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25 APRILE LIBERIAMO LE NOSTRE PIAZZE, FESTA ANTIFASCISTA E ANTIRAZZISTA

25 aprIl 25 aprile è diventato nella retorica istituzionale niente più ormai che una festa comandata, un rito da celebrare solo con le parole, dimenticandosi che la lotta contro il fascismo è ancora una priorità che va praticata con le parole e con i fatti, soprattutto in questi tempi di crisi che ricordano da vicino gli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale. Forze politiche di estrema destra speculano sulla disperazione e sulla povertà delle persone, alimentando sentimenti di xenofobia e odio del diverso, che sono l’anticamera dell’intolleranza di stato, sancita in Italia ufficialmente dalle troppo spesso dimenticate Leggi Razziali del 1938, dalla repressione delle minoranze tedesche, francesi, ladine, slave e sarde, precedute da anni di repressione delle opposizioni politiche e da un colonialismo infame e violento che giunse fino al culmine dell’orrore, utilizzando armi chimiche sui civili inermi in Africa anche prima dell’avvento del fascismo. Il Collettivo Studentesco Antonio Gramsci e il Collettivo Furia Rossa hanno deciso di trasformare la giornata del 25 aprile, in una festa antirazzista e antifascista, in cui dare nuovi contenuti alla definizione di Resistenza, ormai svuotata dalla retorica delle celebrazioni istituzionali. Per questo sabato 25 aprile ci incontreremo in Piazza Roma alle ore 17:00.

Programma:

– 17:00 Apertura del laboratorio di intrattenimento formativo per i bambini, con giochi e letture sul tema della diversità, del multiculturalismo e del rispetto; apertura dello spazio jam session, con chitarre e percussioni a disposizione di tutti coloro che vogliono esprimersi liberamente, occupando la piazza centrale della città con la propria creatività, e di conseguenza liberandola.

-19:00 Interventi e letture sul tema della Resistenza e della lotta di liberazione nazionale, interventi e letture sul tema dell’immigrazione; racconti di vita da parte dei migranti e dei rifugiati politici che vivono a Oristano e nel circondario; esibizione musicale di un gruppo di percussionisti africani, aperta alla partecipazione di tutte e tutti

LE STRADE SONO DI CHI LE VIVE, FUORI I LEGHISTI DA ORISTANO

Oscure presenze si aggirano per la Sardegna, si tratta dei riciclati di Noi con Salvini. Si tratta di gente che specula sul dolore delle persone e sulla povertà causata dalla crisi, incitando all’odio razziale e alla violenza nei confronti del diverso. Gente che innalza un paravento che impedisce alle persone di vedere qual è il vero motivo delle difficoltà che viviamo, ossia la follia del neoliberismo, indicando come colpevoli i poveri migranti che fuggono dalle guerre finanziate dall’imperialismo e tutti coloro che vivono ai margini di questo sistema. Questa speculazione politica porta tanti consensi a questi personaggi, è vero, ma tante persone cercano di denunciarli pubblicamente e di svelare i trucchi dei loro giochetti. Noi non potevamo non assumerci questa responsabilità, quando abbiamo saputo che un loro banchetto, propagatore di contenuti xenofobi, si sarebbe svolto a Oristano. Noi non potevamo accettare di vedere nella nostra città questi personaggi che seminano parole di odio contro i diversi, e cercano di mettere i poveri contro altri poveri, gli sfruttati contro altri sfruttati, i disperati contro altri disperati. Per questo abbiamo deciso di manifestare pubblicamente la nostra opinione, esponendo uno striscione con la frase: “QUA NON CI SONO STRANIERI, ECCETTO I CAPITALISTI”. Tutto ciò è stato impedito dal rapidissimo intervento della Digos, che ha prontamente sequestrato lo striscione e identificato tutti i presenti, impedendo con celerità che si commettesse il tremendo delitto di manifestare il nostro pensiero e di denunciare pubblicamente il gioco dei razzisti salviniani (che guarda caso sono costretti a girare tutta Italia e tutta la Sardegna con la scorta, dato che da nessuna parte sono ben accetti). Continua la lettura di LE STRADE SONO DI CHI LE VIVE, FUORI I LEGHISTI DA ORISTANO

Una Boldrini non fa primavera

Oristano agghindata, e schiaffeggiata dal vento, ha accolto in questi giorni di inizio primavera la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. È stata una splendida occasione per la piccola classe politica locale per scatenarsi in polemiche, il più delle volte sterili, culminate nel ridicolo del dividere il fronte degli studenti scatenando la gara a chi è migliore fra i classicisti e quelli delle altre scuole.

Queste visite ufficiali lasciano sempre una brutta sensazione, quella della colonia britannica che accoglie i membri del parlamento di Westminster sfoggiando tutto il folclore possibile. L’impressione è quella che abbiamo bisogno di dimostrarci particolari e speciali alla classe dirigente italiana, citando personaggi del nostro passato (e magari ricontestualizzandoli in maniera storicamente ridicola) e dimostrando come siamo tuttora legati alle tradizioni (che invece spesso sono diventate pura esaltazione folcloristica a scopi turistici) e questo è il sintomo più evidente del fatto che non riusciamo ad elaborare una coscienza di popolo radicata nel presente e proiettata nel futuro, che ci auto-consideriamo un aborto di nazione che ha bisogno del sostegno esterno per non morire definitivamente. Continua la lettura di Una Boldrini non fa primavera

Sinistra e Indipendentismo, un contributo al dibattito.

