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TIROCINI, E’ ORA DI CAMBIARE

Il 25 Maggio 2017 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le nuove “Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento” che vanno a sostituire le “Linee guida in materia di tirocini” approvate nel Gennaio 2013 in attuazione dell’art.1 c.34 della legge Fornero.
In questa materia le Regioni hanno competenza esclusiva, potendo, a discrezione, ricalcare o distaccarsi completamente da tali Linee Guida, che sono solamente un punto di riferimento, delle indicazioni di indirizzo fornite dalla stato centrale rispetto alle quali, in sede legislativa, le regioni hanno piena autonomia con unico limite quello di non poter fissare disposizioni peggiorative a tutela dei lavoratori.
Con tutta evidenza le nuove linee guida sono coerenti con l’impostazione del Jobs Act; si accontentano gli appettiti delle imprese, del mercato e di chi vuole vincere facile coi numeri periodici sul tasso di occupazione (dopo vedremo perché), con buona pace per i lavoratori e per quella che dovrebbe essere la reale natura del tirocinio.

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Indipendentismo, occhio ai falsi profeti: l’armata Maninchedda alla conquista di Oristano

Il filologo, politico e assessore regionale Paolo Maninchedda

L’11 maggio scorso sul blog di Paolo Maninchedda, presidente del Partito dei Sardi, è apparsa una piccata nota di rimprovero nei confronti della stampa oristanese. La ramanzina riguarda la cecità dei giornalisti locali, che non si accorgono che “A Oristano sta succedendo che esiste un partito indipendentista, il Partito dei sardi, il nostro partito, e che questo partito ha costruito insieme ad altre forze politiche una proposta politica credibile per la città”. Già da subito viene da chiedersi in che preciso momento tutto ciò sia iniziato a succedere, perché a guardare indietro, fino a qualche mese fa non ci risulta che Oristano comparisse nella cartina geografica del Partito dei Sardi, né tantomeno che il Partito dei Sardi abbia mai mosso anche un solo dito per un’iniziativa politica nella nostra città. Provare per credere: andate sulla homepage di linkoristano.it, digitate nella barra per la ricerca interna al sito “Partito dei sardi” e …(rullo di tamburi)… non troverete nulla che non faccia riferimento agli incontri nelle segrete stanze che hanno preceduto la consegna delle liste. In realtà, per dovere di cronaca, bisogna sottolineare che appare una proposta pacchianissima di Franciscu Sedda in merito all’apposizione nelle piazze di ogni comune sardo di una copia di un gigante di Mont’e Prama. Franciscu Sedda è un semiologo, segretario del Partito dei Sardi e consulente dell’Assessorato regionale ai Lavori Pubblici – l’assessore è Maninchedda – per un compenso lordo annuo di 82.249,90 euro (qui la fonte). E non scherzate, perché qualcuno potrebbe sempre rispondervi che un semiologo può dare un grande contributo nella scelta dei cartelli stradali.
Ma tornando a noi e alla ramanzina dell’on. Maninchedda, egli rimprovera di non usare, per riferirsi al polo di cui fa parte il Partito dei Sardi, la parola indipendentista. Il polo è in questione, che candida a sindaco il medico Vincenzo Pecoraro, è composto appunto dal Partito dei Sardi, dall’Udc, dalla lista Idee Rinnovabili (che fa capo a Salvatore Ledda) e dalla lista civica Cittadini per Oristano. Ora, qualcuno è in grado di spiegarci con quale faccia si possa definire indipendentista una coalizione dove c’è l’UDC? Chiediamo pubblicamente a Giuliano Uras di confermare o smentire il suo essere indipendentista e lo chiediamo, già che ci siamo, anche a Pierferdinando Casini. Quella di Maninchedda è propaganda spicciola, ci rifiutiamo di dare l’attributo di indipendentista a un partito, come il Partito dei Sardi, e scriviamo queste righe per mettere in guardia tutti coloro che hanno a cuore quella parola. Il PdS governa in regione assieme al Partito Democratico, a Oristano ha provato fino all’ultimo a fare la coalizione col Pd e alla fine è andato con l’UDC che evidentemente offriva condizioni politiche migliori. In un partito che ha come costante l’alleanza con i partiti italiani a tutti i costi, noi di indipendentista ci vediamo ben poco; il filo conduttore dei pellegrinaggi PdS nelle settimane che hanno preceduto la consegna delle liste era quello di puntare all’alleanza con partiti forti (il PD ha un bel bacino di 1500 voti circa e l’UDC risulta il partito più votato alle comunali 2012 con più di 2000 voti), ossia che potessero puntare alla vittoria. Più che di indipendentismo, noi parleremmo di opportunismo.

