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Totu un’àtera storia

Totu un’àtera stòria non vuole essere un momento di dibattito scientifico. Vuole essere un momento in cui appassionati, studiosi e persone interessate parlano di storia della Sardegna. Dal dibattito non verranno fuori grandi scoperte o rivoluzioni teoriche, non ci interessa quello. Speriamo che venga fuori però un arricchimento generale per coloro che vi prendono parte, nella prospettiva di un confronto fra diverse discipline e fra diversi punti di vista e soprattutto con l’occhio sempre ben fermo al presente. Conoscere la nostra storia per capire dove abbiamo sbagliato e cosa possiamo recuperare del nostro passato con l’obiettivo di costruire un futuro diverso per questa terra e per chi la abita.
Il primo tavolo cercherà di affrontare una dicotomia fondamentale nella storia sarda, quella fra città e campagna. Nello specifico saranno la Città per eccellenza, Cagliari, sede di tutta la macchina regionale e la piccola Cabras, dove un pugno di pescatori mise in piedi una lotta durata più di vent’anni per ottenere la gestione dello stagno. La burocrazia e la politica regionale dovettero fare i conti con quella mobilitazione, ma li fecero a modo loro. Enrico Lobina, militante del circolo cagliaritano ME-TI e profondo conoscitore della storia e della realtà amministrativa sarda, ci racconterà qualche aspetto di quella retorica della riforma che ha permeato l’attività della Regione Autonoma Sarda per sessant’anni e Davide Pinna, militante del Collettivo Furia Rossa, dialogherà con lui, raccontandoci in parte come la retorica della riforma abbia influenzato quella lotta.
Nel secondo tavolo vedremo come ancora oggi l’eredità della Prima Guerra Mondiale influenzi l’immaginario collettivo sardo. Omar Onnis, storico e autore di numerosi libri sulla Sardegna, affronterà nello specifico quello che è stato la Prima Guerra Mondiale per i sardi e le conseguenze che quell’importante evento storico ha avuto sulla nostra terra, sia a livello materiale che a livello ideologico. Con lui dialogherà Andria Pili, studente cagliaritano e militante dell’associazione giovanile indipendentista SCIDA, che si concentrerà soprattutto sulla storia della Brigata Sassari, destreggiandosi fra la costruzione del mito e la realtà storica, spesso nascosta dalla celebrazione di un’ideale che non esiste veramente.
Il terzo tavolo infine vedrà Gigi Olla, insegnante e curatore del sito www.dpsarda.wordpress.com, dialogare con l’ex sindaco di Laconi e membro di Democrazia Proletaria Sarda Paolo Pisu. Il tema sarà quello della storia singolare di DP Sarda, forse uno dei primi esperimenti di incontro fra la sinistra marxista e la questione nazionale sarda.

PROGRAMMA

I Mesa, 17:00

▸ Sartus e citadis, is movimentus popolaris e sa polìtica riformista de sa RAS.
Focus a pitzu de sa luta de is piscadoris de Crabas e de sa retòrica de sa reforma de sa RAS de su ’45 a oi.

Dibatint Enrico Lobina, Davide Cuccureddu Pinna.

II Mesa, 18:30

▸ Prima Gherra Mondiali e Brigata Sassari. Ita nd’est abarrau in s’imaginàriu sardu?

Dibatint Omar Onnis e Andrìa Pili.

III Mesa, 19:30

▸ “Democrazia Proletaria Sarda”, candu sa manca atòbiat sa chistioni natzionali.

