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No ai trofei, rispetto dei diritti*

Pubblichiamo di seguito un intervento di Rosaria Manconi, avvocatessa del nostro Collettivo nonché Presidente della Camera Penale di Oristano sulla vicenda Battisti e la spettacolarizzazione della sua cattura.

immagine del collettivo Militant (www.militant-blog.org)

Prima di fare ingresso nella struttura di massima sicurezza che lo custodirà probabilmente per il resto della sua vita abbiamo visto Cesare Battisti sfilare tra ali di folla esultante e primi ministri in divisa gongolanti per il nuovo trofeo, frutto della fortunata operazione politico/mediatica destinata alla raccolta di ulteriori consensi.
Prima ancora abbiamo visto Battisti in Bolivia, in manette, nei momenti immediatamente successivi al suo arresto, sull’aereo di Stato che lo riportava in Italia, scendere le scalette, sottoporsi alle procedure di identificazione ed infine in quel video diffuso sui media in cui, in posa rassegnata, stretto fra gli Agenti della Polizia penitenziaria, mostrava il volto della resa incondizionata e senza speranza.
Immagini che non avremmo voluto vedere se è vero che la privazione della libertà deve sempre eseguirsi in condizioni che assicurino il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali, senza che si possa aggiungere umiliazione alla pena che l’individuo, in condizione di vulnerabilità per il fatto stesso di essere privato della libertà, andrà a scontare.
L’esigenza di sicurezza e la necessità di garantire il rispetto della legge e delle sentenze, infatti non può, mai, in nessun caso, fare perdere di vista il rispetto dei diritti fondamentali.
Si intravede, viceversa, nelle immagini successive alla cattura di Battisti una inutile esibizione di forza ed una evidente strumentalizzazione dell’individuo per fini meramente propagandistici e di generale politica criminale tesa quest’ultima ad appagare veri o presunti – o, peggio alimentati- bisogni collettivi di stabilità e sicurezza .
Non potendosi, dopo oltre quarant’anni dalla commissione del reato, ragionevolmente invocare la funzione rieducativa della pena, è alla pura afflizione che tende questa operazione.
Nelle espressioni del Ministro che assicura: “l’assassino marcirà in galera” ritroviamo, in tutta la sua triste verità, un concetto di carcere come luogo di espiazione della pena senza speranza, l’aspirazione alla esclusione del condannato dal consorzio umano.
Il carcere come discarica sociale, come risposta mediatica ai bisogni di protezione, come luogo in cui canalizzare le ansie collettive.
Tra qualche giorno, cessato il clamore mediatico, calerà il silenzio sul suo arresto e Cesare Battisti tornerà ad essere uno dei tanti detenuti in espiazione di una pena senza fine, senza benefici, in isolamento, in una struttura carceraria di alta sicurezza e tutti potremo nuovamente sentirci sollevati. in attesa di vivere un altro “giorno felice”.

* pubblicato anche su La Nuova Sardegna, 17 Gennaio 2019

La geometria non è una opinione

Salvini e i suoi segugi parlano di bagno di folla, qualche testata parla di 5 mila persone ad assistere al suo comizio. Ma la geometria, si sa, è materia spigolosa ed è difficile forzarla oltre certi limiti. L’area interessata dagli spettatori del suo patetico comizio, convinti che le case popolari di Oristano siano piene di immigrati e non piuttosto di redditi zero con la Porsche, andava più o meno dall’ufficio turismo della Provincia fino all’Ottico. Un’area che abbiamo calcolato, attraverso il sito acme.com/planimeter, essere vasta 378 metri quadri. Il calcolo è fatto a spanne, allora arrotondiamo per eccesso: 400 mq. Bene, davanti nelle prime file c’era una densità particolarmente alta, facciamo 5 persone per metro quadro; più ci si allontanava più la densità diminuiva e nelle ultime file possiamo ipotizzare una densità di 2 persone per metro quadro. 3,5 persone per metro quadro in media quindi, il che ci darebbe una presenza di 1400 persone. Un calcolo generoso, se pensiamo che tantissimi erano poliziotti e carabinieri. Nelle foto di Salvini e in quelle realizzate dal palco, la prospettiva fa credere che le persone arrivassero fino alla scalinata del Municipio. Ma, come dimostra la seconda foto, la folla si interrompeva all’altezza dell’ottico e c’erano solo gruppetti sparsi con altre trenta/quaranta persone sulle scale. Perché questo discorso? Perché Salvini sicuramente ha un grosso seguito, ma c’è una bella differenza tra 5000 persone e 1500. Quando dieci anni fa ci fu la visita di Berlusconi a sostegno di Angela Nonnis si videro molte persone in più, forse davvero sulle 5 mila. I tempi sono cambiati e, nonostante i media diano un enorme risalto alle posizioni di questo scellerato, è molta di più la gente che non si schiera e con cui bisogna parlare. Nelle prossime settimane, magari, proviamo a incontrarci e fare qualcosa. Bacioni Matteo.

