Di seguito alcuni documenti di solidarietà arrivati al nostro collettivo per la vicenda giudiziaria che ci ha visti coinvolti
Caminera noa, 2019
SOLIDARIETÀ AI COMPAGNI DI ORISTANO SOTTO PROCESSO
Caminera Noa esprime massima solidarietà ai compagni del Collettivo Furia Rossa di Oristano che il 12 Febbraio verranno processati presso il Tribunale di Oristano per aver criticato l’operato della polizia durante uno sfratto.
Il 22 Gennaio 2015 ad Arborea ci fu il violento sfratto di una famiglia di agricoltori; dopo mesi di resistenza allo sfratto grazie alla solidarietà di tanti sardi, la polizia decise di agire con l’utilizzo di un numero spropositato e indefinito di agenti anti-sommossa. In quell’occasione è comparso sul blog “lafuriarossa.noblogs.org” un articolo (tuttora sequestrato dalla magistratura) in cui si denunciavano i fatti della giornata e si accusavano i vertici della Questura oristanese di aver esercitato “violenza di stato” e i celerini venivano definiti “canis de isterzu”.
Tanto è bastato per far partire una querela contro i membri del collettivo – denunciati dall’ex questore di Oristano Francesco Di Ruberto (lo stesso che in tv affermò a più riprese che in Sardegna c’è “un’innegabile cultura del coltello”), dal capo della Digos Vincenzo Valerioti e da un altro membro della Digos cittadina – e oggi sul banco degli imputati per concorso formale nel reato di diffamazione (art. 595, comma 3 del codice penale), nonostante due precedenti richieste di archiviazione da parte del pubblico ministero.
Come se non bastasse in questi giorni i poliziotti si sono costituiti parte civile chiedendo una condanna a 220.000€ per i tre giovani compagni, “per l’ingente danno morale, per le gravi offese alla reputazione, alla dignità personale e per l’ingente danno esistenziale e di immagine” loro causato.
Questo fatto è un chiaro indice dei tempi bui che stiamo attraversando, fatto di atti repressivi contro gli indipendentisti e contro le forze che partecipano ai conflitti sociali in Sardegna e in Italia; ma ciò che è accaduto a Oristano ci preoccupa in modo particolare, perché quando anche la libertà di pensiero e la banale critica politica – che pensavamo intoccabili – è messa sotto attacco in questo modo e la si affronta con il codice penale, siamo in pericolo tutti e questo può essere un precedente che non siamo disposti ad accettare.
Per questo ribadiamo la nostra solidarietà ai compagni oristanesi e ci auguriamo la piena assoluzione da ogni accusa.
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C4 Combat Rock, 2019
Circa 2 anni fa suonavamo a un piccolo evento organizzato e promosso in maniera totalmente indipendente dai compagni del Collettivo Furia Rossa-Oristano. Oggi quegli stessi compagni si trovano sotto processo per diffamazione, accusati dello stesso ex questore di Oristano Francesco Di Ruberto.
A prescindere da quelli che sono i nostri legami personali con i compagni (che conosciamo da tempo e con cui abbiamo condiviso cortei e iniziative per tanti anni), troviamo vergognoso che oggi in quello che vorrebbe considerarsi uno stato libero e democratico, il codice penale e i tribunali vengano nuovamente utilizzati come arma repressiva contro il dissenso politico, perchè di questo si tratta. Non troverete foto di vetrine spaccate ne referti di agenti contusi tra le carte di questo processo, ma un semplice articolo riportante la cronistoria e le relative valutazioni politiche riguardanti un vergognoso sfratto abitativo (che al tempo suscitò enorme indignazione per il modus operandi portato avanti, e per il dramma posto in essere) eseguito ad Arborea qualche mese prima.
Per quanto poco possa valere, ci sentiamo vicini e solidali ai compagni della Furia Rossa. Come sempre, assieme a loro dalla parte del torto.