Gigi Olla intervistat Paolo Pisu

★★Isole in lotta contro l’occupazione militare★★ // Benefit Furia Rossa

Cenàbara 24 de Austu 2018
Laboratoriu Polìticu Sa Domu, bia Lamarmora, 126 (Casteddu)

h 18_ Dibatu “Isulas in luta contra s’ocupatzioni militari” cun
A Foras e No Muos

h 21.30_ cuntzertu cun:

• Giorgigheddu
• Agenzia TuttoFare – Il Bunker
• Futta

a sighì Area Vasta X Karasau in DJ SET

///Chena e tzilleri a pretzius populari in aportu a su protzessu chi teneus su 2 de su mesi de Ladamini in Aristanis///

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Venerdì 24 Agosto 2018
Laboratorio Politico Sa Domu, via Lamarmora,126 (Cagliari)

h 18_ Confronto-Dibattito “Isole in lotta contro l’occupazione militare” con
A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna e No Muos

h 21.30_ live music

• Giorgigheddu
• Agenzia TuttoFare – Il Bunker
• Futta
a seguire Area Vasta X Karasau DJ SET

/// Cena e tzilleri a prezzi popolari durante tutta la serata///

-benefit spese legali Collettivo Furia Rossa-Oristano

Morte Doddore Meloni, indagini ancora in corso

Un anno fa, il 5 luglio del 2017, moriva dopo due mesi di sciopero della fame in carcere Doddore Meloni. Un vero e proprio caso di cronaca di una morte annunciata, sul quale sono attualmente ancora in corso, dopo un anno, le indagini della procura di Cagliari. Abbiamo chiesto a Cristina Puddu, avvocato di Doddore, di fare un punto della situazione.

«Le indagini sono ancora in corso – spiega l’avvocato oristanese – e per ora il fascicolo non ha degli imputati. Gli esami medici e l’autopsia sono stati eseguiti già da tempo, ma posso immaginare che ora sia in corso il lavoro investigativo del magistrato che, nella ricostruzione di responsabilità e corresponsabilità, può anche essere molto lungo. Dobbiamo aspettare, ma quando le indagini finiranno spero ci sarà la formulazione delle accuse e l’identificazione degli imputati». Doddore Meloni venne arrestato il 28 luglio 2017 sulla strada statale 292, tra Nuraxinieddu e Massama. L’indipendentista terralbese si stava recando presso il carcere oristanese per consegnarsi, dopo essere stato condannato a 4 anni e 11 mesi per reati fiscali e falso. Lo avrebbe fatto a modo suo, con la bandiera dei Quattro mori e un immancabile discorso, ma i carabinieri di Oristano vollero impedirlo in ogni maniera. Scattò così uno scenografico inseguimento a sirene spiegate, nel tentativo di impedire a Meloni di mettere in scena il copione che lui aveva scelto per il suo arresto. I carabinieri fermarono Meloni appena a nemmeno un chilometro, in linea d’aria, dal carcere di Massama, ma si erano dimenticati il mandato di cattura, tanta era la fretta. Brutta figura e traffico bloccato per tre quarti d’ora, fino a quando il mandato non è arrivato e Meloni si è consegnato, dichiarandosi prigioniero politico e affermando: «La dimostrazione che lo Stato italiano ha paura della mia lotta per l’indipendenza della Sardegna e che vuole impedirmi di parlare» (La Nuova Sardegna). Fin da subito iniziò lo sciopero della fame. Meloni era fisicamente un gigante, alto quasi due metri per quasi 110 chili di peso: il 15 giugno, dopo il primo ricovero in ospedale al SS. Trinità di Cagliari, aveva perso 24 chili. Venne dimesso, e nonostante una mobilitazione da parte di tanti politici, intellettuali e persone comuni, il tribunale si rifiutò di concedere i domiciliari: «Le sue condizioni generali “costantemente monitorate e adeguatamente fronteggiate” – dicono ancora gli atti – “non determinano una situazione di incompatibilità con il regime carcerario. Esse risentono della malnutrizione indotta dal suo comportamento alimentare sostenuto da atteggiamenti rivendicativi e oppositivi”» (L’Unione Sarda). Sembra quasi, a leggere queste parole, che non ci credessero, e che se proprio voleva scioperare allora se ne sarebbe dovuto assumere le conseguenze. Alla fine Doddore Meloni li ha fregati tutti, non scherzava e lo sciopero lo ha portato alle estreme conseguenze. Al di là di eventuali responsabilità giudiziarie, lo Stato dovrebbe rendere conto di come e perché un uomo di 74 anni, in carcere per reati fiscali e non per reati violenti, sia stato lasciato morire così.

