SI SCRIVE GARANZIA GIOVANI SI LEGGE GARANZIA DI SFRUTTAMENTO

L’11 Novembre a Oristano si svolgerà una giornata informativa sul progetto “Garanzia Giovani” con un appuntamento per i giovani interessati e un secondo appuntamento per le imprese.
Ma cosa è Garanzia Giovani?
E’ un programma nato in seno all’Unione Europea per contrastare la disoccupazione giovanile, interno alla “strategia Europa 2020” che punta a garantire l’occupazione del 75% delle persone tra i 20 e i 64 anni. L’Italia aderendo al programma ha ottenuto 1,5 miliardi di euro da ripartirsi tra le regioni e ha rivolto il suo piano nazionale ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione, i cosidetti NEET (Not in Education, Employment or Training). Ai giovani presi in carico sono offerte 9 possibilità: “il primo orientamento al lavoro; un servizio di accompagnamento; un lavoro, eventualmente accompagnato da un bonus occupazionale per l’impresa; un contratto di apprendistato; un periodo di tirocinio accompagnato o meno da una borsa di tirocinio; un’esperienza di servizio civile retribuito; forme di inserimento o reinserimento in un percorso di formazione professionale o istruzione; forme di accompagnamento a percorsi di start-up d’impresa ed, infine, interventi finalizzati a favorire la mobilità transnazionale”.

 Alla Regione Sardegna sono destinate risorse per 54.181.253€ da ripartirsi così:

Secondo l’ultimo rapporto, al 6 Novembre 2014 si sono registrate 283.317 persone cioè il 16,3% totale dei NEET tra i 15 e i 29 anni disponibili a lavorare presenti in Italia. I sardi registrati sono 17.135 cioè il 6% del totale; di questi 16.849 hanno chiesto di poter iniziare un percorso in Sardegna (al momento dell’adesione al progetto si può indicare in quali regioni si è disposti a “lavorare”). Dall’inizio del progetto (1 Maggio 2014) le opportunità di lavoro pubblicate sono state 21.514 per un totale di 30.539 posti disponibili; attualmente le proposte di lavoro (vacancy) attive sono 5.125, per un totale di 6.945 posti disponibili; quindi ad oggi 1 ogni 40 potrebbe essere inserito attivamente nel progetto. Sappiamo inoltre che il 71,9% delle occasioni di lavoro è concentrata al Nord, il 13,6% al Centro e il 14,4% al Sud ma oltre il 50% degli iscritti risiede al sud.

Dietro questa operazione che ci propongono come una grande opportunità per i giovani e il loro futuro non c’è nulla di nuovo; un progetto che in scala ben più grande ricorda altre piattaforme attivate in varie regioni negli ultimi anni (per esempio Sardegna Tirocini) dove con la possibilità di arricchire il curriculum ci vengono proposti lavori semigratuiti e sottopagati, se non gratuiti, dove l’unica garanzia è quella delle imprese, delle agenzie interinali e degli enti di formazione a poter fare profitti sulla nostra pelle, senza diritti e garanzie di nessun tipo. Un vero business della disoccupazione giovanile, come lo hanno definito gli strikers e i precari della campagna #garantiamociunfuturo.Il modello è stato ben definito dall’economista Andrea Fumagalli nei quaderni di San Precario: “è quello delineato dal contratto del 23 luglio 2013 per l’Expo di Milano, che ora viene esteso a livello nazionale. L’obiettivo è aumentare – come si dice nel linguaggio europeo – l’occupabilità (employability), ovvero definire occupati a costo zero circa 600.000 giovani, così da toglierli dalle statistiche sulla disoccupazione giovanile e consentire al governo Renzi di mostrare che nel 2015 il tasso di disoccupazione è miracolosamente diminuito di 10-15 punti!”.
Se ancora non lo avessimo capito vogliono ribadirci che il paradigma del mondo del lavoro in cui ci apprestiamo ad entrare è quello della precarietà e dell’assenza di diritti ma noi questo paradigma vogliamo ribaltarlo. Tutto combacia alla perfezione con le modifiche al mercato del lavoro portate avanti da Renzi e Poletti, i quali a parole dicono di andare verso una diminuzione strutturale della precarietà ma che nei fatti vanno in tutt’altra direzione. Il decreto legge 34/2014, noto come la prima parte del jobs act e già divenuto legge, è chiaro in questo senso quando con l’articolo 1 comma 1 da’ mano libera alle imprese nel poter stipulare contratti a tempo determinato cancellando il preesistente concetto di causalità secondo il quale era possibile assumere a tempo determinato solo “a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo” in quanto “il contratto di lavoro a tempo indeterminato costituisce la forma comune di rapporto di lavoro” e il contratto a termine doveva essere una deroga alla regola generale. Inoltre ha permesso alle imprese di poter stipulare contratti a tempo determinato di durata non superiore a 36 mesi nell’arco dei quali sono permesse fino a un massimo di 5 proroghe, detto in altre parole: “io ti assumo con un contratto di 7 mesi, se ti comporti bene ti proroghiamo il contratto di altri 7 mesi” e così via fino a un massimo di 5 proroghe, durante le quali sfido chiunque a lamentarsi per le condizioni di lavoro o per la paga, e arrivati a 36 mesi assumerti a tempo indeterminato o cacciarti è a discrezione dell’impresa.
Non ci stupisce che la presentazione di questo progetto di diffusione di precarietà avvenga all’ISIS Mossa, un istituto tecnico che come tanti è da decenni terreno di sperimentazione di queste politiche con stages non retribuiti e senza nessuna garanzia per studentesse e studenti oltre che buon esempio di scuola governata da presidi manager come è quella delineata e auspicata dalla Buona Scuola di Renzi-Giannini.
Ci vediamo l’11 Novembre, verso lo sciopero sociale del 14 Novembre!
m.c.