La geometria non è una opinione

Salvini e i suoi segugi parlano di bagno di folla, qualche testata parla di 5 mila persone ad assistere al suo comizio. Ma la geometria, si sa, è materia spigolosa ed è difficile forzarla oltre certi limiti. L’area interessata dagli spettatori del suo patetico comizio, convinti che le case popolari di Oristano siano piene di immigrati e non piuttosto di redditi zero con la Porsche, andava più o meno dall’ufficio turismo della Provincia fino all’Ottico. Un’area che abbiamo calcolato, attraverso il sito acme.com/planimeter, essere vasta 378 metri quadri. Il calcolo è fatto a spanne, allora arrotondiamo per eccesso: 400 mq. Bene, davanti nelle prime file c’era una densità particolarmente alta, facciamo 5 persone per metro quadro; più ci si allontanava più la densità diminuiva e nelle ultime file possiamo ipotizzare una densità di 2 persone per metro quadro. 3,5 persone per metro quadro in media quindi, il che ci darebbe una presenza di 1400 persone. Un calcolo generoso, se pensiamo che tantissimi erano poliziotti e carabinieri. Nelle foto di Salvini e in quelle realizzate dal palco, la prospettiva fa credere che le persone arrivassero fino alla scalinata del Municipio. Ma, come dimostra la seconda foto, la folla si interrompeva all’altezza dell’ottico e c’erano solo gruppetti sparsi con altre trenta/quaranta persone sulle scale. Perché questo discorso? Perché Salvini sicuramente ha un grosso seguito, ma c’è una bella differenza tra 5000 persone e 1500. Quando dieci anni fa ci fu la visita di Berlusconi a sostegno di Angela Nonnis si videro molte persone in più, forse davvero sulle 5 mila. I tempi sono cambiati e, nonostante i media diano un enorme risalto alle posizioni di questo scellerato, è molta di più la gente che non si schiera e con cui bisogna parlare. Nelle prossime settimane, magari, proviamo a incontrarci e fare qualcosa. Bacioni Matteo.

La Grande Guerra vista dalla Sardegna: appunti per una contronarrazione

Con grande piacere pubblichiamo il link all’opuscolo che abbiamo realizzato come continuazione scritta del dibattito che si è tenuto il 7 settembre a Oristano, in occasione dell’incontro Totu un’àtera storia.

Dal link potete scaricare l’opuscolo di venti pagine e vi invitiamo a usarlo e diffonderlo liberamente, possibilmente citando la fonte. Troverete tre articoli, che non puntano a dare una lettura scientifica di quel periodo storico, ma cercano comunque di fornire alcuni spunti interpretativi utili per il dibattito su cosa è stato e cosa è ancora oggi il mito della Prima guerra mondiale in Sardegna.

Ecco un piccolo estratto, proveniente dall’articolo firmato da Omar Onnis:


“Lo choc e l’orrore che i nostri nonni e bisnonni dovettero sopportare tra 1915 e 1918, tra il Carso, il Piave e l’Altopiano di Asiago, erano indicibili, troppo duri da cancellare ma ancora più duri da rievocare. Chiunque abbia avuto in casa un ex sassarino della Grande Guerra questo lo sa.

Al di là della patina retorica, i fatti furono allora decisamente molto meno esaltanti e poetici di come ci piace ripensarli adesso.

La leva obbligatoria che toglieva braccia preziose alle famiglie, il trauma del viaggio in piroscafo e in treno fino al fronte, la demenzialità ottusa della guerra di trincea, la perdita drammatica, violenta, di parenti, amici, compagni, potevano essere compensati solo in scarsa misura dallo spirito di corpo e dal senso di emulazione”


Da qui potete leggere l’opuscolo e scaricarlo:
La Grande Guerra vista dalla Sardegna: appunti per un contronarrazione

 

Proiezione “Sulla mia pelle” a Oristano

***AGGIORNAMENTO: NECESSARIA PRENOTAZIONE”
Davvero tanta gente si è mostrata interessata alla proiezione del film su Stefano Cucchi. La sala del Centro Servizi Culturali è grande, ma può contenere al massimo 99 persone. Per questo vi chiediamo di darci conferma della vostra effettiva partecipazione con un messaggio privato alla pagina del Collettivo Furia Rossa entro la mezzanotte di domenica 28 Ottobre. Così potremo organizzarci e capire in che modo soddisfare le esigenze di tutti. Grazie per l’attenzione

