni ed è proprio per questo che dalla scoperta della polvere da sparo in poi ogni deposito di ordigni grande e piccino si fregia del nome e del titolo della povera santa, che nel frattempo è stata però retrocessa dal calendario di santa madre chiesa, dal 1969, a causa della sua incerta storicità. Resta tuttavia, ci ricorda un articolo della rivista “Famiglia Cristiana” del 4 dicembre, una delle sante più venerate al mondo in tutti i continenti, da pompieri, minatori, artificieri e infine anche dalla marina militare italiana: una vera santissima donna cannone.

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Geografie variabili: speculazione, Land grabbing e deforestazione in Sardegna

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Il land grabbing o accaparramento delle terre, è un fenomeno relativamente nuovo della geografia politica moderna. Chi sono gli attori principali di questo fenomeno e sopratutto chi ne paga i costi?

Secondo le stime della FAO entro il 2050 sulla terra abiteranno 9 miliardi di persone rispetto ai 6,7 miliardi attuali, e il fabbisogno di cibo sarà del 70 per cento in più rispetto a quello attuale. Anche gli stili di vita e le diete alimentari dei paesi emergenti stanno cambiando, e richiedono una produzione di cibo sempre maggiore e sempre più diversificata. A pagare il prezzo di questi cambiamenti sono le aree più povere del mondo sotto il profilo economico, ma più ricche dal punto di vista della terra coltivabile e della disponibilità di materie prime e risorse energetiche.

Sempre secondo la FAO dal 1960 al 2010 le terre destinate a colture alimentari sono aumentate del 12 per cento, e l’aumento della produttività agricola mondiale nello stesso periodo è stata del 150-200 per cento. Su 4,4 miliardi di ettari di terra idonea alla coltivazione, 1,6 miliardi di ettari sono attualmente messi a coltivazione.

Quest’anno a Milano si terrà l’Esposizione Universale Milano 2015, Italia il cui tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Il cibo sarà l’ingrediente principale di questa edizione dell’EXPO. Circa 800 milioni di persone secondo i rapporti FAO soffrono la fame e non hanno diritto ad un’alimentazione adeguata. Nel mentre nei paesi africani investitori statunitensi, indiani, europei, sauditi, acquistano o affittano migliaia di ettari di terra per produrre colture da esportare nei mercati nazionali o da utilizzare per la produzione di biocarburanti. Le risorse idriche del pianeta stanno iniziando a scarseggiare, e già il 40 per cento della popolazione mondiale vive in regioni povere d’acqua. Contemporaneamente la Sardegna si trova sotto un potente attacco speculativo, che sottrae terre agricole e coltivabili e distrugge il patrimonio boschivo. La terra diventa uno spazio adibito all’estrazione di profitto per i privati, ma è sottratta alla disponibilità della collettività. La Sardegna è accomunata al sud del mondo dal fenomeno del land grabbing, analizziamone la storia, le peculiarità e discutiamo le strategie di resistenza in atto e da porre in essere nel futuro.