Enti locali: un edificio pericolante si ricostruisce dalle fondamenta

“Una associazione a delinquere ramificata in tutta l’isola e finalizzata al controllo dell’aggiudicazione di appalti pubblici è stata sgominata dalla Guardia di Finanza di Oristano e dal Comando della Compagnia dei carabinieri di Tonara. Arrestate complessivamente 21 persone, tra cui 5 sindaci, a fronte dell’emissione di 24 ordinanze di custodia cautelare. L’indagine riguarda 13 centri in prevalenza del nuorese e del cagliaritano: Desulo, Ortueri, Belvì, Tonara, Aritzo, Nuoro, Siniscola, Villasalto, San Giovanni Suergiu, Quartu Sant’Elena, Cagliari, San Vito, Sant’Antioco, Irgoli e Posada. Sono coinvolti nell’inchiesta amministratori locali, responsabili degli uffici tecnici comunali e professionisti”

E ancora:

“Sarebbero decine gli appalti truccati finiti sotto la lente della Procura di Oristano che ha coordinato le indagini della Guardia di Finanza e dei Carabinieri sfociate negli arresti di questa mattina in mezza Sardegna. Le gare bandite in diversi centri dell’Isola sarebbero state condizionate da una sorta di ‘cupola’ che pilotava gli incarichi in modo da accontentare gli amici: professionisti e società di progettazione, ingegneria e consulenza tecnica, operanti in tutta la Sardegna per la realizzazione di opere pubbliche.”

Così l’ANSA racconta il blitz organizzato dalla procura di Oristano il 28 aprile, Sa Die de sa Sardigna. C’è del marcio in Barbagia, per fare una facile battuta, ma ciò che è venuto a galla è il sintomo della marcescenza di tutto il sistema politico e amministrativo locale in Sardegna.

Corruzione, gestione perlomeno spensierata del denaro pubblico (cosa che non sempre costituisce reato, ma che è di sicuro un atto deplorevole, in tempi di crisi più che mai), ma non solo: anche le difficoltà indotte dal patto di stabilità, dall’incapacità di Abbanoa di gestire il servizio idrico, dalla scelta dello Stato di scaricare sui comuni il peso politico dell’imposizione fiscale sui cittadini; tutti questi elementi segnalano che l’edificio politico e amministrativo degli enti locali è pericolante, ormai irrecuperabile, e la rabbia dei cittadini si esprime nelle maniere più varie: dall’organizzazione politica di un’alternativa all’autogestione, dalle pratiche di mutuo soccorso agli atti intimidatori ai danni degli amministratori.

Ci sono due strade per risolvere questo problema, una è quella giudiziaria; si tratta di un percorso che forse può portare alla punizione dei colpevoli (forse), ma che ha lo stesso effetto di un’aspirina, abbassa la febbre ma non determina la scomparsa dell’infezione che l’ha determinata. L’altra strada è quella della costruzione dal basso di un’alternativa politica.

Se un edificio è pericolante, e non è recuperabile, lo si abbatte e lo si ricostruisce dalle fondamenta. E quali sono le fondamenta dell’edificio politico e amministrativo degli enti locali? La più importante è la capacità di prendere decisioni realmente vicine alle esigenze dei cittadini, se non ci fosse tale necessità non ci sarebbe bisogno di decentrare il potere politico e lo si potrebbe lasciare interamente nelle mani del governo centrale.  I comuni possono riuscire in questo compito? È una domanda a cui è difficile rispondere, ma possiamo affermare con certezza che in questo momento non ci riescono e dunque e necessario elaborare un’alternativa.

In Sardegna la maggior parte dei comuni ha un ridotto numero di abitanti e questo comporta vantaggi e svantaggi: tra i primi c’è sicuramente quello di rendere possibile una forma di democrazia diretta abbastanza funzionante. In un comune di 800 abitanti (ma anche in un comune di 30 000 come Oristano)  ha senso lasciare le decisioni politiche più rilevanti in mano a una ventina di persone, quando si potrebbe tranquillamente portarle all’attenzione di un’assemblea popolare, anche grazie alle nuove possibilità offerte dal web 2.0? La critica più ovvia a quest’affermazione è che la legge italiana non permette questo tipo di organizzazione politica nei comuni, ed è vero, ma delle liste coraggiose potrebbero prevedere nei propri programmi degli istituti di democrazia diretta informali: nessuna responsabilità legale sicuramente, ma sussisterebbe tuttavia una responsabilità politica molto importante nei confronti degli elettori.

Non vogliamo trattare ora approfonditamente l’argomento, ci torneremo su con articoli più dettagliati e programmatici, ma vogliamo lanciare questa suggestione, sulla possibilità di costruire in Sardegna un modello politico nuovo, più vicino ai cittadini che agli speculatori, magari partendo proprio da Oristano, fra due anni, quando si andrà al voto per il rinnovo del Consiglio Comunale e del Sindaco.

Collettivo Furia Rossa