MANIFESTO POLITICO

“MANIFESTO POLITICO DEL COLLETTIVO FURIA ROSSA”

La crisi che colpisce i Paesi europei, associata alla crisi globale che ha investito il capitalismo trasformandone profondamente l’essenza, non può non portare coloro che si propongono come obiettivo il mutamento della società in cui viviamo a cambiare gli strumenti analitici e pratici di cui ci si deve dotare per raggiungere questo scopo.

Il collettivo Furia Rossa, attraverso il blog e l’attività politica dei suoi componenti nei vari percorsi che hanno attraversato, ha sempre cercato di portare avanti la propria azione politica con l’obiettivo primario di incidere sul territorio in cui è sorto; proprio in quest’ottica si è sviluppato il dibattito interno negli ultimi mesi.

Viviamo in un’Europa in cui la sovranità degli stati, soprattutto di quelli meridionali e più colpiti dalla crisi, viene erosa dalla tecnocrazia europea della Banca Centrale. L’austerità non è un fenomeno contingente, ma piuttosto è lo strumento politico più adatto ad imporre il capitalismo post-fordista della precarietà. La sovranità nazionale viene meno e i centri di potere si allontanano sempre di più, sia in senso virtuale che geografico, dai territori che controllano.

In questo panorama riteniamo che la scelta indipendentista possa essere quella più coerente con il percorso di cambiamento della società che vogliamo portare avanti. Non si tratta di una svolta, quanto della naturale continuazione del percorso da sempre seguito da questo collettivo, supportata dalla convinzione che per spezzare le catene del capitalismo e del neoliberismo sia necessario spezzare nello stesso tempo le catene del colonialismo italiano e della Nato.

Non per questo smetteremo di sostenere, partecipare e condividere le battaglie che portano avanti i compagni e le compagne di tutta Italia. Quelle sono anche le nostre battaglie perché l’obiettivo della trasformazione della società va al di là dei confini nazionali, esistenti o auspicati. Inoltre crediamo sia necessario combattere insieme a chi, in Italia, lotta contro i governi dell’austerità, dal momento che la nostra stessa terra subisce le politiche di questi governi. Non esiste politica estera o interna nella lotta contro il capitalismo, ma un fronte unico transnazionale su cui ciascuno di noi deve impegnarsi coordinandosi con tutti gli altri.

Il nostro indipendentismo nasce da considerazioni di carattere materiale sulla realtà economico-sociale dell’isola. Non c’è nazionalismo nel nostro pensiero né l’esaltazione di una storia ormai trascorsa, ma soltanto la coscienza che l’emancipazione delle classi oppresse e sfruttate potrà avvenire molto più facilmente in quei territori e per quei popoli che si governano da sé.

Siamo consapevoli del fatto che il percorso per la costruzione dell’indipendenza e di una nuova società non è semplice né rapido. Ci vorranno anni e questi anni vanno impiegati nella costruzione della coscienza necessaria nel popolo sardo, sia attraverso l’elaborazione teorica che con la costruzione di momenti reali di conflitto.

Vogliamo una Sardegna fuori da un’Unione Europea, ormai niente di più che un burattino in mano alle oligarchie finanziarie ed industriali, e che sia realmente affratellata con i popoli del Mediterraneo da istituzioni sovrannazionali democratiche e al di fuori dell’influenza del Fondo Monetario Internazionale e della NATO. Sentiamo che la nostra lotta è sorella di tutte le lotte di chi nel mondo vuole cambiare la società. Pensiamo al popolo basco, alla Val di Susa, alla Grecia, al Nord Africa, etc.

Siamo sicuri che, seppur nella diversità degli obiettivi, è possibile rintracciare in tutte queste lotte un denominatore comune rappresentato dal rifiuto delle politiche neoliberiste, della precarizzazione del lavoro e delle vite, del controllo repressivo e violento sulle migrazioni, della speculazione industriale, agricola ed ediliza e da tutti quelle pratiche reali di conflitto che non sono in contraddizione, ma piuttosto complementari, con il nostro obiettivo di liberazione della Sardegna dalle catene dello sfruttamento coloniale e capitalista.

Collettivo “Furia Rossa”