Sotto lasciamo il link a un video inerente lo sfratto, e le frasi incriminate dell’articolo in questione, per cui sono richiesti, tra le altre cose, anche 220 mila euro di danni morali da parte degli agenti.
https://www.youtube.com/watch?v=lylIv3SS2Fk
“Oggi ad Arborea la violenza dello stato Italiano aveva il volto di Francesco Di Ruberto, di Vincenzo Valerioti; aveva il volto di tutti gli uomini al loro seguito e di centinaia di celerini, canis de isterzu, anche oggi pronti a portare a casa la pagnotta sulla pelle e le sofferenze altrui. Un’operazione militare in piena regola, con un costo che non ci è dato sapere, portata avanti in modo “esemplare”: l’unico modo che ci si può aspettare da questi signori.”
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PRC Oristano, 2019
Solidarieta’ ai compagni del Collettivo Furia Rossa-Oristano di Oristano
Rifondazione Comunista Oristano esprime solidarieta’ ai compagni del Collettivo che verranno processati per un loro articolo comparso su loro blog che criticava l’operato della Polizia di Stato durante uno sfratto di una azienda di una famiglia di agricoltori il 22.01.2015 ad Arborea.
Siamo vicini ai nostri compagni augurando che la questione si chiuda al piu’ presto con la massima assoluzione di ogni accusa.
Un saluto a pugno chiuso.
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Laboratorio Politico Sa Domu, 2019
Il Laboratorio politico di Sa Domu esprime la propria solidarietà al Collettivo Furia Rossa, che domani dovrà tornare in tribunale per difendersi dall’indegna accusa di diffamazione, solo per aver chiamato le cose col loro nome.
Tre di loro sono a processo per concorso nel reato di diffamazione (art. 593 c.3 del codice penale + art. 81 c.1 codice penale). La parte offesa (l’ex questore di Oristano, il capo della Digos e un digossino) chiede inoltre la condanna al pagamento di 220.000€ (duecentoventimila euro) per l’ingente danno morale, per le gravi offese alla reputazione ed alla dignità personale. Ingente danno morale, comunque meno ingente del dispiegamento di forze messo in campo quel 22 gennaio 2015 per sgomberare la famiglia Spanu. Ritengono gravi le offese alla reputazione e alla dignità personale, non ritennero altrettanto grave l’offesa che fu fatta quello stesso giorno alla dignità e ai beni di una famiglia, offesa per altro ripresa da tutta la stampa con lo stesso sdegno e lo stesso sgomento dei compagni, soltanto senza le parole gravi che questi giustamente hanno usato per rendere la gravità di una situazione che va ben oltre le parole.
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Associazione Libertade, 2019
Con Mario, Davide e Marco, per il diritto di critica e contro ogni intimidazione.
Lunedì 27 maggio, presso il tribunale di Oristano riprenderà l’assurdo processo contro Mario Figus, Davide Pinna e Marco Contu, i tre militanti del collettivo Furia Rossa querelati per diffamazione dall’ex Questore di Oristano Francesco di Ruberto e dai funzionari della Digos Vincenzo Valerioti e Andrea Brigo per un articolo pubblicato nel blog del collettivo.
L’articolo si riferiva ai fatti occorsi nel gennaio 2015 ad Arborea, quando la famiglia Spanu fu sfrattata dopo che la sua azienda era stata venduta all’asta e dopo essersi opposta per mesi allo sgombero, sostenuta da tanti solidali accorsi da tutta la Sardegna.
Le forze dell’ordine decisero di mettere fine a quell’occupazione con un’azione di forza a cui presero parte un centinaio fra poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa per sgomberare gli ex proprietari e permettere di pignorare i beni e gli animali dell’azienda.
Quei fatti provocarono l’indignazione del collettivo Furia Rossa che scrisse un duro articolo in cui criticando l’operato della polizia, si parlava di “violenza di stato” e si attribuiva la responsabilità al Questore e agli altri due funzionari querelanti.
