I SOSTENITORI OCCULTI DEL TERMODINAMICO A SAN QUIRICO

Nessuno sostiene apertamente il termodinamico di San Quirico. 
Eppure quel progetto va avanti lo stesso, quindi gli sponsor
in Regione ci sono per forza e hanno un grosso potere 
di ricatto. Ma perché non lo fanno alla luce del sole?
Tutti sono contrari a parole, ma nei fatti qualcuno sta 
conducendo un doppiogioco. Chi?
Il Monte Arci ha già subito i danni di un intervento non ragionato. Quelle pale eoliche non hanno mai funzionato, e sono ancora là, inutili e dannose. Il problema non è chi dice NO A TUTTO, ma chi dice di SI’ A TUTTO.
By Gianni Careddu – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=52903192

Perché la Regione Sardegna ha chiesto, e ottenuto, che l’impianto solare termondinamico di Gonnosfanadiga venisse bocciato dal Consiglio dei ministri, mentre ha approvato l’omologo progetto di San Quirico? Questa è la madre di tutte le domande. Se si prova a dare una risposta al quesito in questione, tutto lo scenario sarà estremamente più chiaro e comprensibile. In quest’articolo ci concentreremo sull’aspetto politico della vicenda, quello tecnico è stato approfondito in più occasioni da persone molto più competenti.

I due progetti, si diceva, si equivalgono quasi in tutto e si differenziano per il fatto che il progetto del Medio Campidano riguardava un’estensione territoriale assai più ampia. La Regione ha insistito veramente tanto con il governo italiano per ottenerne la bocciatura e le motivazioni addotte sono particolarmente interessanti. Per esempio vediamo cosa dice Donatella Spano, assessore all’ambiente, il 9 giugno 2017: «Ho rimarcato il giudizio negativo espresso da tutta la Sardegna – ha affermato Spano – che ha impegnato il Presidente e l’Esecutivo a mettere in atto tutte le azioni per evitare l’intervento – e delle comunità locali. Secondo Spano “non ci possono essere azioni compensative su agricoltura e, in questo caso, verrebbe consumato il suolo agrario di aree che vantano produzioni a marchio Igp e Dop – ha proseguito Spano – L’economia agricola e agropastorale subirebbe perciò una perdita qualitativa, con un conseguente problema sociale”. “L’impianto richiederebbe ingenti quantità di acqua, per noi essenziale per l’agricoltura e per lo spegnimento degli incendi – ha concluso – Inoltre il progetto non fornisce certezza sugli elementi del microclima e sappiamo bene che un cambio di microclima porterebbe ricadute negative sul benessere degli animali allevati» (Sardiniapost).

Riassumendo:

  1. consumo del suolo agricolo a discapito di produzioni a marchio Igp e Dop;
  2. Ingenti consumi idrici, essenziali per l’agricoltura e per lo spegnimento degli incendi.
  3. Rischio di modifiche del microclima, con le naturali conseguenze sugli animali allevati nella zona.

L’unica differenza fra i due progetti, dicevamo, sta negli ettari coinvolti. La differenza è notevole, una settantina quelli coinvolti nel progetto di San Quirico, circa 300 quelli del Medio Campidano. Vanno tuttavia fatte le dovute proporzioni: il comune di Gonnosfanadiga ha una superificie agricola utilizzata di 5 834 ettari; quello di Oristano di 4 570. Facendo la proporzione con il numero di abitanti il confronto diventa il seguente: a Gonnosfanadiga per ogni cittadino ci sono 0,88 ettari coltivati, a Oristano appena 0,14. Risulta così evidente quanto sia grave la perdita di 77 ettari di terreno agricolo in un territorio in cui l’agricoltura è gia così marginalizzata. Intendiamoci, potrebbe essere una scelta politica, ma allora come è possibile che tutti – ma proprio tutti – i politici locali parlino di rilancio del territorio a partire dalle produzioni locali? Per fare le produzioni locali la terra serve. La cosa buffa è che le motivazioni addotte dalla Spano sono esattamente le stesse che gli attivisti oristanesi espongono contro la centrale di San Quirico. La presenza di produzioni di alta qualità nella zona coinvolta, gli ingenti consumi idrici dell’impianto e il rischio di modifiche al microclima. Ce ne sono tante altre, ma è indicativo il fatto che le motivazioni considerate dirimenti dalla Spano coincidano con quelle degli anti-centrale oristanesi.

E allora cosa spinge la Regione ad approvare questo progetto e a respingere gli altri? Dichiarazioni ufficiali non ne esistono, come ha detto un bravo compagno all’ultima assemblea di A Foras: «Questa giunta è composta da kamikaze; sanno benissimo che perderanno le prossime elezioni regionali, non hanno interesse a rendere conto a nessuno di ciò che fanno». È vero, è una giunta tecnica e irresponsabile politicamente, la maggior parte degli assessori che la compongono non ha nessun interesse reale ad essere rieletto, ha un lavoro più redditizio e meno gravoso a cui tornare il giorno dopo le elezioni. L’unica motivazione plausibile è di carattere strettamente politico, quella politica degli equilibri di palazzo, dei do ut des, dei ricatti elettorali. Nella maggioranza regionale c’è qualcuno, più di qualcuno probabilmente, che protegge il progetto di San Quirico e ha detto chiaro e tondo: «Se la giunta si oppone, la maggioranza traballa». Questi sponsor sono probabilmente trasversali agli schieramenti partitici. Non necessariamente c’è qualcosa di illegale dietro, lo sponsor può essere disinteressato. Dal punto di vista politico però la questione rilevante è che questi sostenitori sono occulti, non rendono palese il loro sostegno. Oltre a Guido Tendas, conoscete altri politici che hanno sostenuto apertamente l’impianto di San Quirico? Noi no, eppure devono esistere, se quell’impianto è stato approvato con una decisione politica dalla giunta regionale. L’immoralità politica sta dunque in questo, nel sostenere progetti così importanti dietro le quinte, nel nascondersi e nel rifiutare le proprie responsabilità. Bene, chi sono questi sostenitori occulti? I sospetti sono noti a molti, ma non faremo nomi senza poterli inchiodare politicamente al muro con le loro responsabilità. Certamente alcuni sono nel Pd, ma sarebbe interessante, a questo proposito, capire anche perché la Asl abbia deciso di concedere un ettaro e mezzo in affitto alla Solar Power e soprattutto perché non abbia rivisto le proprie posizioni dopo la levata di scudi dell’intero territorio contro il progetto e perché nessuno di quei politici che si dichiara contrarissimo abbia chiesto conto di questo fatto all’assessorato regionale alla sanità.