Sul tema dell’indipendentismo i dati a nostra disposizione sono incoraggianti, ma in apparenza contradditori: una percentuale superiore al 20% dei sardi, variabile a seconda delle liste che si decide di includere nel conteggio, ha votato per partiti cosiddetti etnoregionalisti alle scorse elezioni regionali; i dati di una ricerca dell’università di Cagliari e di quella di Edimburgo dicono che il 41% dei sardi vorrebbe intraprendere un percorso di autodeterminazione con l’obiettivo dell’indipendenza. C’è uno scostamento evidente, fra il numero di indipendentisti in Sardegna e quelli che decidono di tramutare il loro pensiero in una scelta elettorale. Certo, se si pensa che fino a trent’anni fa l’indipendentismo era poco più che un esercizio intellettuale, è immediatamente intuibile quanti passi in avanti siano stati fatti. Cosa può aver determinato questi passi in avanti? Sul piano interno credo abbia un ruolo rilevante la crisi del Partito Sardo d’Azione nel ’94, dopo le due legislature Melis in Regione. Il Psd’Az, da sempre interessato a presentarsi come l’unico rappresentante legittimo dell’etnoregionalismo sardo (e in effetti per gran parte della sua storia è stato l’unico), non riuscì a soddisfare le aspettative del vento sardista degli anni Ottanta e si ritrovò a pagare il prezzo di un’alleanza tattica fallimentare col PCI; questo probabilmente spinse numerosi intellettuali, politici ed elettori, a cercare di elaborare un pensiero sulla Sardegna al di fuori degli schemi tradizionali del sardismo, ormai superato dalle condizioni storiche. Sul piano esterno certamente ha una gran rilevanza la crisi di legittimità di tutti i partiti italiani a partire da Tangentopoli, crisi fino ad ora mai interrotta, così come la definitiva certezza, scientifica, del fallimento delle politiche dell’Autonomia dal ’48 ad oggi. La situazione in cui oggi ci troviamo è dunque frutto di alcuni fattori, interni ed esterni, positivi in relazione alla crescita del pensiero indipendentista. Continua la lettura di Sinistra e Indipendentismo, un contributo al dibattito.

La danza degli spettri al Consiglio Provinciale di Oristano

fantozzi2Giovedi 26 febbraio, a una settimana di distanza dal mercoledi delle ceneri del progetto Solar Power (18 febbraio) e a pochi giorni dal venerdi nero della Giunta Tendas (20 febbraio) la questione della centrale di produzione termodinamica e biomassa approda finalmente in Consiglio Provinciale.
Quale migliore occasione per dimostrare sul campo la necessità della funzione di una istituzione rappresentativa territoriale, quale quella provinciale, considerata da tempo come un elemento di disturbo dal potere centrale e dagli squali del territorio e per questo additata al pubblico ludibrio come ente inutile e luogo di spreco?

Tuttavia questa intera vicenda, che muove da settimane l’opinione pubblica, che è stata dibattuta fin nei dettagli persino dagli studenti delle scuole e che ha mandato clamorosamente k.o. la giunta comunale del capoluogo è stata ignorata dal Consiglio Provinciale fino alla vigilia del termine ultimo di presentazione al servizio regionale SAVI delle “osservazioni” maturate nel territorio (fra cittadini,associazioni e organismi rappresentativi), cioè il 1° marzo; ovvero, su questo problema il Consiglio Provinciale ha ritenuto fino ad oggi di non avere nulla da dire, in singolare sintonia con la dottrina centralista e la campagna demagogica di silenziamento delle province che lo vuole morto. E infatti la seduta di giovedi 26 febbraio è parsa essere, al cospetto di un pieno di pubblico e di una paziente attenzione di quasi cinque ore, una seduta di fantasmi.

E’ bene ricordare che il progetto Solar Power, al vaglio da due anni in interlocuzioni segrete tra investitore e sindaco, reso pubblico ma coperto da totale discrezione dal 7 novembre, ripubblicato il 29 dicembre solo una settimana prima della scadenza dei sessanta giorni di rito e solo per un provvidenziale errore materiale, quindi riavviato di nuovo al vaglio del servizio tecnico regionale con affissione di sessanta giorni ma senza informazione pubblica alcuna, e venuto fortunosamente alla luce solo un mese fa, quindi suo malgrado passato finalmente alla discussione di una assemblea pubblica praticamente fuori tempo massimo (cioè il cinquantesimo giorno) e di qui oggetto di “osservazioni” critiche pesanti come macigni da ogni dove; bene, in tutto questo imprevisto fragore questo progetto non ha nemmeno sfiorato l’attenzione del Consiglio Provinciale fino a lunedi 23 febbraio, allorché un consigliere, Sebastian Madau, ha depositato una mozione poi appunto discussa ieri, giovedi 26, praticamente alla soglia del passaggio SAVI programmato con avvio al 1° marzo.

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