Impianti a biogas, i Medici per l’Ambiente non ci stanno

Quello di ISDE (International Society of Doctors for Enviroment) è un no netto e ben argomentato. L’ogetto è la delibera della Giunta regionale che approva un documento di linee guida tecnche che pone al centro di una parte della strategia energetica sarda l’incentivo pubblico alla realizazzione di impianti a biogas, anche in prossimiti dei centri abitati. Qui trovate il documento completo del’ISDE.

Il presidente di ISDE Sardegna, Domenico Scanu

«La Sardegna – afferma in una nota il presidente sardo, Domenico Scanu – è già fortemente condizionata da modelli industriali inefficienti basati quasi esclusivamente sulla combustione da fonti fossili e dà un significativo contributo, ormai da decenni, al riscaldamento globale; con tale scelta potrà così soltanto implementarlo». Gli incentivi, diventati ormai standard nel contesto politico italiano per questo tipo di produzioni energetiche, danno un contributo determinante all’aumento delle emissioni di anidridre carbonica, ma non solo. Tra le ricadute degli impianti di quel tipo, spiegano l’associazione, «vi sono emissioni inquinanti tradizionalmente derivanti dai processi di combustione quali ossido di carbonio, polveri totali sospese e ossidi di azoto e di inquinanti meno convenzionali, a cui bisogna porre attenzione, che si producono con la combustione di biomasse, polveri sottili, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, diossine».

Il paradosso, evidenziato nella nota, è dunque il fatto che gli incentivi per la riconvesione verde, nei fatti, vadano a sostenere processi produttivi inquinanti: «Gli incentivi pubblici devono essere esclusivamente riservati a solare termico, fotovoltaico e minieolico, escludendo quindi tutte le cosiddette “Bioenergie” (biomasse solide, liquide e gassose) che comportano inaccettabili emissioni inquinanti e conseguenti ricadute negative sulla salute». Inoltre, i costi umani e ambientali degli impianti a bioenergie, supererebbero di gran lunga i vantaggi economici per la collettività. «La salute deve essere una priorità nell’ambito delle scelte politiche e il criterio di scelta è la qualità della vita e non l’interesse economico» conclude Scanu.