Questa la parte incriminata dell’articolo pubblicato sul blog di Furia Rossa, riportata in un articolo della Nuova Sardegna di alcuni mesi fa:
“Oggi ad Arborea la violenza dello Stato italiano aveva il volto di Francesco di Ruberto, questore di Oristano, di Vincenzo Valerioti, capo della Digos, di Pino Scrivo, primo dirigente; aveva il volto di tutti gli uomini al loro seguito e di centinaia di celerini, canis de isterzu, anche oggi pronti a portare a casa la pagnotta sulla pelle e sulla sofferenza altrui. Un’operazione militare in piena regola, con un costo che non ci è dato sapere, portata avanti in modo esemplare: l’unico modo che ci si può aspettare da questi signori”.
In seguito alla querela il pubblico ministero aveva chiesto per ben due volte l’archiviazione del fascicolo, non ravvisando evidentemente che si fosse configurato il reato di diffamazione, ma i querelanti si sono opposti e il processo è iniziato ad Oristano lo scorso 3 Ottobre.
Come se non bastasse il questore e i due funzionari si sono costituiti parte civile chiedendo un risarcimento complessivo di 220 mila euro per danno morale e d’immagine.
Vogliamo esprimere la nostra vicinanza e la nostra solidarietà a Davide, Mario e Marco, sicuri che questa vicenda non possa che rafforzarli nelle proprie convinzioni e nel loro impegno politico per i diritti della nostra terra.
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Associazione Libertade, 23 Gennaio 2020
SIT IN PER ESPRIMERE LA NOSTRA SOLIDARIETA’ A MARIO, DAVIDE E MARCO.
Il 27 gennaio, alle ore 12.30, presso il tribunale di Oristano si svolgerà il sit in in solidarietà dei militanti politici del collettivo Furia Rossa querelati per diffamazione dall’ex Questore di Oristano Francesco di Ruberto e dai funzionari della Digos Vincenzo Valerioti e Andrea Brigo per un articolo pubblicato nel blog del collettivo.
L’articolo si riferiva ai fatti occorsi nel gennaio 2015 ad Arborea, quando la famiglia Spanu fu sfrattata dopo che la sua azienda era stata venduta all’asta e dopo essersi opposta per mesi allo sgombero, sostenuta da tanti solidali accorsi da tutta la Sardegna.
Le forze dell’ordine decisero di mettere fine a quell’occupazione con un’azione di forza a cui presero parte un centinaio fra poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa per sgomberare gli ex proprietari e permettere di pignorare i beni e gli animali dell’azienda.
Quei fatti provocarono l’indignazione del collettivo Furia Rossa che scrisse un duro articolo in cui criticando l’operato della polizia, si parlava di “violenza di stato” e si attribuiva la responsabilità al Questore e agli altri due funzionari querelanti.
Questa la parte incriminata dell’articolo pubblicato sul blog di Furia Rossa, riportata in un articolo della Nuova Sardegna di alcuni mesi fa:
“Oggi ad Arborea la violenza dello Stato italiano aveva il volto di Francesco di Ruberto, questore di Oristano, di Vincenzo Valerioti, capo della Digos, di Pino Scrivo, primo dirigente; aveva il volto di tutti gli uomini al loro seguito e di centinaia di celerini, canis de isterzu, anche oggi pronti a portare a casa la pagnotta sulla pelle e sulla sofferenza altrui. Un’operazione militare in piena regola, con un costo che non ci è dato sapere, portata avanti in modo esemplare: l’unico modo che ci si può aspettare da questi signori”.
In seguito alla querela il pubblico ministero aveva chiesto per ben due volte l’archiviazione del fascicolo, non ravvisando evidentemente che si fosse configurato il reato di diffamazione, ma i querelanti si sono opposti e il processo è iniziato ad Oristano lo scorso 3 Ottobre.
