Una Boldrini non fa primavera

Oristano agghindata, e schiaffeggiata dal vento, ha accolto in questi giorni di inizio primavera la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. È stata una splendida occasione per la piccola classe politica locale per scatenarsi in polemiche, il più delle volte sterili, culminate nel ridicolo del dividere il fronte degli studenti scatenando la gara a chi è migliore fra i classicisti e quelli delle altre scuole.

Queste visite ufficiali lasciano sempre una brutta sensazione, quella della colonia britannica che accoglie i membri del parlamento di Westminster sfoggiando tutto il folclore possibile. L’impressione è quella che abbiamo bisogno di dimostrarci particolari e speciali alla classe dirigente italiana, citando personaggi del nostro passato (e magari ricontestualizzandoli in maniera storicamente ridicola) e dimostrando come siamo tuttora legati alle tradizioni (che invece spesso sono diventate pura esaltazione folcloristica a scopi turistici) e questo è il sintomo più evidente del fatto che non riusciamo ad elaborare una coscienza di popolo radicata nel presente e proiettata nel futuro, che ci auto-consideriamo un aborto di nazione che ha bisogno del sostegno esterno per non morire definitivamente.A parte questo, credo sarebbe stato molto più interessante invitare Laura Boldrini a visitare un piccolo paese dell’entroterra oristanese, di quelli dove lo Stato ha deciso di chiudere ogni suo avamposto, tranne la caserma dei carabinieri. Mi sarebbe piaciuto vedere la Boldrini parlare dell’articolo 3 di fronte a una platea di studenti delle scuole medie che ha perso il diritto a studiare nel proprio paesino; mi sarebbe piaciuto vedere la Boldrini parlare della questione femminile di fronte a una platea di madri che si sono viste chiudere nell’arco di vent’anni scuole materne ed elementari e che ora devono affrontare costi aggiuntivi e sforzi maggiori per lavorare e nello stesso tempo permettere ai propri figli di frequentare la scuola e che si meritano probabilmente molto più rispetto e molti più convegni di Eleonora d’Arborea.

Ma questo non è successo, perché ogni volta che vengono in visita i membri della classe dirigente italiana dobbiamo tirarci a lucido per fare bella figura e i nostri politici si impegnano a nascondere la polvere e la merda sotto il tappeto. E poco importa che quella polvere e quella merda siano il frutto in primo luogo del disimpegno italiano in Sardegna, e soprattutto nei piccoli paesi.

D.P.