La politica allo sbando chiede certezze alla scienza. E dimentica le sue responsabilità

Può sembrare assurdo prendere, come esempio per descrivere questi tempi, una figura di secondo piano come il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. Ma le sue dichiarazioni di ieri al Corriere della Sera, in cui ha affermato che la scienza dovrebbe fornire certezze inconfutabili, hanno effettivamente un valore simbolico molto alto.

Le riporto inegralmente: «Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema. Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c’è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino».

Povero Boccia, s’è perso secoli e secoli di evoluzione della scienza. È ancora convinto, sembrerebbe, che la conoscenza del mondo si basi sui dogmi di un’auctoritas e non su processi estremamente complessi che coinvolgono gli attori della comunità scientifica.

D’altra parte, il guaio è che Boccia testimonia un sentimento abbastanza diffuso in larghe fette della società, soprattutto in quelle che comprendono coloro che guadagnano il proprio pane quotidiano operando con gli strumenti culturali e intellettuali, la cosiddetta inteligencja. E sono tanti gli scienziati che hanno contribuito alla creazione di questo clima, basti pensare all’infelice affermazione di Roberto Burioni: «La scienza non è democratica». In realtà, difficile immaginare qualcosa di più democratico e orizzontale di una comunità scientifica che funziona bene. Certo, a meno che il proprio sistema di riferiLmento non sia quello del baronaggio accademico!

Questo il problema generale. Ne emerge anche uno più specifico dalle dichiarazioni di Boccia, che non è un pinco pallino, ma un ministro nonché esponente non irrilevante del Partito Democratico. La tragedia di una politica che non riesce più a concepire, per sé stessa, un ruolo che vada al di là del mantenimento dei propri privilegi di ceto.

Perché, ad oggi, la scienza sta andando avanti coi suoi ritmi (e coi suoi problemi) e prima o poi ne caverà piede dal pantano rappresentato da questa epidemia. Ma non spettava alla scienza potenziare, ai primi segnali di allarme, il sistema sanitario aumentando i letti in terapia intensiva. E non spettava alla scienza fornire strumenti efficaci ed efficienti per far fronte alla crisi economica.

In Sardegna lo sappiamo bene, dato che abbiamo avuto il triste destino di ritrovarci nel bel mezzo di questa emergenza con uno dei peggiori ceti politici, maggioranza e opposizione, della nostra storia recente. La situazione in Italia non è molto diversa, ma difficilmente il mal comune stavolta potrà valere un mezzo gaudio.

dp

Foto: World Health Organization photo by D. Henrioud, Preparation of measles vaccine