Quello di ISDE (International Society of Doctors for Enviroment) è un no netto e ben argomentato. L’ogetto è la delibera della Giunta regionale che approva un documento di linee guida tecnche che pone al centro di una parte della strategia energetica sarda l’incentivo pubblico alla realizazzione di impianti a biogas, anche in prossimiti dei centri abitati. Qui trovate il documento completo del’ISDE. Continua la lettura di Impianti a biogas, i Medici per l’Ambiente non ci stanno
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Impianti a biogas vicino ai centri abitati. Ecco la delibera regionale
Pubblicata la delibera della Regione sugli incentivi agli impianti di produzione energetica a biomasse (ne parlavamo qui) e, come ci si poteva tranquillamente aspettare, non c’è scritto nulla. L’atto politico, infatti, si limita ad approvare le Linee guida per la regolamentazione e l’incentivazione dello sfruttamento delle risorse finalizzate alla realizzazione di impianti a bioenergie in Sardegna.
Nel documento tecnico, redatto col supporto di società esterne, l’elemento più politico – legato, quindi, alle strategie che la Regione dovrebbe mettere in campo nei prossimi anni – riguarda la scelta di indirizzare le preferenze nei confronti degli impianti alimentati a biogas.
Il biogas, i tecnici esprimono la loro preferenza per il biometano, può essere prodotto dal trattamento di varie materie prime, così elencate nelle linee guida:
- Scarti dell’industria agro-alimentare: tutti gli scarti organici prodotti durante i processi agricoli e zootecnici.
- Sistemi colturali e produzione di biomassa: in sostanza, coltivazioni dedicate a specie vegetali (girasole, canna, colza, etc.) ad alto rendimento energetico.
- Reflui zootecnici: soprattuto le feci degli animali da allevamento, ma non solo.
- Depurazione delle acque: i fanghi prodotti nei processi di depurazione, gli stessi, per intendersi, dell’impianto di Magomadas.
- FORSU: Frazione organica dei rifiuti solidi urbani.
Fra queste materie, scrivono i tecnici, sono da preferire quelle derivanti da scarti rispetto a quelle provenienti da colture dedicate che portano con sé i rischi legati all’impianto di monoculture.
Sembrano esclusi, dalle linee guida, gli impianti che producono energia a partire dalla lavorazione dei rifiuti solidi urbani, anch’essi utilizzabili – così scrivono i tecnici – per la produzione di biogas.
L’indicazione, recepita dalla Giunta, è quella di incentivare la realizzazione di impianti cogenerativi con teleriscaldamento così alimentati in aree industriali e in prossimità di centri urbani.