SIAMO SEMPRE DI PASSAGGIO

locandinaLunedì pomeriggio, il 28 di Aprile, abbiamo assistito e collaborato alla realizzazione della serata “Un giorno di ordinaria resistenza” organizzata dal Collettivo Studentesco Antonio Gramsci.

L’intento era quello di unire due date simboliche nella storia della Sardegna e dell’Italia. Il 25 e il 28 Aprile hanno rappresentato in contesti storici e modalità completamente diverse, due dei momenti culminanti delle resistenze sarde e italiane.

Quale miglior modo per celebrare al di fuori dall’ambito istituzionale queste due date, se non chiamando a testimoniare alcuni dei protagonisti della resistenza quotidiana in Sardegna?

Sono intervenuti alcuni dei membri dei comitati più rappresentativi in provincia di Oristano, il Comitato No al Progetto Eleonora, Comitato s’arrieddu per Narbolia, e il Comitato per la tutela e lo sviluppo di Torregrande e Oristano.

Nell’arco di 20 km tre diverse lotte, tutte accomunate da un unico obiettivo, evitare la depredazione e il saccheggio del proprio territorio a fini speculativi, sia energetici che turistici.

Quello che questi Comitati recriminano e che per noi è da tempo il punto focale della svolta politica in Sardegna, è l’idea che non si possa più permettere a pochi aguzzini di imporre modelli di sviluppo con finalità esclusivamente legate al proprio profitto, andando ad infierire su un paziente terminale, prosciugandogli finanche le ultime gocce di sangue.

 L’errore scaturisce in primo luogo dalla miopia del medico pubblico, in questo caso il politico regionale, che per anni ha creduto di intervenire su un malato con cure palliative, piuttosto che andando ad intervenire massicciamente sul problema, e che ora crede di poter salvare il moribondo affidandolo in cura a qualche clinica privata, talvolta purtroppo col benestare del paziente stesso.

Ecco allora che il nostro compito, come Comitati come Collettivi e come Pariti deve essere quello di legare queste lotte, affinché si lavori verso un obiettivo comune, cioè quello di autodeterminare le nostre scelte, risorgendo dal torpore, senza dover più dipendere dai salvatori e dalle loro cattedrali nel deserto, anche perché poi va a finire che in croce ci finiremo noi.

 La difficoltà sta nell’individuare il nemico, nell’interpretare le sue mosse, poiché è più subdolo di quanto non si pensasse. Non è un nemico fisico, eppure in ogni istante invade le nostre vite rendendole precarie. Allora resistere vuol dire dare voce a chi vuole parlare anche quando i riflettori sono spenti e quasi tutti sono già andati a casa, vuol dire capire che prima di preoccuparsi delle scie chimiche e dei gossip della politica di palazzo, stanno togliendo la terra a chi abita affianco a casa nostra, vuol dire contribuire in prima persona, dire la propria, manifestare il proprio dissenso, difendere la propria terra.

Nonostante molti altri Comitati non fossero presenti, le lotte sono tante altre in Provincia di Oristano, da Simaxis ai precari della scuola, dai No Radar a Villanovaforru. A tutti loro, a chi combatte la propria resistenza quotidiana, noi esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra voglia di lottare per cambiare la Sardegna.

 (D.S.)