Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande risveglio della Sardegna nella lotta contro le speculazioni, le grandi opere e le servitù militari. Sono sorti come funghi comitati spontanei di lotta, che si sono dati un’organizzazione sempre più strutturata per combattere le battaglie in cui erano coinvolti; battaglie che talvolta sono state perdute, altre volte sono state vinte, ma nella maggior parte dei casi sono ancora in corso.
Senza cadere nel rischio di usare toni trionfalistici, non si può negare che questa fibrillazione -che negli ultimi anni ha attraversato l’Isola, scuotendone gli abitanti dal torpore in cui erano piombati a causa della gestione clientelare della politica, del totale affidamento all’istituto della delega- sia un segno importante che lascia ben presagire per il futuro. Siamo in grado di organizzarci per difendere la nostra terra e i nostri beni comuni; respingiamo gli attacchi provenienti dall’industria, dalla finanza, da uno Stato che si comporta come una potenza coloniale e da un ceto politico, intellettuale, industriale e finanziario sardo prono agli interessi che gli sono superiori e pronto a gettarsi sotto il banchetto dei veri padroni di questa terra per rosicchiare i pochi avanzi.
È chiaro che le lotte dei territori si intrecciano profondamente con le lotte sociali e politiche dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei migranti, degli studenti, etc. In primo luogo perché i comitati territoriali sono animati dalle stesse persone che vivono la crisi e l’austerità sulla loro pelle, che perdono il lavoro, che non riescono a trovare i soldi per completare il loro percorso di studi, che non riescono a realizzare il proprio diritto ad avere una casa, che vivono nella precarietà lavorativa ed esistenziale, etc.; in secondo luogo perché gli attacchi speculativi che subisce questa terra sono connaturati al sistema economico che viviamo e forse l’unico modo per risolvere il problema definitivamente è quello di provare a immaginare un sistema diverso.
Crediamo che sia necessario unire questi due piani sempre di più e, come collettivo, vogliamo contribuire a un dibattito in questo senso. Crediamo sia necessario che i due piani si uniscano indissolubilmente soprattutto nell’ambito dell’analisi della situazione attuale della Sardegna e nella progettazione di soluzioni di breve e lungo periodo che ci permettano di costruire una società migliore, fondata sul diritto all’autodeterminazione dei popoli in generale e delle popolazioni in particolare, dove non sia più possibile che pochi gestiscano i beni comuni e li trasformino in strumenti di profitto e dove non sia più accettabile la diseguaglianza sociale ed economica. È necessario che si crei una simbiosi fra tutte le battaglie che scuotono la nostra Isola in questi tempi di crisi con l’obiettivo di costruire il fondamentale passaggio dalle singole lotte per resistere agli attacchi dei più forti, alla Lotta generale e collettiva per costruire una Sardegna diversa.
Per parlare di questo invitiamo tutti i comitati territoriali di lotta, i sindacati conflittuali, le realtà politiche antagoniste, le realtà sociali dell’autorganizzazione, le associazioni culturali indipendenti e tutti gli uomini e le donne interessati domenica 31 agosto a Oristano alle ore 9:30 ad un’assemblea sui temi indicati e che provi a lanciare prospettive di mobilitazione unitaria e collettiva per l’autunno. A breve vi faremo sapere con più precisione lo spazio dove si terrà l’assemblea.
Per ogni informazione e per dare conferma dell’adesione all’assemblea contattateci all’indirizzo: furiarossa@autistici.org – furiarossaor@gmail.com
Il collettivo Furia Rossa