L’aeroporto di Fenosu sarà sicuramente un tema molto caldo in questa campagna elettorale per il municipio, ma saranno solo parole al vento quelle dei aspiranti sindaci, leggère quanto i biplani che qualche anno fa decollavano dalla pista alle falde del Monte Arci? Beh, il rischio è forte. Il comune ha liquidato le sue quote e tutti gli altri enti pubblici coinvolti (tra cui l’azionista di maggioranza, la provincia di Oristano) hanno cedute le loro quote tramite asta.
Un’asta non basta
La prima asta, svolta nella primavera 2016 andò deserta. Perché? Perché tra i requisiti per partecipare al bando c’era l’esperienza triennale nella gestione di un aeroporto. Così se ne svolse un’altra nell’estate, stavolta senza richieste esagerate, partecipano tre aziende, ma un imprenditore non riesce a consegnare il plico entro i termini e di conseguenza in gara ne restano solo due. Sarà una lotta testa a testa immaginerete voi, una sfida sul filo del centesimo! Invece no, l’Ekologia della Marmilla srl di Villanovaforru insieme con la Sardinian sky service srl di Elmas presentano un’offerta di 148.767.000 euro, che praticamente doppia la base d’asta di 73.903,46 euro. La seconda arrivata, l’Aeronike srl di Sestu presenta un’offerta di 74.001,46: appena 98 euro in più della base d’asta.
Colpi di scena
Il 31 ottobre arriva però il colpo di scena, la provincia blocca la procedura in autotutela e il 24 novembre ferma definitivamente l’assegnazione a Ekologia e Sardinian sky service, per irregolarità nel DURC, ossia il documento unirco di regolarità contributiva dell’INPS, presentato da Ekologia srl. L’assegnazione, provvisoria fino alla verifica della regolarità di tutti i requisiti, arriva alla seconda arrivata, che poi è anche l’ultima, l’RTI (raggruppamento temporaneo di imprese) così costituito: Aeronike srl – Sestu (Capogruppo) -Distretto Aerospaziale della Sardegna – Cagliari (Mandante) – Nurjana Technologies srl – Elmas (Mandante), con un rialzo di appena 98 euro sulla base d’asta. Questo RTI nella pratica fa capo al DASS, poiché sia Aeronike che Nurjana sono azioniste del Distretto.
Cos’è il DASS?
Il Distretto AeroSpaziale della Sardegna è un consorzio di imprese e soggetti pubblici (fra cui Regione, Università di Cagliari e Sassari e Consiglio Nazionale delle Ricerche) che punta nei prossimi anni ad aquisire completamente la gestione del Poligono del Salto di Quirra. A che pro? La cosa viene spacciata nella propaganda come una diminuzione dell’occupazione militare della Sardegna, ma in realtà il DASS avrà come principale funzione lo sviluppo delle cosiddette tecnologie dual use, ossia di quelle tecnologie, in questa fase soprattutto legate all’utilizzo dei droni, che possono avere sia una funzione civile sia una funzione militare. A nostro parere, e non solo, si tratta di una copertura bella e buona e nelle prossime settimane cercheremo di spiegarvi con maggior dettaglio perché la pensiamo così. In parole povere tutte le aziende partecipanti al progetto hanno interessi nel campo della difesa militare e molte di loro sono già soggetti attivi nel Poligono di Quirra con sperimentazioni di vario genere. La facciata del progetto, quell’aerospaziale, sembra essere piuttosto uno specchietto per le allodole: “Guardate che figata, la Sardegna avrà il suo ruolo nell’arrivo dell’uomo su Marte!”, mentre in realtà sulla nostra terra si proveranno droni e sistemi della guerra tecnologica.
Fenosu? Vedo le stelle!
Le stelle del cosmo, ma anche le stellette dei militari insomma. E poi? Altra cosa stellare sono le cifre spese dal pubblico in appena 20 anni per cercare di fare dell’Aeroporto di Fenosu un aeroporto degno di questo nome. A occhio, e sarebbe bello saperlo con precisione, si tratta di milioni e milioni di euro che hanno portato in tutto una decina di posti di lavoro. Milioni e milioni di euro spesi da noi, alla fine dei conti, e giusto per fare un po’ di populismo spiccciolo crediamo che se fossero stati spesi nella sistemazione delle strade provinciali, saremmo stati tutti molto più contenti. Invece quell’aeroporto, che è un po’ nel cuore di tutti noi (non per altro, ma perché qualche migliaio di euro ce lo abbiamo messo tutti), sarà probabimente acquisito (perché le verifiche non sono ancora concluse) per la misera cifra di 74 000 euro da una cordata che fa capo al DASS. Questo vuol dire che si svolgeranno in quell’area attività di ricerca che non hanno alcuna ricaduta sullo sviluppo del nostro territorio e non solo, pongono problemi anche dal punto di vista etico visto che hanno implicazioni anche nello sviluppo della tecnologia militare.