Domenica 16 novembre membri dei collettivi studenteschi e universitari di Cagliari, Oristano, Olbia e Sassari si sono incontrati nel capoluogo oristanese per analizzare l’attuale situazione sarda, coordinarsi e trovare delle date in cui scendere in piazza insieme, organizzati, caratterizzando i prossimi momenti di mobilitazione con contenuti autonomi e indipendenti dai partiti e dalle grandi sigle che contraddistinguono la scena politica sarda.
La giornata di oggi è in stretta continuità con l’altra assemblea oristanese del 31 agosto, dimostrando che esiste nel nostro territorio una componente giovane e conflittuale che ha voglia di organizzarsi e contrastare tutti quei fenomeni che fanno della Sardegna una terra di speculazione, inquinamento, precarietà, spopolamento e emigrazione.
Crediamo che le scuole e le università infatti siano dei punti di riferimento in città per creare aggregazione e composizione critica e conflittuale tale da invertire le nefaste conseguenze che il neoliberismo ha portato nella nostra terra.
Non vogliamo appiattirci sulla mera difesa del diritto allo studio, guardiamo con rispetto e complicità gli esempi virtuosi di lotta in giro per l’Italia e il mondo, ma pensiamo che il nostro compito sia partire dalle nostre città e dai nostri paesi, prendendo come punto di riferimento i comitati spontanei nati e diffusi sul tutto il territorio che si oppongono allo sfruttamento, all’inquinamento, alle nocività, vero esempio di lotta popolare dal basso.
Le lotte in Sardegna non possono prescindere dal contributo conflittuale e militante che i collettivi studenteschi organizzati sul territorio possono dare. Non possiamo accontentarci delle riconversioni fasulle promesse dalle istituzioni regionali nel campo militare, non vogliamo discutere le briciole della buona scuola di Renzi che rappresenta il cavallo di troia per l’entrata dei privati negli istituti superiori e per lo sfruttamento degli studenti per l’alternanza scuola-lavoro strettamente legata alle dinamiche del Jobs Act. Contrastiamo quelle politiche a livello universitario e occupazionale che stanno facendo della Sardegna un territorio di emigrazione forzata.
La considerazione da cui sono partiti i lavori è quella che viviamo un momento di stallo nelle forme di mobilitazione; l’analisi ci ha portato a riflettere sulla necessità di costruire nuove forme di partecipazione, ricomposizione e mobilitazione all’interno degli spazi che viviamo quotidianamente (città, paesi, università, scuole, etc.). Queste forme sono quelle dell’inchiesta militante, della riappropriazione diretta di reddito, spazi, pezzi di libertà dalla precarietà, e della costruzione di legami con le altre realtà in lotta nel contesto socio-economico dell’Isola.
Parlando di date il prossimo appuntamento per gli studenti sardi sarà quello del 13 dicembre, giornata in cui scenderemo in piazza portando i nostri contenuti e le nostre rivendicazioni, nel quadro della lotta generale per l’eliminazione delle basi militari.
Ci preme sottolineare la forte contraddizione presente nell’atteggiamento delle istituzioni nei nostri confronti: la risposta ormai trita dei pochi soldi per colpa del patto di stabilità non regge più di fronte al fatto che milioni e milioni di euro vengono spesi in questa terra ogni anno per finanziare le esercitazioni e le ricerche militari.
I LAVORI DEI TRE TAVOLI
Ci siamo divisi in tre tavoli di lavoro, per analizzare le questioni emerse in questi mesi di mobilitazione. Di seguito il resoconto dei tre workshop.
PRIMO TAVOLO: SCUOLE SUPERIORI, PROBLEMATICHE TERRITORIALI E LA BUONA SCUOLA DI RENZI
Sono stati affrontati in primo luogo quattro punti fondamentali nel rapporto scuole-territori:
- PENDOLARISMO: Numerose sono le criticità in questo ambito: le tratte sono poche e inadeguate e spesso si accumulano ritardi; i costi sono troppo alti rispetto alla condizione economica di una famiglia in Sardegna e sproporzionati rispetto al servizio offerto; le condizioni dei mezzi non possono garantire condizioni di sicurezza e comodità adeguate.
