Il 28 giugno la giunta Tendas si è salvata dal fallimento per un voto; un solo voto che ha garantito l’approvazione del bilancio permettendo all’amministrazione comunale di tirare a campare fino al prossimo voto di peso. Il voto del salvataggio è quello espresso dalla consigliera indipendente, ex PD, Mariangela Massenti, uscita dalla maggioranza e molto critica nei confronti della Giunta, ma che ha preferito evitare l’arrivo del commissario. Brevemente, per chi fosse poco esperto in materia: le dimissioni della giunta, praticamente inevitabili di fronte alla bocciatura del bilancio comunale, implicano la conclusione della consigliatura e l’insediamento di un commissario nominato dalla Regione che svolge l’ordinaria amministrazione. Ovviamente il commissario è un rischio, perché amministra la città da solo, senza controparti politiche. In questo articolo vorrei però dimostrare come attualmente avere il commissario o la giunta Tendas faccia poca differenza.
Il primo punto di questa argomentazione è che Guido Tendas non ha una maggioranza che lo sostiene. Anche il gruppo NoiOr ha annunciato che si considererà libero di votare secondo coscienza volta per volta. E la cosa ironica è che chi ha votato sì sente il dovere di giustificarsi (e non parliamo di Mariangela Massenti, la cui giustificazione era dovuta visto che è fuori dalla maggioranza) agitando lo spauracchio del commissario. Nessuno sostiene pienamente la giunta Tendas, forse solo ciò che resta del gruppo Insieme, ormai sbiadita ombra del progetto civico del 2012. Persino Roberto Martani, Pd ma eletto con Insieme, uno dei pochi in Consiglio comunale di cui Tendas si fidi, ha detto chiaro chiaro nel suo intervento che la Giunta non ha un progetto, non ha un orizzonte programmatico. La maggioranza si sta, e lo sta facendo in modo palese, turando il naso perché non vuole consegnare la città al commissario. O meglio, perché essere i responsabili di una crisi in comune non è mai un buon biglietto da visita per le elezioni, a cui manca molto poco. E il bello è che Guido Tendas non può rispondere a queste accuse. Ci ha provato, presentando l’approvazione del bilancio come un successo. Ma un bilancio approvato fuori tempo massimo (con la minaccia di commissariamento per inadempienza da parte della Regione) e con un voto di scarto, voto che tra l’altro non arriva dalla maggioranza, non è un successo.
Così arriviamo al secondo punto, ossia la mancanza di un progetto per la città. Il programma del 2012 è rimasto in massima parte inadempiuto. Le due cose più grosse dell’amministrazione Tendas fino ad oggi, progetto dell’IVI Petrolifera a Torregrande e solare termodinamico a San Quirico, non erano nel programma e anzi contrastano con quello che sta scritto in quegli opuscoli. Inoltre non rientrano in una dimensione progettuale, ma sono proposte arrivate da privati, che Tendas e i suoi hanno abbracciato senza alcuna riserva, nel tentativo di dare un minimo di colore a una giunta esanime. E peraltro ci sono buone possibilità -speriamo!- che questi progetti muoiano prima che venga posata la prima pietra. Guido Tendas avrebbe dovuto farsi questa domanda: cosa deve diventare Oristano in questi cinque anni? Invece si è ritrovato a inseguire date e scadenze, a perdere finanziamenti e a rimediarne altri ultravincolati. Dall’ex preside del Liceo Classico ti aspettavi un progetto che mettesse la cultura al centro dell’idea di sviluppo della città dei giudici, ma si devono essere dimenticati di nominare l’assessore.
Ma una giunta che amministra senza un progetto, che cos’ha di diverso dal commissario? La progettualità è quell’elemento che conferisce all’amministrazione cittadina una dimensione politica; se manca la progettualità, il sindaco diventa commissario. Guido Tendas era un ottimo preside, ma è stato un cattivo sindaco. Perché? Perché il preside si muove all’interno di un quadro legale e burocratico ben definito, quello del Ministero dell’Istruzione; il sindaco invece si muove nell’arena sregolata e informale del confronto politico, non si deve limitare all’ordinaria amministrazione, ma deve coordinare un progetto che porti la città che amministra a svilupparsi e a migliorare. Questo a Oristano non è avvenuto.
Una possibile giustificazione potrebbe essere che i vincoli nel bilancio ormai rendono impossibile l’attività dei sindaci, ma ciò non spiega e non giustifica l’assoluta incapacità di coinvolgere i cittadini nell’amministrazione. La trasparenza e la partecipazione furono tra i principali cavalli di battaglia della campagna elettorale, ma non si è visto manco un briciolo di stimolo alla partecipazione dei cittadini. Le assemblee pubbliche che sono state organizzate non avevano lo scopo di sentire il parere degli oristanesi per poi decidere, ma quello di presentare ai cittadini decisioni già prese. Prese tra l’altro in autonomia dalla giunta, complice un Consiglio comunale masochista, che gode nell’essere umiliato, altrimenti non ci spiegheremmo perché alla fine rinnovi sempre la fiducia alla giunta.
Ovviamente Guido Tendas non è l’unico responsabile di questa situazione: intanto sul piano esecutivo condivide le sue colpe i singoli assessori; inoltre, come già detto, il Consiglio, sebbene svilito nella sua funzione di rappresentante del corpo elettorale, è complice in quanto non ha mai minacciato seriamente la giunta di porre fine alla sua esperienza.
C’è chi chiede alla giunta di cercare la riscossa in questi ultimi dieci mesi, ma noi siamo sicuri che ormai non c’è più niente da fare. Commissario o questa giunta fa poca differenza, perché è dal 2012 la città viene amministrata senza alcun progetto politico e senza alcun orizzonte programmatico.
dp