Maggioranza battuta, giunta Tendas in gravissime difficoltà, e approvazione dell’ordine del giorno contro l’impianto ibrido solare termodinamico – biomasse. Questo il riassunto delle quasi quattro ore di consiglio comunale straordinario di venerdì 20 febbraio.
Il Segretario generale è stato chiaro, l’ordine del giorno ha un valore politico, ma non può avere influenza su atti di carattere privatistico fra il comune e l’azienda, nello specifico la convenzione che regolerà i rapporti fra l’amministrazione comunale e la San Quirico Solar Poewer srl, nel caso il progetto venisse approvato dal SAVI. Eppure il nocciolo della questione è proprio questo, il sindaco Tendas e la sua giunta hanno gestito la questione del progetto dell’azienda altoatesina abdicando al proprio ruolo politico e presentandosi come dei notai, per non dire passacarte. E dunque l’ODG, sebbene probabilmente non otterrà gli effetti voluti e il Comune non potrà recedere dalla convenzione firmata con l’azienda, ha un enorme merito, riportare la questione sul piano politico dal quale era stata sfrattata in maniera abusiva. E oltre a questo merito, che è quello che interessa noi della Furia Rossa, ha tante altre conseguenze politiche che affronteremo più avanti.
Cosa paga Guido Tendas? In primo luogo la scelta di fare il minimo sindacale per quanto riguarda il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza: ha contattato direttamente gli abitanti di San Quirico a fine novembre (anche se il progetto era noto al comune almeno dall’autunno 2013) e va bene, ma qua parliamo di una scelta che dev’essere condivisa con tutta la cittadinanza con assemblee pubbliche. Quest’errore politico ha le sue radici però proprio nella scelta di essere un semplice notaio: “Io sono il sindaco di tutti, e devo garantire a un imprenditore che vuole realizzare un progetto di poterlo fare. Sarà il SAVI a dire se il progetto va bene o no, ma io sono qui per garantire il diritto d’impresa che è sancito dalla Costituzione”, così potremmo riassumere la principale tesi difensiva (perché quello di ieri era un processo) di Tendas. Se questa tesi fosse giustificata significherebbe che il sindaco non ha poteri di indirizzo politico e allora facciamo prima a risparmiare un sacco di soldi, rinunciare alla pantomima delle elezioni e a far nominare i sindaci dai prefetti. Ma questa tesi non è giustificata e di fronte alla miriade di progetti per impianti di produzione energetica che aziende estere e multinazionali vogliono realizzare in Sardegna è necessario prendere una posizione politica, favorevole o contraria che sia. Perché ci sono dietro delle questioni politiche: il land grabbing, lo sfruttamento coloniale, la sovranità alimentare e quella energetica e tante altre.
Per quel che ci riguarda però è tutto il Consiglio comunale a uscirne male, anche chi ha presentato l’ODG. Questo perché la delibera di giunta che ha approvato la convenzione è un atto pubblico fin dal 18 dicembre e la minoranza si è svegliata solo quando si sono mossi i cittadini e le forze politiche esterne al Consiglio. Vedere i consiglieri di centro e centro-destra che enunciavano principi dell’ecologismo e della lotta all’accaparramento di terre degni degli ormai trapassati social forum, ci lasciano il dubbio che sia tutta una mossa politica per cavalcare l’onda della protesta contro Tendas. Così come vedere consiglieri di centrosinistra, che in altre occasioni e in privato hanno espresso numerose perplessità sul progetto, arroccarsi su una posizione di difesa del comportamento della giunta lacia l’impressione che si tratti di una mossa dettata dalla necessità di mantenere degli equilibri di maggioranza, che nonostante tutto sono saltati.
Sono saltati perché tre consiglieri hanno votato con l’opposizione, una consigliera del Partito Democratico ha scelto di astenersi, ben consapevole che questo avrebbe permesso alla mozione di ottenere la maggioranza dei voti, e un altro consigliere del Pd non si è presentato in aula (non sappiamo con quali motivazioni, ma potrebbero essere anche politiche). E qua arriviamo alle conseguenze del voto di ieri, che vanno citate, non solo per dovere di cronaca. La Giunta è apparsa favorevole al progetto, nonostante alcune tardive circonvoluzioni lessicali e sintattiche che cercano di trasformare questo appoggio in garantismo, e ha ricontrato una sonora bocciatura politica che implica l’inesistenza di una maggioranza. Vista l’importanza assunta dalla votazione di venerdì per l’opinione pubblica, parlare di dimissioni non è assurdo. Non siamo arrivati a una situazione di ineluttabilità della fine dell’amministrazione Tendas, ma quanto accaduto in Consiglio comunale ha trasformato questo scenario in una possibilità per niente irreale. E tragica dev’essere anche la situazione interna al Partito Democratico, i cui organi interni a livello provinciale e comunale votano contro l’impianto, e i cui consiglieri invece sostengono la linea Tendas. Cosa succederà nei prossimi giorni non lo sappiamo, il sindaco è determinato ad andare avanti, ma la determinazione non può cambiare le regole dell’aritmetica e senza una maggioranza Giunta e Consiglio devono andare a casa. Una nuova maggioranza, con consiglieri eletti nel centro e nel centrodestra, andrebbe contro quanto detto da Tendas nella campagna elettorale per le primarie, ma non è da escludere.
In ogni caso possiamo festeggiare una piccola vittoria dei comitati, dei collettivi e dei cittadini: solo la pressione esterna ha costretto il Consiglio a prendere posizione. Piccola vittoria perché l’impianto non è detto che non si faccia, e quindi bisogna mantenere alta la guardia e continuare la mobilitazione. È un piccolo passo in avanti però verso una maggiore partecipazione dei cittadini, una democrazia diretta del governo locale: le lotte servono e i risultati si portano a casa, quindi continuiamo così.