- STRUTTURE: Gli edifici scolastici sono spesso vecchi e non in sicurezza; manca un piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche e garantire l’accesso alle persone disabili; numerose scuole non hanno a disposizione i laboratori necessari allo svolgimento delle attività pratiche previste nell’offerta formativa; inoltre sarebbe auspicabile che tute le scuole restassero aperte anche di pomeriggio per garantire uno spazio di socialità e confronto tra gli studenti, nonché un punto d’appoggio ai pendolari e un luogo dove studiare.
- CARO SCUOLA: Ogni anno si registra un aumento del costo dei libri e del materiale didattico, ma non tutte le scuole hanno previsto un programma di comodato d’uso per gli studenti; tutti gli istituti chiedono agli studenti il pagamento di un contributo “volontario”, il cui ammontare viene deciso dal Consiglio d’Istituto, che teoricamente dovrebbe essere impiegato nell’ampliamento dell’offerta formativa, ma così non è, dato che le attività extradidattiche necessitano sempre di un’ulteriore spesa da parte degli studenti.
- SFRUTTAMENTO STUDENTESCO: Gli istituti tecnici e professionali e alcuni licei prevedono dei programmi di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini, non retribuiti a livello monetario né sul piano dei crediti formativi; spesso gli studenti che prendono parte a questi programmi non ricevono un’adeguata tutela dei loro diritti.
Il tavolo ha affrontato poi il programma di riforma dell’istruzione primaria e secondaria del Governo Renzi, denominato “Buona Scuola”. Il programma di riforma prevede numerosi punti critici, come il sistema di valutazione delle scuole e dei docenti, l’ingresso dei privati, la parificazione sul piano del finanziamento per merito alle scuole pubbliche e private, il rischio di esclusione degli studenti dagli organi collegiali e l’assenza di misure di rafforzamento del diritto allo studio, le problematiche nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, degli stage e dei tirocini e dei rischi per la salvaguardia di una scuola pubblica, laica, democratica e inclusiva connessi al finanziamento da parte di privati a questi programmi ed è infine importante sottolineare il rischio che le materie umanistiche vengano svilite e dimenticate, in quanto non funzionali agli interessi dei privati che entreranno nei Consigli d’Istituto.
La “Buona Scuola” è per ora soltanto un programma, ma non esistono progetti di legge all’attenzione del Parlamento. Probabilmente le discussioni nelle due camere inizieranno nel mese di Gennaio ed è stata prevista l’organizzazione di momenti di mobilitazione in concomitanza con lo svolgimento dell’iter parlamentare.
SECONDO TAVOLO: UNIVERSITÀ E PRECARIETÀ
Il secondo tavolo era dedicato alla situazione universitaria inserita nel mondo del Jobs Act. Partiamo da alcuni dati che ci indicano il crollo delle iscrizioni nei nostri atenei: il numero degli iscritti ai corsi di laurea triennali ed a ciclo unico nel 2013 è stato pari a 1.692.984, cioè circa 69mila in meno rispetto all’anno 2011/2012 (1.762.962), il tasso di abbandono universitario nel 2012 è stato del 17,6% (in Romania del 17,4%) e il numero di laureati nell’anno 2012/2013 è stato di 203.423, 50.145 in meno rispetto all’anno 2007/2008; possiamo affermare che l’università sia sempre più classista. Un crollo legato al disimpegno dello stato e delle regioni nel garantire il diritto allo studio per tutti e tutte, dimostrato dall’altissima percentuale di idonei non beneficiari. Nello stesso momento in termini di composizione, sono sempre di meno gli studenti “puri”, infatti ci troviamo di fronte a colleghi che oltre a studiare fanno tirocini, sono precari e si arrangiano per potersi permettere gli studi. Abbiamo quindi deciso nel breve periodo di unire gli studi che si stanno facendo a Cagliari, sulla condizione dell’ateneo in termini di garanzia e accesso allo studio, e Oristano sui fenomeni di precarietà e inattività (i NEET e la Garanzia Giovani). Faremo uscire un dossier che analizzi: meritocrazia, autoformazione, reddito, gentrificazione e riappropriazione. L’importante secondo noi è mettere in luce le contraddizioni della controparte ponendo in relazione i fondi per il diritto allo studio con le spese militari e i soldi forniti alle fondazioni private come la chiesa.
