Piccole storie infami di quarantena. Repressione poliziesca sempre più baldanzosa nell’isola

Non facciamo in tempo a riprenderci dall’indignazione per quanto accaduto venerdì a Sassari, con un violento intervento della Polizia Municipale turritana ai danni di persone colpevoli di buttare l’immondezza, che subito le cronace locali dei giornali ci riservano una nuova piccola storia infame di questa quarantena sarda.

L’Unione Sarda lo racconta, giustamente, nelle pagine regionali. “Va a fare la spesa con la moglie disabile, multa da 900 euro”. Gli autori dell’eroico gesto sono gli agenti della polizia stradale del capoluogo nuorese. Un pensionato di 74 anni, scrive il giornalista Fabio Ledda, con la moglie disabile al 100% di 72, sono stati fermati dalla Stradale mentre andavano a fare la spesa. A lui 533 euro di multa, a lei 400. “Alla coppia non basterà nemmeno la pensione dell’uomo, percepisce 800 euro al mese) per saldare le due multe” scrive il cronista. Ma non basta il danno economico, l’uomo di 74 anni dopo la redazione del verbale da parte del solerte agente, ha avuto un malore. Non sono nemmeno potuti andare a fare la spesa, perché i poliziotti gli hanno intimato di tornare a casa. Nessun commento dalla questura, specifica l’Unione.

Il caso di Sassari ha già avuto amplissimo risalto sui social network. Nei due documenti video si vede chiaramente un atteggiamento vergognoso da parte degli sceriffi cittadini del sindaco Nanni Campus. Un’identificazione si risolve con strattonamenti, calci e pugni, tutti ampiamente documentati in un video di 3 minuti nel quale non si vede da parte delle vittime nient’altro che resistenza passiva di fronte ad un atteggiamento violento da parte dei vigili urbani. Il crimine contestato, si apprende dalla cronaca della Nuova, sarebbe quello di aver gettato l’immondezza fuori dagli orari consentiti. La municipale sarebbe intervenuta a seguito di delazione da parte di qualche solerte cittadino.

Qualche giorno fa, sempre a Nuoro, l’Unione Sarda riportava la notizia di un uomo multato perché stava andando da sua madre a mangiare. Il suo frigo era vuoto e lui non aveva soldi per fare la spesa. Ma il verbale è arrivato lo stesso. Comprensione umana non pervenuta.

Forse è il caso di riprendere alcuni dei versi più belli della poesia civile sarda, quelli di Peppino Mereu nella seconda lettera a Nanni Sulis, il destinatario di Nanneddu Meu.

Deo no isco, sos carabineris
in logu nostru prit’est chi bi sune,
e no arrestant sos bangarrutteris.

Sa Giustitzia ha abbondantemente passato il segno. Ma la cosa più preoccupante non è l’intimo fascismo di certi esponenti delle forze dell’ordine, non è il baldanzoso riscatto che alcuni vigili urbani compiono ai danni di cittadini inermi, finalmente dotati di un potere coercitivo vero, che li rende a tutti gli effetti sbirri. Piuttosto è un generale sentimento di approvazione e giustificazione che si legge nelle parole di molti cittadini. Piuttosto è l’accettazione totale della delazione come modello di comportamento socialmente accettabile.

Queste, cosiddette, forze dell’ordine, dimostrano ogni giorno di più di essere un corpo estraneo all’interno della nostra società. Ora che, nel clima di terrore generale, si sono perse le garanzie che difendevano dai soprusi anche le fette non marginali della popolazione, godono nel fare sfoggio del proprio potere ai danni di chiunque. Casi isolati? Può anche essere, ma la cui gravità fa passare in secondo piano tutto il resto. Corpo estraneo, dicevamo, perché altro non può essere chi non riesce a immedesimarsi negli aspetti più banali della sofferenza umana. Appoggiati da una politica che da destra a sinistra, passando per tanti sindaci che si sentono sceriffi grazie all’elezione diretta, gode nel veder preservati i propri privilegi e nell’assistere all’umiliazione costante delle persone normali.

C’è chi manifesta ottimismo, sperando che questa tendenza si possa invertire. Di fronte alla nostra inconsistenza, come sinistra radicale, l’impressione invece è che la china sarà molto difficile da risalire.