Come se non bastasse il questore e i due funzionari si sono costituiti parte civile chiedendo un risarcimento complessivo di 220 mila euro per danno morale e d’immagine.
Libertade parteciperà al sit in indetto dal collettivo Furia Rossa al fine di esprimere la nostra vicinanza e la nostra solidarietà ai soggetti coinvolti nel procedimento penale.
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Danilo Lampis, 2020
Sarebbe bene che si sentisse in tutta la Sardegna una voce plurale di sdegno e solidarietà per quanto sta accadendo a tre giovani lavoratori precari e studenti impegnati da più di un decennio dalla parte dei diritti dei più deboli.
I fatti sono questi: dopo uno sfratto avvenuto nel gennaio 2015, appariva sul blog del collettivo La Furia Rossa, un articolo in cui si condannava come “violenza di stato” la condotta di chi aveva guidato le operazioni.
Per la sola colpa di aver fatto pubblicare sul proprio blog l’articolo, tre giovani sono stati accusati di concorso morale e materiale in diffamazione, cui si sono aggiunte alcune aggravanti previste dal Codice Penale, con una pena che può andare dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione o una multa che parte dai 500€, a loro volta triplicabili a causa delle aggravanti.
Due giorni fa, la pubblica accusa ha chiesto la loro condanna a 8 mesi di reclusione. La parte civile – l’ex questore, il capo della digos e un poliziotto – che recrimina, mediante il risarcimento di 220mila euro, l’“ingente danno morale” e l’“ingente danno esistenziale e di immagine”, ha chiesto che la eventuale condizionale venga applicata solo dopo il pagamento di 150mila euro di provvisionale.
Questo dovrebbe essere il risultato della loro solidarietà attiva nei confronti di una famiglia che ha tentato di opporsi allo sfratto della propria casa e dell’azienda agricola.
È assurdo che, con la scusa della presunta “diffamazione”, si colpisca in questo modo l’esercizio del diritto di critica sancito dalla Costituzione, rovinando – letteralmente – la vita a tre giovani.
Questa vicenda sembra voler essere una risposta “esemplare” a chi lotta per risolvere i problemi sociali della nostra isola. In realtà non fa altro che rafforzarne le ragioni per impegnarsi e cambiarla.
La sentenza sarà il 24 febbraio, e piena dev’essere la solidarietà a Marco, Davide e Mario.
da http://www.pesasardignablog.info/2020/02/01/solidarizzare-ti-costa-considerazioni-sul-processo-a-furia-rossa/
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Liberu – Lìberos Rispetados Uguales, 24 Febbraio 2020
Accogliamo con soddisfazione la sentenza di assoluzione per i compagni oristanesi del collettivo Furia Rossa.
Marco Contu, Davide Pinna e Mario Figus erano stati denunciati per alcune frasi comparse nel blog del collettivo nel 2015, dopo lo sfratto della famiglia Spanu di Arborea.
Lo sfratto era stato eseguito dalla polizia italiana con un enorme spiegamento di forze, a cui si erano opposti numerosi cittadini e militanti accorsi in solidarietà con la famiglia colpita.
Successivamente alle operazioni, le forze repressive erano state criticate nel blog e avevano quindi proceduto alla denuncia dei tre compagni, richiedendo un “risarcimento danni” per complessivi 220.000 euro, mentre il pubblico ministero Giuseppe Scarpa, chiedeva una condanna a otto mesi di reclusione.
Le fasi del processo sono state costantemente accompagnate dalla presenza di numerose forze politiche, tra cui anche Liberu, per manifestare la piena solidarietà e vicinanza ai compagni colpiti dall’assurda manovra repressiva.
Oggi l’attesa sentenza di assoluzione per non aver commesso il fatto per i tre militanti difesi dall’avvocata Rosaria Manconi, che ha dimostrato come gli imputati abbiano legittimamente svolto il loro diritto di critica.
Da parte di Liberu un abbraccio solidale ai compagni e l’invito a proseguire senza paura l’attività politica.