Tornano a girare con insistenza le voci che la Repubblica Italiana abbia finalmente deciso di affrontare il problema delle scorie nucleari. Non definitivamente, perché mettere le scorie sotto terra non significa risolvere il problema per sempre ma solo posticiparlo di qualche millennio, ma comunque affrontarlo. E come sempre la Regione che appare la migliore per assolvere l’incarico è la Sardegna: terra antisismica, isolata al centro del Mediterrano e poco abitata. Al massimo ci passano i corsi, ma pure loro, si sa, contano poco.
Naturalmente in Sardegna c’è subito aria di mobilitazione, non appena si diffondono queste notizie. Tutti, ma dico tutti, si dichiarano pronti a fare le barricate. Tutti. Anche quelli che sostengono il governo nazionale. Anche quelli che hanno sostenuto i governi precedenti che avevano avuto la stessa idea di mettere le scorie in Sardegna.
Naturalmente c’è anche una piccola minoranza che si dice a favore, e che accusa i contrari di essere NIMBY.
Partiamo dall’inizio. Cosa vuol dire NIMBY? Not In My Backyard, non nel mio cortile. È un brillante acronimo inglese utilizzato per indicare quelle persone che rifiutano ogni attività invasiva che, pur portando dei benefici al resto della popolazione, produce delle esternalità negative per chi ci sta più vicino. Questo epiteto è stato rivolto a tante persone in Italia in questi anni: No Tav, No Muos, No Ponte sullo Stretto, No Basi etc. Eppure in un noto film Nanni Moretti ammoniva una giovane giornalista, ricordandole che le parole sono importanti. NIMBY è una parola importante, ma chi la usa non sembra farci caso.
In effetti è abbastanza inappropriato dare del Nimby a un militante della lotta No Tav, dal momento che nessuno di loro accetterebbe l’Alta Velocità se passasse in un posto diverso dalla Val di Susa. Chi li definisce Nimby non si rende conto che questi movimenti hanno sviluppato una coscienza nuova e hanno un’idea del mondo che, seppur non ancora definita esattamente, è opposta a quella del capitalismo: nessuno spazio per il profitto e la speculazione, grande attenzione per la difesa dei beni comuni e per la creazione di spazi di democrazia radicale. La contraddizione che gli intellettuali non riescono a sciogliere è che accettano la democrazia solo fin quando resta come le facciate dei saloon nei set dei film western, niente più che un pannello sorretto da un paio di travi. Quando la democrazia diventa effettiva, radicale e diretta, quando le decisioni nascono da assemblee autogestite, ecco che, spaventati, si mettono a urlare contro il presunto terrorismo di questi movimenti, di queste popolazioni e le accusano di essere Nimby.
Ma dunque i Nimby non esistono? No, esistono eccome. E sono quelle persone che si dicono contrari a questi maxi-interventi sul territorio, ma girano la testa dall’altra parte quando riguardano altri territori. Nimby è il nome più appropriato che possiamo dare a tutti quei politici, esponenti di partiti di governo (Forza Italia e Lega Nord ovviamente compresi), a quelle persone che sono state finora complici consapevoli del sistema politico in cui viviamo, che da domani saranno in prima fila nella lotta contro le scorie. I più cinici per un tornaconto elettorale, i più imbecilli perché davvero non riescono a vedere al di là del loro naso.
La questione delle scorie è sicuramente un problema che riguarda tutti, e in qualche modo va risolto. Chiediamo che venga risolto in maniera democratica, realmente democratica, rispettando le decisioni e la volontà dei cittadini. La Sardegna ha già detto no in un referendum consultivo allo stoccaggio delle scorie sul proprio territorio, e noi vogliamo declinare questo NO in maniera consapevole. È un NO che nasce dalla consapevolezza del fatto che pur rappresentando solo il 2% della popolazione della Repubblica Italiana, siamo gravati da servitù militari ed energetiche tremende (e che stiamo lottando per eliminare); è un NO che nasce dalla consapevolezza del fatto che in Italia è tuttora in corso un processo di colonialismo interno, che vede una parte della Penisola arricchirsi a danno del Meridione e delle Isole; è un NO che nasce dall’idea che chi vive in Sardegna abbia il diritto di autodeterminarsi, diritto che ci viene negato da secoli.
Quindi siamo sicurissimi di non essere affetti dalla sindrome di Nimby (al massimo abbiamo quella di Quirra), e ribadiamo con forza il nostro NO alla speculazione energetica e alle basi militari. Né qui, né altrove.
D.P.