FENOSU, UN FUTURO STELLARE

L’aeroporto di Fenosu sarà sicuramente un tema molto caldo in questa campagna elettorale per il municipio, ma saranno solo parole al vento quelle dei aspiranti sindaci, leggère quanto i biplani che qualche anno fa decollavano dalla pista alle falde del Monte Arci? Beh, il rischio è forte. Il comune ha liquidato le sue quote e tutti gli altri enti pubblici coinvolti (tra cui l’azionista di maggioranza, la provincia di Oristano) hanno cedute le loro quote tramite asta. Continua la lettura di FENOSU, UN FUTURO STELLARE

28 APRILE, PULLMAN DA ORISTANO PER QUIRRA

28 aprile per Sa Die de sa Sardigna grande manifestazione di A Foras presso il Poligono di Quirra contro la guerra e contro l’occupazione militare della Sardegna.
L’impegno di A Foras, l’assemblea che riunisce organizzazioni e persone contro l’occupazione militare della Sardegna, continua senza sosta e con ancora maggiore forza e determinazione. Il 28 aprile, per Sa Die de sa Sardigna, si terrà una nuova grande manifestazione, questa volta presso il Poligono di Quirra.
Contro la guerra
A FORAS – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna – ha deciso durante l’ultima assemblea di Bauladu di tornare a manifestare ai poligoni dopo il grande corteo del 23 novembre 2016 a Capo Frasca.
In una fase come questa, che vede una criminale escalation di azioni militari in Medio Oriente e in tutto il mondo, è sempre più urgente prendere iniziative contro le aggressioni dell’imperialismo e del colonialismo. E’ questa l’unica strada per aprire speranze e possibilità di pace ed esprimere solidarietà attiva a quanti subiscono le conseguenze della guerra.
La lotta per chiudere la fabbrica di armi e liberare la Sardegna dalle basi militari continua con la manifestazione di questo mese. Questa volta abbiamo scelto una data simbolo: il 28 di aprile.
Perché il 28 aprile
Vogliamo dare a questa giornata, scelta dalle istituzioni per celebrare Sa Die de sa Sardigna, un connotato diverso dalla semplice celebrazione attraverso rituali, testimonianze e folklore cristallizzato. Vogliamo far sì che diventi un momento di protagonismo attivo, una giornata di lotta che sia davvero di liberazione.
Quale miglior modo di ricordare l’autodeterminazione di un popolo se non quello di costruire il proprio destino andando a contrastare l’occupazione militare?
Una terra che subisce da decenni il giogo della NATO, degli Stati Uniti, dello Stato Italiano con i loro militari e il carico di nocività non ha bisogno di celebrazioni storico/culturali, ma l’esercizio della memoria deve servire ad azioni concrete di impegno civile.
Perché il Poligono di Quirra
Questi i motivi per cui ci mobilitiamo il 28 aprile, scegliendo di farlo al Poligono Interforze del Salto di Quirra (PISQ) – fiore all’occhiello dell’occupazione militare della Sardegna. Saremo a Quirra con centinaia di bandiere dei quattro mori a far vedere un popolo unito contro il suo aguzzino.
La Sardegna non è lontana dagli scenari di guerra, ma coinvolta suo malgrado e complice, con le sue terre usate per le esercitazioni e i test sperimentali, prima di andare ad uccidere e aggredire altri popoli, e con la fabbrica di bombe RWM di Domusnovas che produce a pieno ritmo bombe sganciate su popolazioni inermi.
Per questo saremo a Quirra, in questo poligono simbolo dell’occupazione militare, istituito nel lontano 1956 e ad oggi il più esteso d’Europa, con i suoi oltre 13.000 ettari. I danni sugli abitanti e sull’ambiente sono conclamati e oggetto, in questo momento, di un processo che vede imputati 8 ex generali per i danni all’ambiente, agli animali e agli esseri umani che quel territorio lo vivono e lo dovrebbero poter vivere liberamente.
Oggi si scrive Quirra e si legge esercitazioni militari, test di tecnologie micidiali e ricatto al territorio. Domani non dovrà più essere così.
Non accetteremo una riconversione che significhi restituire le terre e l’economia locale ai militari sotto il nome di ricerca scientifica e tecnologica.
Tutti insieme lotteremo affinché non ci siano più tumori, neonati deformi, agnelli polifemo, lo faremo perché si possa tornare su quelle terre non ancora irrimediabilmente compromesse dalla presenza militare e troveremo insieme i modi per renderle nuovamente utilizzabili.
Se non agiamo noi, che la Sardegna la viviamo in prima persona, nessuno lo farà per noi.
Preparazione alla manifestazione
In vista di questa importante giornata percorreremo tutta la Sardegna perché vogliamo che le persone aderiscano in modo sempre più numeroso, ma anche consapevole e informato. Saremo presenti in particolare in Sarrabus e Ogliastra con la presentazione del nostro dossier sul PISQ e il suo impatto sul territorio.
Nei diversi territori ci stiamo già attivando per l’organizzazione dei pullman e il trasporto in comune, in modo da garantire la maggior partecipazione possibile.
Invito alla partecipazione di massa
Invitiamo alla partecipazione attiva tutti coloro che si riconoscono in queste motivazioni. Invitiamo ad una mobilitazione di massa, da tutte le parti della Sardegna, attraverso la diffusione dell’informazione nelle scuole, nelle università, nelle nostre comunità, nei piccoli e grandi centri. Invitiamo a partecipare ad una giornata di lotta, di impegno civile, ma anche di festa e di condivisione. Portiamo la bandiera che ci identifica come popolo, la bandiera dei quattro mori, portiamo la nostra volontà di essere uniti per una causa giusta. Saremo lì per bloccare le esercitazioni in corso e per riappropriarci della terra sottratta.
Luogo e ora
L’appuntamento è per il 28 aprile alle ore 11.00 nelle vicinanze del bar Quirra lungo la vecchia S.S.125 al km 78.
I canali di informazione e di contatto:

Rifugiati: perché Oristano non partecipa al sistema SPRAR?

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati è un sistema pubblico di gestione dei richiedenti asilo e dei rifugiati, finanziato dal Ministero dell’Interno tramite il Fondo nazionale per le politiche e i sistemi di asilo. Il Sistema SPRAR attualmente mette a disposizione 26012 posti per richiedenti asilo e rifugiati, di cui 2007 dedicati a minori non accompagnati e 592 per persone con disagio mentale o disabilità.

La Sardegna è la terzultima regione per numero di enti locali aderenti al sistema SPRAR fra le 19 regioni coinvolte; partecipa al sistema solo con 9 progetti per un totale di 208 posti, penultima regione succeduta solo dal Trentino Alto Adige con 149 posti.
Lo SPRAR funziona come sistema di “seconda accoglienza” per i richiedenti asilo e i rifugiati, con la partecipazione attiva degli enti locali e dei soggetti del terzo settore.

A differenza dei Centri di Prima Accoglienza, deputati appunto al soccorso immediato e ad una prima scrematura dei soggetti arrivati sul territorio nazionale, lo SPRAR garantisce una protezione temporanea di 6 mesi, prorogabili, duranti i quali viene processata la domanda di asilo da parte della Commissione Territoriale competente, che stabilisce se il richiedente possa godere o meno della protezione internazionale e quindi restare sul territorio nazionale.

Questo Sistema garantisce in primo luogo la trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici, e in secondo luogo quella “accoglienza decentrata” volta a favorire buone pratiche e processi di integrazione per i soggetti vulnerabili.

E’ auspicabile dunque che si apra una discussione pubblica circa l’opportunità di aderire al Sistema SPRAR, condividendo questa scelta importante con la popolazione che saprà certamente dare prova di grande maturità e accoglienza. Ci sembra doveroso che anche il comune di Oristano faccia la sua parte in questo momento di grande difficoltà. E’ utile inoltre ricordare che la Sardegna al momento ospita 5668 migranti su una popolazione di 1.639.362, cioè lo 0,34%. Gli stranieri regolarmente residenti sono invece 45079, di cui più della metà sono donne. Gli stranieri rappresentano dunque il 2,7% della popolazione, di cui più della metà sono provenienti da paesi del continente europeo. Chi parla di sostituzione etnica o è volutamente in malafede o non sa di cosa parla.

Dare accoglienza ai rifugiati e ai richiedenti asilo ci sembra un obbligo morale, politico e anche giuridico. L’articolo 10 della costituzione italiana recita infatti che “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

D.S.