CONSIDERAZIONI SULL’EX DISTRETTO MILITARE DI ORISTANO

La città di Oristano, grazie all’opera di alcuni sindaci del passato, ha cancellato buona parte della sua memoria storica: abbiamo perso torri, chiese e grossi pezzi di cinta muraria medievale. Tutto questo perché si diceva che la città andasse proiettarsi verso un futuro di sviluppo glorioso, quasi metropolitano. Futuro che non è mai arrivato.
 
Alcuni luoghi si sono salvati, ma gli oristanesi (e i tanti turisti che si aggirano spaesati per il centro storico anche in questo ottobre soleggiato) non possono comunque fruirne come luogo della memoria storica. Fra questi c’è sicuramente l’ex distretto militare di Via S. Antonio contiguo all’omonima chiesa e parte dello stesso complesso architettonico.
Il complesso era sede (come si ricava dalla scheda sul demanio militare disponibile sul sito della regione a questo link) degli uffici del Distretto militare della Provincia di Oristano, occupa 2573 mq, di cui 1250 edificati. Si tratta di un’immobile di particolare pregio architettonico, perché si affaccia sul Chiostro del convento di San Francesco,  e  proprio là si riuniva la Corona de Logu, il massimo organo del Giudicato d’Arborea.

I lavori di restauro dello spazio sono affidati alla soprintendenza culturale, ma non ci sono i soldi per concluderli. Scrive Enrico Carta sulla Nuova Sardegna, che i soldi necessari sono 3 milioni, una cifra che il ministero della Difesa non ha alcuna intenzione di spendere. Ebbene, la soluzione prospettata dal sindaco, come si legge sempre sulla Nuova,  è quella che sia il Ministero dei Beni Culturali a finanziare l’opera e ad acquisire il  complesso per poi stabilirci gli uffici dell’Archivio di Stato, che in questo momento paga un cospicuo affitto ad un privato per l’occupazione della sede (qui l’articolo della Nuova Sardegna).
Ma è giusto che il Ministero dei Beni culturali debba sborsare questa cifra in una fase storica in cui subisce sempre più tagli e non è in grado di garantire neanche la sicurezza di siti archeologici o storici di importanza mondiale, sia in Italia che in Sardegna?
Per noi no! Quei tre milioni di euro devono essere cacciati fuori dal Ministero della Difesa, che ha usufruito di quello spazio per 25 anni, sottraendolo agli oristanesi e alla loro memoria storica. 25 anni in cui, secondo quanto riferito dall’ingegner Gabriele Tola, sovrintendente per i beni archeologici e paesaggistici della Sardegna nel 2012, «l’uso militare ha causato gravi e radicali mutamenti architettonici»!!! Sempre l’ingegner Tola, come riportato in un articolo del 2012 della Nuova Sardegna a firma di Elia Sanna (qui), dichiara che: «In dieci anni abbiamo recuperato gran parte dell’edificio, compreso il chiostro, rispettando i vincoli ai quali è sottoposto l’intero complesso. Era prioritario recuperare una parte delle vecchie mura della chiesa e del complesso gotico in generale, risanando anche una parte delle vecchie fondamenta». Chi ha finanziato questa opera di recupero? Il ministero della Difesa, cioè il responsabile della rovina dell’area, o il ministero dei Beni culturali?Per concludere questo breve articolo, esponiamo in breve la nostra posizione in merito alla ristrutturazione dell’area:
  • I 3 milioni necessari devono essere messi interamente dal Ministero della Difesa, responsabile del degrado e della rovina di un’area di così grande pregio economico.
  • I soldi finora utilizzati per il restauro dell’area, nel caso in cui non siano stati messi a disposizione dal Ministero della Difesa, devono essere da quest’ultimo rimborsati a chi di dovere.
  • L’area deve passare alla proprietà del Comune di Oristano, che dovrà gestirla in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali, e ogni sua destinazione dovrà essere concordata con la cittadinanza oristanese.