Pensiamo che il dossier sia il primo passo per legittimare un attacco alla nostra controparte in termini di riappropriazione e aggregazione. Le nostre facoltà sono sempre di più spazi di alienazione, lo studente è sempre di più cliente e operaio che usufruisce della didattica e produce crediti. Contro questa dinamica crediamo nella possibilità di poter dare spazio e voce agli studenti attraverso pratiche di riappropriazione che creino un punto di riferimento in città, partecipato e utile come valvola di sfogo per i bisogni degli studenti in termini di autoformazione, cultura e socialità alternativi ai ritmi consumisti prodotti nella città
Nel medio-lungo periodo miriamo ad istituire una cassa di mutuo soccorso per i precari e i disoccupati per scardinare le dinamiche clientelari del sindacati confederali.
TERZO TAVOLO: GLI STUDENTI OLTRE IL DIRITTO ALLO STUDIO
Inizialmente si è analizzata la questione abitativa nelle città di Nuoro e Cagliari, luoghi in cui sta diventando una vera e propria emergenza. Già gli studenti cagliaritani avevano partecipato a dei picchetti durante quest’anno evidenziando però diversi problemi nel portare contenuti tali da caratterizzare la lotta e creare un movimento di lotta per la casa nel capoluogo.
Le due proposte principali che sono uscite sul tema abitativo sono state:
- il tentativo di creazione meccanismi di solidarietà e mutuo soccorso attraverso la proposta di assemblee dei cittadini che vivono il disagio abitativo con l’obiettivo di una creazione di una sorta di “unione inquilini” tra tutte le realtà sarde che subiscono, sfratti, sgomberi e questioni di gravi disagio nel proprio domicilio.
- La seconda proposta riguarda un campo che ci riguarda più vicino come studenti, infatti vista la continua gentrificazione che subiscono i quartieri delle nostre città e gli affitti in nero che gravano su colleghi e colleghe abbiamo pensato di attivare un circuito formale/informale in cui gli studenti possano palesare le condizioni in cui si sono trovati nelle diverse case in cui hanno abitato, siano esse di privati cittadini, palazzinari o case dello studente. Importante capire il comportamento dei padroni di casa, i costi nei diversi quartieri, contratti fino ad arrivare a parlare dei locali sfitti.
Come affermavamo nell’introduzione, i comitati popolari spontanei che si muovono sul territorio sono per noi un punto di riferimento. Anche in questo campo le proposte che vorremmo portare avanti sono due: la prima è la creazione di un gruppo di studio che analizzi i collegamenti e le collaborazioni tra gli atenei sardi e i grandi speculatori energetici. Un lavoro che andrebbe di pari passo con il gruppo di studio del comitato studentesco contro l’occupazione militare, che si è premurato di analizzare la complicità degli atenei di Cagliari e Sassari con l’apparato militare.
Vorremmo poi incominciare a tessere rapporti con le varie realtà in lotta (Meridiana, Alcoa, Igea, etc., comitati vari su basi militari e contro la speculazione energetica) in modo da riuscire a coinvolgerli nei prossimi momenti di lotta e di mobilitazione studentesca e giovanile.
PROSSIMO INCONTRO 7 DICEMBRE ORISTANO
Collettivi Studenteschi Sardi