ALCUNE NOTE SULLA MANIFESTAZIONE DEL 13 SETTEMBRE A CAPO FRASCA

Il primo fatto da sottolineare sulla giornata del 13 Settembre è la presenza di oltre sette mila persone. Una manifestazione di popolo storica per la Sardegna, merito che bisogna riconoscere al grande lavoro delle forze indipendentiste che hanno dato vita a sa manifestada natzionale.
L’altro fatto da sottolineare, che insieme alla partecipazione mostra la determinazione dei sardi a intensificare la lotta contro le basi militari, è la rottura delle reti e l’invasione della base.
Quest’ultimo fatto, che la stampa mainstream tende a risolvere in qualche riga parlando di facinorosi e provocatori, è invece un passaggio di non poco conto nell’evoluzione del conflitto in Sardegna, un passo in avanti pubblicamente auspicato dall’assemblea del 31 Agosto a Oristano, per andare oltre i legittimi e necessari sit-in e comizi. Violare la base e buttare giù le reti è stato il principale affronto agli apparati repressivi dello Stato italiano e all’aviazione che si addestra alla guerra a casa nostra; uno smacco allo Stato in un luogo che assieme alle carceri e qualche altro punto di interesse strategico dovrebbe essere tra i più inaccessibili.

E’ necessario anche raccontare i fatti.

ALCUNE NOTE SULLA MANIFESTAZIONE DEL 13 SETTEMBRE A CAPO FRASCAIl primo reparto della celere si è schierato sul lato destro della base dopo che i ragazzi dei Collettivi hanno iniziato a battere le pietre sulle reti al grido di “la Val di Susa ce l’ha insegnato, tagliare le reti non è reato”. In quei momenti all’interno della base non è stata lanciata alcuna pietra e nessuna era l’intenzione di farlo anche perché non c’era nulla da colpire. La polizia si schiera bardata e armata con chiaro intento provocatorio come a dire “prima non potevate lanciare pietre perché non c’era nessuno, lanciatecele ora che ci siamo se avete il coraggio”; nonostante la provocazione i collettivi hanno tenuto la calma. Anche sul lato sinistro iniziano a schierarsi i reparti armati di polizia e carabinieri dopo l’intensificarsi dei cori e l’avvicinamento sempre più massiccio verso le reti e il filo spinato. Intanto alcuni compagn* iniziano a tagliare le reti: prologo di quella che sarà la fine della giornata. Col passare del tempo la tensione cresce, la battitura si fa più rumorosa e i reparti antisommossa iniziano ad avanzare; saranno alcune decine di pietre a far capire ai difensori della base di smetterla con le provocazioni e infatti indietreggiano di decine di metri, il che da’ la possibilità ai compagn* di continuare a tagliare le reti fino alle 19,45 quando oltre tre metri di rete cadono giù e i primi manifestanti riescono a entrare all’interno della base e invaderla in maniera del tutto pacifica nonostante le minacce della digos e l’avanzare dei celerini.

Crediamo che dopo il successo straordinario della manifestazione di Capo Frasca, il fronte non può spaccarsi né indebolirsi, perché questo farebbe il gioco di chi vuole fermarlo. Non ci sono stati gesti di violenza ad opera di provocatori, ma è stato portata avanti una pratica dotata di una forte carica simbolica: il taglio delle reti in Val di Susa è il simbolo della lotta di quella popolazione contro lo stupro della loro terra: le vecchiette passano le cesoie ai più giovani, e poi tutti dentro. Non possiamo dividerci e non dobbiamo fare il gioco delle questure, perché ogni crepa nel fronte contro le basi sarà allargata dall’apparato repressivo dello Stato. Mostrarsi uniti significa dire alla magistratura che non ci fermeranno con la repressione giudiziaria e che per ogni indagato,  verranno fuori altre dieci persone contro l’occupazione militare. D’altra parte ricordiamoci che il percorso che stiamo affrontando deve vedere una partecipazione larga -e tuttavia non per questo incoerente- e che ognuno ci sta dentro con le pratiche che conosce e si sente di perseguire: da chi suona i tamburi, a giocolieri, dai grafici ai sabotatori. L’obiettivo è quello di raccogliere i contributi di tutte le realtà e di tutte le persone fra loro e, unendoli, costruire una forza capace di vincere questa lotta.

mc – collettivo furia rossa