La guerra tra poveri. Tutta la verità su Africa e immigrazione.

Asce Sardegna e ASCE Oristano – Terralba organizzano con la collaborazione del Collettivo Furia Rossa-Oristano e di Librid, un confronto pubblico dal titolo “La Guerra tra poveri. Tutta la verità su Africa e immigrazione” con il giornalista Silvestro Montanaro, oggi curatore del sito d’informazione https://raiawadunia.com/. Nel corso dell’incontro verrà proiettato il documentario: “Buongiorno Africa”.

Silvestro Montanaro è nato il 26 marzo 1954 a Sora (Fr). Ha iniziato la sua carriera giornalistica come corrispondente di Paese Sera e poi dell’Unità. In seguito ha lavorato per la Voce della Campania firmando delicatissime inchieste sui rapporti tra mafia, camorra, poteri politici ed economici. Dalle sue inchieste, tante delle prove che portarono all’assoluzione di Enzo Tortora Nel 1989 firma dossier sull’immigrazione clandestina e fa da addetto stampa alla prima associazione di immigrati. Nello stesso anno entra a far parte del gruppo fondante della trasmissione televisiva Samarcanda. Lavora con Michele Santoro anche a Il Rosso e il Nero e Tempo Reale, diventandone co-autore nell’ultima fase. Nel frattempo pubblica tre libri-inchiesta, di cui uno con Baldini e Castoldi adottato come libro di testo in numerose scuole, sul Mozambico e i suoi bambini nel dopoguerra. Successivamente pubblica Mister & Lady Poggiolini, racconto inchiesta sulla malasanita ed un altro libro sul rinvio a giudizio per mafia di Giulio Andreotti. Silvestro Montanaro cura il progetto Sciuscià, ne realizza alcuni episodi, e diventa poi l’autore di Drug Stories, programma di inchieste sul mondo della droga su scala internazionale. Alla fine di questa esperienza, nel 1998, edita il primo speciale televisivo in Europa sul debito estero dei paesi del Sud del mondo e realizza documentari fra i quali “Col cuore coperto di neve”, girato in Brasile sui temi del lavoro e della prostituzione minorile e “E poi ho incontrato Madid” sull’ultima delle terribili “carestie”, e soprattutto sulle sue vere ragioni, che hanno afflitto il sud del Sudan. Dal 1999 è autore del programma “C’era una volta” in onda su Rai Tre. Nel 2002 è il conduttore della trasmissione “Dagli Appennini alle Ande”, prima ed ultima esperienza di racconto popolare dei grandi temi della geopolitica. I suoi documentari hanno girato il mondo e accompagnato numerose campagne di verita’ e di difesa dei diritti umani. Ed hanno ricevuto sia in Italia che in tutto il mondo i piu’ prestigiosi riconoscimenti. Oggi è curatore del sito d’informazione Raia wa dunia-Cittadini del mondo ( https://raiawadunia.com/perche-vale-la-pena-sosteneterci/)

“Buongiorno Africa” di Silvestro Montanaro (2011)
da “C’era una volta” di Silvestro Montanaro, fotografia Nino Fezza.
Andato in onda su Rai 3 il 22 settembre 2011

E’ un’Africa profondamente diversa quella che raccontano le telecamere di “C’era una volta”. Artisti, economisti, politici, la parte migliore del continente dimenticato, fanno il punto su passato e presente e guardano al futuro del loro mondo. E se su passato e presente pesano le ombre del razzismo, del colonialismo e della rapina delle grandi risorse di questa straordinaria terra, per il futuro l’Africa vuol far da sola, stanca di false promesse ed aiuti interessati.