La Grande Guerra vista dalla Sardegna: appunti per una contronarrazione

Con grande piacere pubblichiamo il link all’opuscolo che abbiamo realizzato come continuazione scritta del dibattito che si è tenuto il 7 settembre a Oristano, in occasione dell’incontro Totu un’àtera storia.

Dal link potete scaricare l’opuscolo di venti pagine e vi invitiamo a usarlo e diffonderlo liberamente, possibilmente citando la fonte. Troverete tre articoli, che non puntano a dare una lettura scientifica di quel periodo storico, ma cercano comunque di fornire alcuni spunti interpretativi utili per il dibattito su cosa è stato e cosa è ancora oggi il mito della Prima guerra mondiale in Sardegna.

Ecco un piccolo estratto, proveniente dall’articolo firmato da Omar Onnis:


“Lo choc e l’orrore che i nostri nonni e bisnonni dovettero sopportare tra 1915 e 1918, tra il Carso, il Piave e l’Altopiano di Asiago, erano indicibili, troppo duri da cancellare ma ancora più duri da rievocare. Chiunque abbia avuto in casa un ex sassarino della Grande Guerra questo lo sa.

Al di là della patina retorica, i fatti furono allora decisamente molto meno esaltanti e poetici di come ci piace ripensarli adesso.

La leva obbligatoria che toglieva braccia preziose alle famiglie, il trauma del viaggio in piroscafo e in treno fino al fronte, la demenzialità ottusa della guerra di trincea, la perdita drammatica, violenta, di parenti, amici, compagni, potevano essere compensati solo in scarsa misura dallo spirito di corpo e dal senso di emulazione”


Da qui potete leggere l’opuscolo e scaricarlo:
La Grande Guerra vista dalla Sardegna: appunti per un contronarrazione

 

Proiezione “Sulla mia pelle” a Oristano

***AGGIORNAMENTO: NECESSARIA PRENOTAZIONE”
Davvero tanta gente si è mostrata interessata alla proiezione del film su Stefano Cucchi. La sala del Centro Servizi Culturali è grande, ma può contenere al massimo 99 persone. Per questo vi chiediamo di darci conferma della vostra effettiva partecipazione con un messaggio privato alla pagina del Collettivo Furia Rossa entro la mezzanotte di domenica 28 Ottobre. Così potremo organizzarci e capire in che modo soddisfare le esigenze di tutti. Grazie per l’attenzione

Il Collettivo Furia Rossa-Oristano, il Centro Servizi Culturali Oristano e l’ Associazione Stefano Cucchi – Onlus organizzano la proiezione del film “Sulla mia pelle. Gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi”. L’evento si svolgerà lunedì’ 5 novembre, a partire dalle 18:00, nei locali del Centro Servizi Culturali di Via Carpaccio a Oristano. Nei prossimi giorni pubblicheremo il programma completo della serata.

 

Libertà (su cauzione) di manifestare

Il Comune di Oristano ha adottato un regolamento che, fra le altre cose, prevede la possibilità da parte dell’amministrazione di chiedere una cauzione agli organizzatori di manifestazioni politiche. Sia che siano sindacati o partiti dotati di risorse economiche, sia che siano semplici gruppi di cittadini o studenti. Crediamo sia un fatto molto grave. Già solo la costituzione italiana stabilisce che il diritto a manifestare sia un diritto fondamentale, che non può essere mai limitato. Ci auguriamo che il consiglio comunale riveda l’articolo in questione (ossia il 41 del nuovo regolamento sul decoro urbano). Ad ogni modo si tratta di una misura inapplicabile, perché le leggi vigenti stabiliscono che l’unico presupposto necessario per il regolare svolgimento di un corteo politico sia il preavviso alla Questura – con la giurisprudenza che segnala che è sufficiente che la convocazione del corteo sia in forma pubblica perché la Questura sia preavvisata, senza dunque la necessità della comunicazione scritta – e la segnalazione alla polizia municipale, per semplici esigenze di controllo del traffico automobilistico. Nessuna cauzione può essere richiesta per lo svolgimento di una manifestazione politica.