Il Collettivo Furia Rossa-Oristano, il Centro Servizi Culturali Oristano e l’ Associazione Stefano Cucchi – Onlus organizzano la proiezione del film “Sulla mia pelle. Gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi”. L’evento si svolgerà lunedì’ 5 novembre, a partire dalle 18:00, nei locali del Centro Servizi Culturali di Via Carpaccio a Oristano. Nei prossimi giorni pubblicheremo il programma completo della serata.

 

Libertà (su cauzione) di manifestare

Il Comune di Oristano ha adottato un regolamento che, fra le altre cose, prevede la possibilità da parte dell’amministrazione di chiedere una cauzione agli organizzatori di manifestazioni politiche. Sia che siano sindacati o partiti dotati di risorse economiche, sia che siano semplici gruppi di cittadini o studenti. Crediamo sia un fatto molto grave. Già solo la costituzione italiana stabilisce che il diritto a manifestare sia un diritto fondamentale, che non può essere mai limitato. Ci auguriamo che il consiglio comunale riveda l’articolo in questione (ossia il 41 del nuovo regolamento sul decoro urbano). Ad ogni modo si tratta di una misura inapplicabile, perché le leggi vigenti stabiliscono che l’unico presupposto necessario per il regolare svolgimento di un corteo politico sia il preavviso alla Questura – con la giurisprudenza che segnala che è sufficiente che la convocazione del corteo sia in forma pubblica perché la Questura sia preavvisata, senza dunque la necessità della comunicazione scritta – e la segnalazione alla polizia municipale, per semplici esigenze di controllo del traffico automobilistico. Nessuna cauzione può essere richiesta per lo svolgimento di una manifestazione politica.

Il diritto alla trivialità (processo al collettivo furia rossa)

di Gian Luigi Deiana

I notiziari di oggi 12 ottobre riportano una lapidaria dichiarazione resa dal presidente della repubblica sergio mattarella in un incontro con studenti ricevuti al quirinale: “il potere inebria”; condivido al duecento per cento questa fondamentale affermazione ed è sotto la sua autorità che esprimo il mio giudizio sulla surreale vicenda del processo a carico del collettivo oristanese “furia rossa”;

tre attivisti di questo gruppo sono stati denunciati per diffamazione dall’allora questore di oristano e da altri due graduati; il fatto oggetto del processo consiste in una attribuzione sgarbata e peraltro adusata infinite volte da chicchessia, espressa in un comunicato riguardante una controversa azione di polizia; l’ espressione triviale notoriamente più ricorrente nel costume, cioè nel linguaggio abituale in casi come questi, è la parolina “sbirri”; in sardegna si presenta invece una suddivisione più aspra: quella più misurata è “pagaos sunu” e quella più triviale è “canes de istrezu”;

la prima (“pagaos sunu”) è propria di un codice informale (quello magistralmente descritto a suo tempo da antonio pigliaru) che motivava in tal modo una sorta di terreno neutro, o di zona franca, riconosciuto alle forze dell’ordine nel conflitto latente tra le comunità e lo stato: tradotto, il nemico non è l’agente di polizia, che svolge un lavoro, ma è lo stato che dispone questo ordine sociale (la proprietà, le leggi proprietarie ecc.);

la seconda (“canes de istrezu”) è propria dello slang triviale (cioè del linguaggio da trivio) che ordinariamente si avvale di metafore approssimative, a tinte forti e di uso rapido; l’espressione in sé allude spregiativamente al tipo di servizio e di corresponsione, e alla lettera non vi è dubbio che sia un’espressione brutta; il suo significato sommerso allude alla condizione per cui il gendarme che opera sotto comando non può personalmente eccepire sul carattere giusto o ingiusto del comando stesso, e si riduce a semplice esecutore ed anzi (in grazia dei parametri premiali interni alla struttura) appare incentivato a immettere anche nelle operazioni palesemente inique uno zelo inappropriato;

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